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Vittorio Sgarbi e il presunto falso dell'opera del Perugino. Chi è il vero artista del Martirio di San Sebastiano

Ilaria Albanesi

13 Gennaio 2025, 19:30

Vittorio Sgarbi e il presunto falso dell'opera del Perugino. Chi è il vero artista del Martirio di San Sebastiano

Questa sera da Massimo Giletti a Lo stato delle cose continua la saga su Vittorio Sgarbi e i suoi quadri, e questa volta il protagonista è il dipinto Martirio di San Sebastiano, esposto fino a pochi giorni fa ad Agrigento e che il critico d'arte attribuisce al grande artista umbro Pietro Vannucci detto il Perugino.

Thomas Mackinson, giornalista de Il Fatto Quotidiano, ha già in precedenti occasioni indagato su affari illeciti commessi dall'ex Sottosegretario alla cultura. Questa volta, in un articolo pubblicato qualche giorno fa, ha accusato Sgarbi di aver fatto passare una copia di un'opera del Perugino per un originale. 

"Togli una freccia, taglia la tela e salta fuori un Perugino. Il risultato finale resta alquanto dubbio ma soprattutto non c’è esperto nel campo dell’arte che sia disposto a crederci", scrive Mackinson, che questa sera sarà ospite di Giletti per far chiarezza sull'accaduto. 

Il quadro è stato esposto nei giorni scorsi nella valle del templi ad Agrigento, nella mostra organizzata dallo stesso Sgarbi dal titolo I tesori d'Italia, dove la presunta opera del Perugino rappresentava il pezzo forte. Secondo Mackinson, l'unico ad aver attribuito il capolavoro all'artista umbro è lo stesso Sgarbi, "che incidentalmente ne è anche proprietario", aggiunge il giornalista de Il Fatto quotidiano.

Come per il quadro di Rutilio Manetti, La cattura di San Pietro, per il quale Sgarbi è accusato di averlo restaurato e ritoccato, anche la presunta opera del Perugino sembrerebbe essere stata soggetta ad alterazioni materiali e riproduzioni digitali:"Il soggetto riprende un motivo classico di Perugino […] però, la versione di Sgarbi presenta alcune differenze: il perizoma del Santo è rosso anziché grigio, un iris in basso a destra diventa uno stemma con scudo cardinalizio color porpora", spiega Mackinson.

 

Secondo Il fatto, l'origine dell'opera sarebbe da ricercare in Francia dove nel 2010 una tela molto simile fu battuta per 9.666€. Il quadro era attribuito a un seguace del Perugino e datato tra il 1500 e il 1599. Nel 2014 un'opera quasi uguale viene esposta al Castello di Mirandolo, ai piedi delle colline di Pinerolo. In un catalogo firmato dallo stesso Sgarbi non viene indicata la provenienza, ma la tela viene presentata come un inedito e autografo del Perugino. L'unico dettaglio che la rende diversa da quella battuta all'asta a Parigi anni prima è l'assenza della freccia piantata nel costato sinistro del Santo.

Come riportato da Mackinson, questa tela per due anni è stata nel laboratorio dello storico restauratore delle opere di Sgarbi, Gianfranco Mingardi, con l'incarico di ripulirla e sistemarla. La fattura, che Sgarbi non pagò, recita: "stuccature, rimozione rintelli a cera-resina, consolidamento supporto e colore, telaio nuovo, ritocco abrasioni". Mingardi ha rivelato al Fatto che il critico d'arte aveva chiesto di togliere la freccia.

Vittoria Garibaldi, ex direttrice della Galleria Nazionale dell'Umbria, ha dichiarato al Fatto "Vittorio è anche un amico, ma son certa che sia una copia. Saltano all'occhio enormi differenze stilistiche e tecniche, dai colori alla composizione del paesaggio". 

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