Mercoledì 22 Ottobre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

LIVE

logo radio

Curiosità

La storia dell'orecchio (auto)mutilato di Van Gogh: la lite con Gauguin, la sindrome di Ménière, la vera identità della donna a cui lo ha donato

Ilaria Albanesi

07 Aprile 2025, 20:30

La storia dell'orecchio (auto)mutilato di Van Gogh: la lite con Gauguin, la sindrome di Ménière, la vera identità della donna a cui lo ha donato

La vita di Vincent Van Gogh è protagonista della nuova puntata di Ulisse, il programma ideato e condotto da Alberto Angela. La puntata proverà a spiegare chi era veramente Van Gogh, attraverso un viaggio tra i luoghi che hanno ispirato i suoi quadri più celebri e che hanno fatto da sfondo alla sua dolorosa vicenda umana. Tra gli episodi più noti e misteriosi della vita dell'artista c'è sicuramente quello della mutilazione dell'orecchio, avvenuto ad Arles il 23 dicembre 1988.

L'episodio sembrerebbe essere il risultato di una tensione crescente tra Van Gogh e il pittore francese Paul Gauguin, ospite dell'artista olandese nella sua Casa Gialla di Arles. I rapporti tra i due, inizialmente buoni all’arrivo di Gauguin nell’ottobre 1888, si deteriorarono rapidamente fino a sfociare nel celebre incidente dell’orecchio.

Il rapporto tra Van Gogh e Gauguin iniziò a sgretolarsi nei primi giorni di dicembre, quando l’artista olandese scagliò un bicchiere contro il viso del collega francese. Seguirono giorni di crescente tensione, segnati da litigi anche in pubblico, come durante una visita al museo di Montpellier. In quel clima sempre più instabile, Gauguin maturò la decisione di lasciare Arles.

Le tensioni eccessive - così definite dallo stesso Van Gogh - raggiunsero l'apice nel pomeriggio del 23 dicembre. Quel giorno, secondo alcune ricostruzioni, Van Gogh avrebbe inseguito Gauguin brandendo un rasoio, salvo poi fermarsi quando l’amico si voltò per affrontarlo. Mentre Gauguin si rifugiava in albergo con i bagagli, deciso ad abbandonare la città, Van Gogh, in preda a un violento stato di agitazione e a disperate allucinazioni, sfogò la sua furia su se stesso, tagliandosi il lobo dell’orecchio sinistro.

Il macabro e sanguinante trofeo fu avvolto dallo stesso Van Gogh nella carta di giornale e consegnato come regalo a una donna, la quale identità era stata inizialmente attribuita a una certa Rachel, prostituta del bordello che i due erano soliti frequentare. Dopo l’automutilazione, Van Gogh venne ricoverato all’antico ospedale di Arles, l’Hôtel-Dieu, da cui fu dimesso il 7 gennaio 1889.

La teoria della sindrome di Ménière

Secondo alcune ipotesi, sarebbe stato lo stesso Paul Gauguin a mutilare l’amico e collega Vincent van Gogh. Tuttavia, secondo una diversa corrente di studiosi, a spingere il pittore olandese al drammatico gesto sarebbero stati i sintomi della sindrome di Ménière.

Analizzando 796 lettere personali scritte dall’artista ad amici e familiari, i sostenitori di questa teoria sono giunti alla conclusione che la diagnosi di epilessia formulata dal dottor Peyron, medico dell’ospedale di Saint-Rémy, non fosse corretta. I sintomi descritti nella corrispondenza di Van Gogh – sostengono – sarebbero infatti riconducibili alla sindrome di Ménière.

Van Gogh racconta di essere colpito da violente vertigini, accompagnate da nausea, vomito, intolleranza ai rumori e acufeni: tutti segnali, secondo gli studiosi, compatibili con la patologia. La sindrome può provocare intense allucinazioni uditive che, stando alla ricostruzione proposta, avrebbero spinto il pittore a eliminare la fonte del suono - il lobo sinistro - per liberarsene.

Rachel o Gabrielle: chi è la donna a cui l'artista ha donato il suo orecchio

La notte del 23 dicembre 1888, Vincent Van Gogh donò il suo orecchio mutilato a una giovane donna in un bordello di Arles. Per anni si è parlato di una certa Rachel, una prostituta di una casa di tolleranza presumibilmente frequentata anche da Paul Gauguin. Tuttavia, recentemente, l'opera di Bernadette Murphy Van Gogh's Ear: The True Story, ha gettato nuova luce sulla possibile identità della donna.

Secondo quanto scoperto da Murphy, grazie a un’approfondita indagine sul campo ad Arles, la vera identità di Rachel sarebbe quella di Gabrielle, detta Gaby. La donna, figlia di un contadino provenzale, lavorava come cameriera all'interno del bordello di Arles, in quanto era troppo giovane per essere una prostituta. Il nome Gaby era stato fornito a un giornale nel 1936 da un poliziotto, Alphonse Robert, che aveva soccorso l'artista al bordello quando si era ferito.

The Art Newspaper, dopo la scoperta di Murphy, è riuscito a risalire al cognome della donna, a partire da un altro dettaglio fornito nel libro. L'autrice di Van Gogh's Ear: The True Story racconta, infatti, che Gaby, alcuni mesi prima del macabro regalo ricevuto dall'artista, era stata morsa da un cane e sottoposta a un vaccino anti-rabbia all'Istituto Pasteur di Parigi. Consultando i registri dell'istituto, sembrerebbe che il suo cognome fosse Berlatier. Inoltre la donna avrebbe lavorato anche al Café de la Gare, luogo frequentato assiduamente da Van Gogh.

Quanto al motivo di quel gesto, Murphy ipotizza che Van Gogh, profondamente turbato e ossessionato dalla religione nei giorni precedenti al 23 dicembre, potesse vedere in Gaby una sorta di angelo ferito che pensava di poter salvare. La giovane, in seguito al morso del cane, aveva il braccio segnato da una cicatrice. “Una spiegazione probabile potrebbe celarsi nell’ossessione di Vincent per la religione – scrive Murphy –. Secondo Gauguin, che ne parlò a Émile Bernard, Vincent stava leggendo la Bibbia e predicando nei luoghi sbagliati, alle persone sbagliate. Aveva cominciato a credersi Cristo, un Dio”.

“Quello che voglio suggerire – conclude Murphy – è che Van Gogh abbia dato alla ragazza parte del suo corpo sano per sostituire la sua carne danneggiata. E che le parole da lui pronunciate quella notte ricordino quelle di Cristo durante l’Ultima Cena: ‘Questo è il mio corpo... fate questo in memoria di me’”.

Il ritratto di Gabrielle

A partire dagli studi sopracitati, gli studiosi Antonio De Robertis e Alan Zamboni, specialisti della vita e dell'opera di Van Gogh, hanno ipotizzato che la ragazza dipinta nell'opera La Mousmé, sia proprio Gabrielle: "Van Gogh - spiega De Robertis - dipinse un solo ritratto di ragazza durante i 26 mesi di permanenza ad Arles: La Mousmè, nel luglio 1888. Finora nessuno era riuscito a dare un volto a questa adolescente. Ma, dopo aver letto l'articolo di Bailey su The Art newspaper, mi sono fatto un'idea precisa: si tratta proprio di Gabrielle Berlatier, la ragazza diciottenne che lavorava nel bordello di Arles, a cui Vincent consegnò il suo orecchio sinistro che si era appena tagliato, alle 23,30 del 23 dicembre 1888".

La Mousmé

"I due - prosegue De Robertis - si conoscevano almeno dal maggio 1888. E, quattro mesi prima del loro primo incontro la ragazza fu morsa al braccio sinistro da un cane rabbioso e fu salvata da morte certa grazie alle cure tempestive dell'Istituto Pasteur di Parigi. Cure che furono, però, talmente onerose per la famiglia che lei fu costretta a trasferirsi dal suo paese ad Arles per trovare un lavoro e pagare così le cure necessarie. Lo trovò come donna delle pulizie prima al bar della stazione, dai coniugi Ginoux, poi in una casa di tolleranza".

"Non stupisce, quindi, alla luce di questo - fa notare De Robertis - che, nel dipinto La Mousmè, Garbielle Berlatier abbia il braccio sinistro scarnificato. Potrebbe darsi, quindi, che Vincent si fosse innamorato della ragazza e potrebbe essere proprio questa la causa delle tensioni con Gauguin sfociate poi nel taglio dell'orecchio".

"La parola musme - osserva De Robertis - è di origine giapponese e vuol dire giovane ragazza che lavora in una casa di piacere ma può anche significare giovane donna di casa o domestica. E quindi - conclude lo studioso - il conto torna. Circa un anno dopo il taglio dell'orecchio, quando Van Gogh era ricoverato a Saint Rémy, ottenne un permesso per recarsi ad Arles a trovare i Ginoux, ma appena arrivato ebbe una violenta crisi epilettica. Dipese forse dal fatto di aver rivisto Gabrielle Berletier?". 

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie