SANREMO 2025
Da sx: Tony Effe, Achille Lauro e Giorgia
La prima serata della settimana santa della Canzone Italiana è storia: Achille Lauro con la sua trasgressione composta, il curioso caso di Massimo Ranieri e la bellezza di non essere un duro di Lucio Corsi.
Tutte le pagelle dei ventinove artisti in gara, in ordine di esibizione.
Gaia – Chiamo io chiami tu - VOTO 5,5
Vestito dorato di lamborghiniana memoria ed è subito reggaeton. Emozionatissima per essere stata chiamata all'ardua impresa di fare da apripista. La canzone manca di intensità e fallisce nel replicare il tormentone estivo Sesso e samba.
Francesco Gabbani – Viva la vita - VOTO 6,5
Ritornello semplice ed efficace affidato alla ripetizione delle sole parole del titolo. Gabbani è perfettamente nella sua comfort zone. Convince vocalmente e infatti il pubblico dell'Ariston gli riserva un applauso persino durante l'esibizione. Canzone destinata a essere la colonna sonora di tutte le prossime storie su Instagram delle italiane e degli italiani over 50. Funziona e l'aria di podio è evidente. D'altronde, all'ultimo Sanremo a direzione Conti fu lui a vincere...
Rkomi – Il ritmo delle cose - VOTO 5-
La base incentrata sulla ripetizione di una singola nota di piano incalza e le sonorità più cupe fanno ben sperare. Il cantato in corsivo però rovina l'atmosfera. Il testo, meno spensierato delle aspettative, non basta per salvare il brano. Il completo total-white e i bambini sul palco inoltre risvegliano il fantasma di Mr. Rain.
Noemi – Se ti innamori muori - VOTO 6+
I gemelli del gol Blanco e Mahmood firmano il testo e Michelangelo dirige l'orchestra. L'unione sembra destinata a un successo certo. Invece il pezzo è una ballad classica dove la forza della voce di Noemi e il suo timbro graffiante sono i protagonisti. Il difetto è che non c'è un ritornello a cui aggrapparsi e questo è un problema se si vuole aspirare alla vittoria finale. Sanremese ma senza quel quid necessario a lasciare il segno.
Irama – Lentamente - VOTO 5
Ancora Blanco a firmare il testo. La voce è soffocata dal riverbero e dalle sequenze estremamente invadenti. I fasti delle commoventi Tu no e Ovunque sarai sono lontani. Il pezzo è slegato e l'arrangiamento frettoloso non riesce a rendere efficaci le parole teoricamente struggenti del testo. Peccato.
Coma_Cose – Cuoricini - VOTO 5
California stile Chappell Roan. Fausto Lama completamente fuori luogo. Il pezzo però è innegabile che sia ben concepito. Risulta comunque insapore e la manifesta volontà di diventare un tormentone estivo con sonorità anni '80 potrebbe fallire.
Simone Cristicchi – Quando sarai piccola - VOTO 6+
Il brano che ha commosso chiunque l'abbia ascoltata in questi giorni prima del Festival. Le aspettative erano altissime e, purtroppo, c'è da dire che a un primo ascolto non sono state completamente rispettate. Cristicchi fatica sulle note più basse e poi si riprende sulle più alte dove però l'emozione sembra prendere il sopravvento e il controllo vocale non è sempre impeccabile. Rimane comunque una straordinaria poesia. Il pubblico dell'Ariston fa la sua prima standing ovation. L'arrangiamento del brano però è veramente troppo classico e privo di mordente. Siamo al Festival della Canzone Italiana, non della Poesia Italiana.
Marcella Bella – Pelle diamante - VOTO 5
Tanta energia. Tutto però suona troppo sentito. Un tentativo di seguire le orme dei recenti successi sanremesi della Bertè che però non centra il bersaglio.
Achille Lauro – Incoscienti Giovani - VOTO 7,5
Lauro porta una versione migliorata della sua super hit 16 marzo. La trasgressione indossa il frac e veste un testo giovane con una musicalità da tradizione. Una ballad simil rock destinata a rimanere, un coraggioso ibrido che mette a tacere le troppe vicende extra artistiche degli ultimi giorni.
Giorgia – La cura per me - VOTO 6
Divisa tra i gorgheggi alla Houston e una metrica moderna che arranca dietro. Le doti vocali non bastano a rendere più che sufficiente il brano.
Willie Peyote – Grazie ma no grazie - VOTO 6+
Base funk, coriste, Luca Ravenna. Il testo scarico, c'è nostalgia per l'ironia caustica della precedente partecipazione. La performance è ottima. Con Che Idea e Gino e l'alfetta come stelle polari, Willie non brilla ma sicuramente è tra le migliori in gara.
Rose Villain – Fuorilegge - VOTO 5
Click boom! parte due. Destinata a insidiarsi nella top ten dei singoli più venduti dell'anno. Rose la voce ce l'ha - e tanta - ma questo Frankestein tra urban e pop melodico ha stufato ed è qualcosa di già visto. Sono convinto che al ventesimo ascolto mi piacerà.
Olly – Balorda nostalgia - VOTO 5-
Autotune, rotacismo e la canzone più smielata del Festival. Però ho capito perché è dato da molti come papabile vincitore. Compiace gli amanti della musica trita e ritrita e i fan giovanissimi.
Elodie – Dimenticarsi alle 7 - VOTO 6+
La migliore voce del Festival offre una performance convinta e convincente. Controllo e forza perfettamente calibrate, ma il brano è veramente poca cosa. Un esercizio di stile con elementi classici e una cassa dritta da club un po' tamarra. Non certo indimenticabile, la sufficienza è agguantata solo per l'esibizione impeccabile.
Shablo ft. Guè, Joshua e Tormento – La mia parola - VOTO 6,5
Una sola parola d'ordine: old school. L'hip-hop anni '90 licenzia finalmente la trap e porta un pezzo non originale ma che è una boccata d'aria fresca per la tutt'altro che eccitante scena rap del nostro paese. Il testo lascia più che perplessi ed è farcito di luoghi comuni tipici del genere musicale. Il brano però funziona.
Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore - VOTO 7+
La carta d'identità dice 3 maggio 1951. La voce e la presenza scenica dicono energia travolgente. L'arrangiamento è ipnotico, sostenuto da un basso solido e impreziosito da un sax anni '80, non certo contemporaneo ma d'effetto. Tutto coerente e ben fatto.
Tony Effe – Damme ‘na mano - VOTO 7-
I tatuaggi coperti, il completo bianco, le chitarre acustiche. Lo stornello romano trap di Tony è furbo, è studiato alla perfezione e, malgrado il ritornello che scricchiola a causa della prova vocale non eccelsa, non è affatto male. Un'idea quanto mai interessante.
Serena Brancale – Anema e core - VOTO 5-
Non è avanguardia, è un'unione sconclusionata di sonorità che creano un pezzo confusionario che non può che stimolare il bacino. Peccato che non stimoli nemmeno un po' l'anima e il cuore citati nel titolo.
Brunori SAS – L'albero delle noci - VOTO 7+
DeGregoreggiando un po', Brunori scrive il secondo miglior testo di questa edizione sanremese, sfuggendo alla banalità che era dietro l'angolo. Anche la musica è tutt'altro che scontata. La melodia del ritornello è centrata. Commuove vedere un padre così felice di cantare la sua felicità. Arrivederci tristezza, oggi mi godo la mia tenerezza.
Modà – Non ti dimentico - VOTO 6
La caduta dalle scale non riesce a fermare la potenza di Kekko, che urla con straordinario trasporto ogni parola del ritornello della canzone. È un collage di grandi hit degli stessi Modà e di band internazionali (i Coldplay di Fix You e gli U2 di Where the streets have no name su tutte) ma, proprio per questo, non è certo un brutto pezzo.
Clara – Febbre - VOTO 4,5
Quasi nulla da dire. Un pezzo da club senza niente di particolare.
Lucio Corsi– Volevo essere un duro - VOTO 8
Il rock finalmente rappresentato come si deve a Sanremo. La delicatezza di un testo onesto e dolce. Poetico nelle sue immagini semplici ed evocative. Volevo essere un duro è il manifesto di chi può essere fichissimo, sul palco di Sanremo, vestito da Topo Gigio, con chitarra e pianoforte. La musica, a metà tra Marc Bolan e Ivan Graziani, rende questa la migliore canzone in gara quest'anno.
Fedez – Battito - VOTO 6+
Autotune in abbondanza ma prova convincente tutto sommato. Il ritmo ossessivo e il testo rendono l'oppressione e il senso di soffocamento che l'ansia genera. Il pezzo funzionerà. Peccato averne oscurato la credibilità dando così spazio al gossip totalizzante degli ultimi giorni. Performance studiata ad arte o no, è un tutt’uno col suo brano e si sente.
Bresh – La tana del granchio - VOTO 5+
Canzone da bravo ragazzo che risulta un po' insipida. Non gli si può volere male però.
Sarah Toscano – Amarcord - VOTO 5
Stesso discorso valido per Clara. Qui almeno c'è l'attenuante della gioventù. Non c'era bisogno di scomodare Fellini.
Joan Thiele – Eco - VOTO 7
La regia lo sa e cita il capolavoro di Tarantino Kill Bill nelle inquadrature. Il pezzo è proprio bello, nuovo per la scena attuale. Una Goodnight Moon degli Shivaree che incontra la Nina Zilli di Frasi & Fumo.
Rocco Hunt – Mille vot' ancora - VOTO 6
Ammetto che senza aver letto prima il ritornello della canzone, non sarei riuscito a capire mezza parola. Il brano però è un'onesta, nostalgica e impegnata lettera alla propria terra.
Francesca Michielin – Fango in paradiso - VOTO 5+
Un pezzo pop come molti altri. Una buona prova vocale e niente più.
The Kolors – Tu con chi fai l'amore? - VOTO 4
L'ennesimo tormentone in fotocopia. Il voto così penalizzante è dato dal testo pessimo e dal fatto che stiamo parlando di eccezionali musicisti che potrebbero fare molto di più.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy