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LA STORIA

Francesco, il papa della gente: la storia del suo impegno contro la dittatura in Argentina

Ilaria Albanesi

03 Aprile 2025, 20:00

Francesco, il papa della gente: la storia del suo impegno contro la dittatura in Argentina

In onda questa sera su Canale 5 la miniserie Francesco. Il Papa della gente. La vita del pontefice raccontata dalla regia di Daniele Luchetti, ripercorre il viaggio spirituale di Bergoglio, compresi gli Anni ’70, durante la feroce dittatura di Videla, quando padre Jorge si è impegnato nella difesa dei perseguitati dal regime.

 

Durante il Proceso de Reorganización Nacional, nome della dittatura civile-militare che governò l'Argentina dal 24 marzo 1976 al 10 dicembre 1983, il Paese visse sette anni di repressione, violenze e persecuzioni in nome del ritorno all'ordine.

Il colpo di stato del 24 marzo 1976, guidato dalla giunta militare composta da Jorge Videla, Eduardo Massera e Orlando Agosti, depose la presidente Isabelita Perón e instaurò una dittatura militare, segnando per l'Argentina una delle pagine più oscure della sua storia. Alla base del golpe vi era la grave crisi economica che attanagliava il Paese in quegli anni. La nuova giunta militare, mossa da sentimenti di nazionalismo, anticomunismo e cattolicesimo ultramontano, si proponeva di ristabilire l'ordine e combattere la corruzione attraverso un processo di riorganizzazione nazionale fondato su misure repressive e violente.

In questo periodo buio, la Chiesa cattolica argentina si trovò a vivere un conflitto interno: da un lato, alcuni esponenti, come il vicario castrense Adolfo Tortolo, erano vicini al regime militare; dall’altro, esisteva un clero che denunciava apertamente le violenze, tra cui Jorge Bergoglio, dei Gesuiti, che in quegli anni era anche impegnato nella missione di riportare l’unità all’interno dell’ordine religioso.

Alcuni membri della Compagnia di Gesù furono coinvolti direttamente in attività politiche, provocando la repressione da parte del regime di Videla. In questo contesto complesso, Bergoglio si trovò a bilanciare la protezione dei membri della sua comunità religiosa con la necessità di mantenere un rapporto prudente con il governo militare. Sebbene alcuni critici abbiano sostenuto che il suo impegno per la giustizia sociale fosse meno incisivo rispetto a quello di altri gesuiti più attivi nella teologia della liberazione, esistono testimonianze che dimostrano il suo impegno nel proteggere i religiosi perseguitati. Bergoglio intervenne spesso in modo discreto per garantire la sicurezza dei suoi confratelli, agendo con riservatezza per evitare ulteriori ritorsioni.

Le accuse contro Bergoglio

Nonostante Papa Francesco si fosse adoperato per salvare molte persone dalle torture del regime, l'avvocato Marcello Parrilli lo accusò di aver avuto, nel 1976, responsabilità nel rapimento di due sacerdoti gesuiti, Orlando Yorio e Francisco Jalics. Tuttavia, l'accusa fu prontamente smentita da Jalics stesso, e Bergoglio dichiarò di aver incontrato il dittatore Videla per ottenere la liberazione dei due religiosi. Anche Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace e noto per le sue denunce contro gli abusi della dittatura, respinse fermamente le accuse di complicità rivolte al Pontefice.

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