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Il caso di Yara nella docuserie di Netflix che da voce a Massimo Bossetti: "Ho richiesto l'esame del dna"

Annalisa Ercolani

18 Luglio 2024, 19:52

Massimo Bossetti

Massimo Bossetti

Una serie di Netflix può portare luce su vicende passate? Il caso di Yara, oltre ogni ragionevole dubbio, è un documentario diretto da Gianluca Neri, scritto da Carlo Gabardini, Gianluca Neri ed Elena Grillone e prodotto da Massimo Rocchi, Gianluca Neri e Marco Tosi. La vicenda drammatica della ragazzina di 13 anni che viveva a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo, scomparsa nel novembre 2010 e ritrovata morta il 26 febbraio 2011, è conosciuta da tutta Italia e ha colpito ogni cuore. Guardano i 5 episodi della docuserie su Yara Gambirasio, composti da varie testimonianze, interviste e materiali inediti, tra le reazioni riscontrate dal pubblico soprattutto sui social, ormai piazze di dibattiti senza un moderatore, c'è quella di credere "Bossetti innocente". Recentemente, il legale di Bossetti ha ottenuto l’autorizzazione ad accedere ai reperti relativi al caso, gli indumenti e gli oggetti della vittima da cui sono stati estratti i campioni di dna. Non è dato sapere se questa nuova possibilità potrà riscrivere la storia del caso di Yara. Stando a oggi, il relativo procedimento giudiziario si è concluso il 12 ottobre 2018 con la condanna definitiva all'ergastolo di Massimo Bossetti, operaio edile di Mapello, il cui movente sarebbe stato un'aggressione sessuale. Bossetti non cede, non vuole cedere: "Ho sempre chiesto, insistentemente, di concedermi la ripetizione di un semplice esame scientifico. Chi sarebbe, chi è quel pazzo che chiede di poter ripetere una prova scientifica se fosse coinvolto in un omicidio?". E' il messaggio-appello di Massimo Bossetti da una cella. La giornalista Laura Marinaro, autrice con Roberta Bruzzone del libro Yara, come riporta l'Agenzia Ansa, hanno dichiarato: "La docuserie di Netflix mi è sembrata un'occasione persa per spiegare e mettere un punto sulla vicenda che al di là di ogni ragionevole dubbio è conclusa". "Intanto Massimo Bossetti è presentato come un eroe dell'ingiustizia in quella sedia (stile trono) al centro di una stanza. Lui di fatto non dice nulla, non aggiunge, né toglie nulla", sottolinea Marinaro. Bruzzone aggiunge sempre all'Ansa: "C'è veramente ancora qualcosa da dire sul caso di Yara Gambirasio? Ha davvero senso dare la parola a chi ha brutalmente assassinato una bambina per placare i suoi torbidi appetiti? Ci sono davvero ragionevoli dubbi sulla colpevolezza di Massimo Bossetti, come tentano vanamente e insistentemente di farci credere? La risposta a questi tre quesiti è sempre inesorabilmente la stessa e non cambierà mai: No. Ecco perché la annunciata docuserie di Netflix sul caso di Yara, in cui viene messa in onda anche una lunga intervista al condannato in via definitiva, non toglie né aggiunge niente alla vicenda e alla granitica valutazione effettuata in ben tre gradi di giudizio in cui è stato dato ampio anzi, ampissimo spazio alla difesa durante il lunghissimo dibattimento sia di primo che di secondo grado".  

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