IL CASO
Paolo Calissano
La storia di Paolo Calissano sarà al centro della puntata Storie di sera il programma condotto da Eleonora Daniele. In studio stasera ci sarà Roberto Calissano, il fratello che leggerà in esclusiva una lettera molto toccante che Paolo scrisse nel 2014. Nato a Genova nel 1967, Paolo Calissano sembrava destinato a seguire le orme della sua famiglia benestante nel mondo degli affari, ma il destino aveva in serbo per lui un altro cammino. Fin da giovane, il suo sguardo magnetico e il carisma naturale lo proiettarono nel mondo dello spettacolo, dove conquistò il cuore di milioni di italiani. Il suo percorso artistico, segnato da un inizio nelle vesti di modello per fotoromanzi, lo portò ben presto sui set televisivi, dove raggiunse la fama come protagonista in soap opera di successo come Vivere e Vento di Ponente. Il suo volto, già noto in Italia, diventò emblematico di un'epoca, mentre gli spot pubblicitari, tra cui quello del celebre gelato Magnum, lo consacrarono come uno dei sex symbol più amati degli anni '90 e 2000.
La sua carriera si dipingeva come quella di un uomo brillante e realizzato, con una vita apparentemente perfetta e una bellezza che sembrava esprimere l'apice della sua vita sociale e professionale. Tuttavia, sotto la superficie scintillante di una fama costruita, si celava una realtà ben più complessa e dolorosa. La sua vita privata, infatti, era segnata da difficoltà che si sarebbero rivelate devastanti per il suo benessere.
Nel 2005, un tragico episodio segnò il punto di rottura per Paolo Calissano: la morte della ballerina Ana Lucia Bandeira Bezerra, trovata priva di vita nel suo appartamento genovese. La causa della morte fu un'overdose, e Calissano venne coinvolto nel caso, tanto da patteggiare una pena di quattro anni per concorso in omicidio colposo. L'incidente non solo macchiò la sua carriera, ma segnò anche l'inizio di un lento e inesorabile declino personale e professionale. La sua fragile stabilità mentale, già compromessa da una depressione crescente, si aggravò ulteriormente a causa dell'abuso di psicofarmaci, creando un quadro di grande vulnerabilità.
L'arresto di Paolo Calissano per droga
Nel 2006, a causa della sua situazione psicologica, il Tribunale di Genova impose un amministratore di sostegno per tutelare i suoi interessi. Fu Matteo Minna, avvocato e amico di lunga data, a ricevere questo incarico. Ma ciò che doveva essere una misura di protezione si trasformò presto in una trappola. Secondo le indagini, Minna approfittò dello stato di debolezza di Calissano per depredarlo di una somma ingente: oltre mezzo milione di euro. Bonifici e prelievi dai conti dell'attore, contratti opachi e fondi deviati verso aziende di proprietà dello stesso Minna segnarono una spirale di abusi che calpestava ogni principio di fiducia e amicizia. La situazione divenne insostenibile, e il fratello di Paolo, Roberto Calissano, racconta di come l'attore fosse diventato prigioniero di un sistema che lo isolava dalla famiglia e dagli amici. "Lo teneva in una gabbia, isolato da tutti", ha dichiarato Roberto, spiegando che ogni tentativo di chiedere spiegazioni veniva bloccato da Minna con scuse vuote e ingannevoli.
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Il crollo definitivo di Paolo Calissano giunse il 29 dicembre 2021, quando l'attore, ormai devastato dal peso di anni di solitudine e difficoltà, decise di spegnersi nel suo appartamento romano. L'intossicazione da antidepressivi, unita alla disperazione per la situazione economica e affettiva che stava vivendo, lo portarono alla tragica fine. "Quella sera accettò il rischio di morire", ha confessato il fratello Roberto, sottolineando quanto il dissesto economico e l'abbandono avessero avuto un peso insostenibile nella sua vita.
Oggi, la vicenda di Paolo Calissano rappresenta un triste monito sulle fragilità che si nascondono dietro il glamour della fama. Mentre Matteo Minna si trova ad affrontare un processo per peculato, circonvenzione d'incapace e falsità ideologica, il caso dell'attore diventa simbolo di un sistema che non è riuscito a proteggere una persona vulnerabile, e di come la legge possa, talvolta, essere utilizzata contro chi dovrebbe tutelare. La sua tragica fine solleva anche riflessioni più ampie su come la fama, il denaro e il potere possano facilmente occultare le solitudini più profonde.
Nel ricordare la morte di Calissano, Roberto ha fatto un parallelo doloroso con il Ponte Morandi, che nel 2018 crollò, portando con sé vite e speranze. "Ci si fida delle strutture, degli amici, delle istituzioni. E quando crollano, portano via tutto", ha affermato. Paolo Calissano, con il suo talento, la sua bellezza e il suo cuore fragile, rappresenta la dualità di una vita vissuta tra luci e ombre, tra l'illusione del successo e la dolorosa realtà di una solitudine che nessuno, nemmeno il pubblico, aveva davvero visto. La sua storia è quella di un uomo che ha vissuto due vite parallele, costretto a sopportare il peso di entrambe fino all'epilogo tragico. La sua eredità, fatta di successo ma anche di dolore, resta un monito per tutti, un invito a riflettere su come a volte, dietro le luci della ribalta, si nascondano le ombre più oscure.
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