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Doppio femminicidio, il caso Salvatore Montefusco: condannato a 30 anni per blackout emotivo. Critiche alla sentenza

Ilaria Albanesi

17 Gennaio 2025, 19:15

Doppio femminicidio, il caso Salvatore Montefusco: condannato a 30 anni per blackout emotivo. Critiche alla sentenza

Ha ucciso la moglie Gabriela, 47 anni, e la figlia di lei, Renata, appena 22enne, sparandogli con un fucile a canne mozze, eppure la corte d'assise di Modena lo condanna a soli 30 anni e non all'ergastolo, come chiesto dall'accusa. Per i giudici Salvatore Montefusco, oggi 72 anni, ha ucciso per un blackout emotivo. Questo il caso al centro della puntata di questa sera di Quarto Grado.

Montefusco le ha uccise nella casa di Castelfranco Emilia, dopo anni di litigi e denunce incrociate per maltrattamenti, il 13 giugno 2022, alla vigilia della sentenza per la separazione. Un duplice omicidio commesso in diretta telefonica, mentre l'altro figlio, ancora minorenne, era in linea con il 112 per dare l'allarme. Lui, Salvatore, è stato arrestato subito dopo aver commesso gli atroci delitti, mentre l'arma è stata sequestrata.

Per quel doppio femminicidio la condanna è trenta anni di carcere. La giudice Ester Russo ha giustificato il mancato ergastolo, come richiesto dalla Procura, affermando che Montefusco "non avrebbe mai agito in quel modo se non fosse stato spinto dalle nefaste dinamiche familiari" che si erano sviluppate nel tempo. La Corte ha evidenziato come la convivenza fosse caratterizzata da un clima di conflittualità estrema e reciproci maltrattamenti tra i membri della famiglia.

Secondo i giudici, il movente "non può essere ricondotto e ridotto a un mero contenuto economico" riguardante la casa in cui vivevano. In realtà, è da attribuire "alla condizione psicologica di profondo disagio, umiliazione e enorme frustrazione vissuta dall’imputato, a cagione del clima di altissima conflittualità che si era venuto a creare nell’ambito del menage coniugale" e alla concreta possibilità che egli dovesse abbandonare l’abitazione familiare, perdendo così anche il controllo e la cura del figlio.

Eppure, in alcuni video, sono proprio la moglie e la figliastra a subire le sue vessazioni. Abusi, minacce, violenze fisiche, privazione patrimoniale e stalking nei racconti della moglie Gabriela, lo stesso in quelli di Salvatore. La sentenza le definisce nefaste dinamiche familiari, per i giudici questo ha fatto scattare in lui un cortocircuito emozionale, una condizione psicologica di profondo disagio.

Le reazioni

L'avvocato Barbara Iannuccelli, che rappresenta i familiari di Gabriela Trandafir e della figlia Renata, ha dichiarato che stanno "navigando in un mare di forte incredulità;" e si prepara a combattere in appello. Le critiche alla sentenza sono arrivate da diverse parti politiche, con la ministra per la Famiglia, Eugenia Roccella, che ha evidenziato "elementi assai discutibili e preoccupanti" che potrebbero compromettere gli sforzi nella lotta contro i femminicidi e la violenza maschile

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