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Il ritorno degli antieroi di Gino Covili, dipinti mai esposti celebrano la vendemmia alle Cinque Terre

Mostra a Riomaggiore a 20 anni dalla morte del maestro, fra gli artisti più significativi del secondo Novecento: lavori fra memoria e identità collettiva da ammirare fino al 24 giugno

Federico Sciurpa

14 Aprile 2025, 12:50

Il ritorno degli antieroi di Gino Covili, dipinti mai esposti celebrano la vendemmia alle Cinque Terre

Eroica è la vendemmia nei vigneti a terrazza sul mare delle Cinque Terre. Gente sfinita, arsa dal sole, ma fiera nell’indicibile fatica quotidiana. Gli antieroi di Gino Covili sono tornati. Non se ne sono mai andati per la verità, ma vengono esposti (almeno tre dipinti, per la prima volta) in Liguria. Il pittore di Pavullo nel Frignano, scomparso 20 anni fa, ha dedicato infatti anche un mini-ciclo alla vendemmia in questo angolo di paradiso della Liguria che dà vini unici e sublimi. Si può ammirare, fino al 24 giugno a Riomaggiore, nel castello del borgo. Sono 20 nel complesso le opere del maestro emiliano, uno dei pittori più significativi del secondo Novecento, esposte: 16 quadri del Racconto partigiano, gli altri sulla vendemmia.

Una realtà che Covili ha toccato con mano perché su questo mare si ritirava per curare l’enfisema. Un mare ancora, anche moralmente, adorato dagli eredi del pittore. Gino fumava una sigaretta dietro l’altra mentre si addentrava nel suo viaggio di scoperta, occhi che non potevano non finire nell’aspro lavoro della vendemmia in questo spicchio di singolarità. Sguardi ispirati, i suoi, finiti su tele immortali. Ecco che i capolavori - quegli uomini che assomigliano così tanto ai suoi montanari (amore per la terra compreso) - vengono mostrati al pubblico, alcuni dicevamo per la prima volta; grazie alla Covili arte, fondata dalla famiglia per conservare e tramandare l’arte di Gino. Uno spaccato di valori di Covili, questa personale che si è aperta sabato. È stata promossa col patrocinio del Parco nazionale delle Cinque Terre, col Comune di Riomaggiore in prima fila. Non a caso si chiama R-esistenza, la mostra. E quindi giù, a disquisire. Il senso è poi univoco.

“Le opere di Gino Covili, con il Racconto partigiano, parlano non solo di storia, ma anche di esistenza e del profondo legame con i luoghi ed il territorio”, viene introdotto nella presentazione dell’esposizione. Un sapore contemporaneo, universale, che attraversa il suo modo di dipingere con messaggi di ampio respiro. Senza tempo.

Attraverso la sua pittura, Covili invita a riflettere infatti, “sulla forza delle comunità, che durante uno dei periodi più bui della storia, hanno lottato per la libertà. La Resistenza non è solo un evento passato: è un simbolo di resilienza”. Un intreccio fortissimo. Romantico. Covili racconta una lotta collettiva e la rappresenta calandola nel paesaggio: tra le rocce, tra le pieghe della terra e dei villaggi. È la storia che si mescola “con l’identità dei luoghi, perché la Resistenza non è stata solo un atto politico, ma una battaglia per proteggere l’esistenza stessa, per liberare quei borghi, quei sentieri, affinché quelle voci potessero continuare a vivere”.

È il mondo di Covili, “figure sono radicate nella terra, quasi a rappresentare che l’esistenza umana è inseparabile dal luogo in cui vive, e che il paesaggio, testimone silenzioso, porta ancora i segni di quelle lotte”. Perché la vita, tutta la vita è anche una lotta e Covili la rappresenta, così come “la resilienza non è solo un valore umano, ma un carattere dei luoghi stessi”. Andando oltre, insomma. Covili - con il suo grande racconto di una vita - invita a partecipare, per non dimenticare, e a fare della “R-esistenza” un atto quotidiano di esistenza.

Sono previsti eventi collaterali all’esposizione, mentre la Casa museo del pittore rimane sempre aperta nell’appennino modenese, a Pavullo nel Frignano. Una realtà in forte crescita grazie al timbro di rigorosa autenticità che la famiglia ha voluto imprimere quando ha scelto questa strada.

“È il posto dove nascono i pensieri, che poi crescono e diventano disegni e poi colori e poi quadri e storie da raccontare”, diceva Gino spiegando quello che era il suo centro del mondo e tale è rimasto.

“Un luogo tangibile, concreto, quasi carnale e allo stesso tempo anche immateriale, astratto, fondamentalmente libero”, spiegano il figlio Vladimiro e i nipoti Matteo e Francesca che conducono la Covili arte. “È la sua casa, la casa sul monte, immersa nel bosco tanto da confondersi, quasi a voler restituire alla natura le immagini dei quadri, le nervature delle sculture, le donne, gli uomini, gli animali e i paesaggi dell’arte di Gino”, insistono con lo stesso alone fiabesco che Covili metteva nei suoi capolavori.

La Casa museo Covili è intrigante: frequentata dagli appassionati del maestro, certo, ma soprattutto da quanti desiderano avvicinarsi alla pittura e alla straordinaria storia dell’artista autodidatta. Uno che ha sempre scelto di vivere, fino a divenirne cantore, della sua terra e della sua gente. Dei suoi antieroi. “Ognuno degli spazi ha una sua ragione, stimola e assorbe le reazioni, sollecita la riflessione e, spesso, fornisce anche la risposta giusta a chi sa bene ascoltare”, spiegano gli eredi.

È un incontro più che una visita quello alla Casa museo. Un percorso fino a toccare la natura e gli animali, gli eroi e gli emarginati di Covili. I volti del dolore ma anche della gioia, di tempi andati e di uomini così contemporanei; nelle danze, nelle feste di carnevale, perfino nella processione (dipinto sontuoso).

“Ogni angolo della casa è un racconto, che va visto e vissuto di persona”, spiegano i Covili. Ogni angolo ha un senso e una sensazione, fino ad arrivare al capolavoro della Discussione per la formazione della cooperativa: il grande quadro che riassume una vita di colori, luci e sfumature, ma soprattutto “una vita vera, vissuta ogni istante con la stessa intensità e la stessa umana pienezza”.

Un percorso straordinario - come la sua pittura - che non può e non deve essere scisso da una storia unica. Come il suo mare di valori che risplendono oggi anche sulle Cinque Terre; con i suoi splendidi antieroi.

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