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Cinema, Alberto Sordi Secret: un successo il docufilm firmato da Igor Righetti. L'intervista al regista

13 Luglio 2024, 11:39

Igor Righetti

Igor Righetti

Si muore realmente solo quando si è dimenticati”. Questa la convinzione che ha mosso Igor Righetti, regista e sceneggiatore nato a Grosseto, a realizzare il film su suo cugino Alberto Sordi che di sicuro non merita l’oblio. Quello che emerge e piace, visto l’entusiasmo con il quale è stata accolta la pellicola uscita il 28 giugno scorso e già in oltre 100 sale cinematografiche, è proprio la narrazione autentica, per certi aspetti sorprendente, a tratti intima ma anche esilarante per l’aneddotica sconosciuta disvelata, che “il nipotino”, così Sordi chiamava il suo Igor, ha saputo trasporre dai suoi ricordi prima in un libro e ora nei fotogrammi.

Una annotazione preliminare: l’intervista che vi proponiamo non potrà mai rendere pienamente l’entusiasmo che è sgorgato dal fiume di parole misto all’orgoglio di Igor Righetti per un lavoro che a suo dire non soltanto Alberto Sordi, ma lo stesso cinema italiano, meritano. Di questo e altro, come nostra consuetudine, parliamo in questa intervista.
- Domanda elementare: la motivazione che l’ha spinta a realizzare questo docufilm?
Più di una. Prima di tutto non c'era niente di simile su Alberto. Poi il successo che ha avuto il mio libro “Alberto Sordi segreto” pubblicato da Rubettino che ha avuto 6 premi letterari internazionali e 11 ristampe. Inoltre ho pensato che fosse doveroso questo omaggio visto che Alberto avrebbe compiuto il 15 giugno, quindi pochi giorni fa, 104 anni. Infine, la convinzione che questi grandi personaggi non moriranno mai finché li ricorderemo. E il rischio c’è, soprattutto per quanto riguarda le giovani generazioni. Cosa ne sanno, loro, della grandezza di Vittorio De Sica? Questo è pazzesco, e lo stesso si potrebbe dire di Vittorio Gassmann o di Monica Vitti.
- Alberto Sordi avrebbe approvato questo omaggio?
A una condizione: lui, a noi familiari stretti, ha sempre fatto una raccomandazione che io ho rispettato: i fatti nostri raccontateli soltanto quando sarò in orizzontale. Lui era un fervente cattolico, al punto da pensare che fare sesso fosse un peccato, e un grande scaramantico, per cui il termine morte non lo usava mai. Anche perché lui era convinto probabilmente di essere immortale e che non solo sarebbe senz'altro andato in paradiso, ma che avrebbe avuto un posto in prima fila; del resto aveva fatto tanta beneficenza, mai sbandierata, a differenza di noti influencer di oggi.
- In effetti per parecchio tempo si è pensato che fosse persino avaro, no?
Frequentava gli orfanotrofi, ha adottato una marea di bambini a distanza, ha donato 10 miliardi di lire per l’acquisto di un terreno dove è sorto un campus biomedico per un centro anziani.
- Una diceria imbarazzante questa dell’avarizia, da dove è potuta nascere?
Dal fraintendimento della sua stessa generosità, oltre che dal suo assoluto anonimato. Per esempio, nel contratto dei film faceva inserire una postilla in cui veniva specificato che gli abiti di scena gli andavano consegnati, anche quelli femminili. Il motivo? Li donava alla Casa del barbone.
- In sintesi, come si dipana e cosa ha messo nel suo docufilm?
L’Alberto segreto, quello meno o affatto conosciuto, con la riproposizione filmica, che non significa fiction, che si ferma ai suoi 17 anni, quando Alberto tornò da Milano dopo la disastrosa parentesi milanese in cui lo cacciarono dall'Accademia dei Filodrammatici per problemi di pronuncia. Poi la narrazione su Alberto adulto prende forma con filmati inediti che ho tratto dopo un lungo periodo di ricerca dalle varie teche, e dalle testimonianze flash, non interviste tengo a sottolineare già viste e sentite, di chi lo ha conosciuto davvero.
- Dal punto di vista registico come li ha raccontati quei primi anni?
Attraverso scene filmiche girate in bianco e nero, ambientate tra il 1920 e la fine del 1930, con scene in costume, auto d’epoca e soprattutto grazie a un cast eccezionale. Proprio da quell’Alberto bambino si capisce dove è arrivato, faccio emergere il suo essere così determinato e disposto a enormi sacrifici pur di poter avverare il suo sogno di diventare l’attore più grande. Il film, insomma, fa capire tanti aspetti della sua vita privata e più intima.
- A proposito: gli aspetti più segreti per restare al titolo del film?
Il suo rapporto conflittuale con il padre che non voleva facesse l’attore, la sua attrazione per la nobiltà, la gelosia verso i suoi beni, gli amori mai svelati, l’ostentazione della cultura che sapeva di non avere attraverso l’antiquariato e la collezione di libri che non aveva mai letto. E, ancora, la dedizione totale alla sua professione, la scelta di avere pochissimi amici, il grande affetto verso gli animali, la sua mania per le case e la meravigliosa villa di Castiglioncello. E guai a chiamarlo “Albertone”. Ho voluto proporre non una agiografia del personaggio-attore, ma un’opera che lo mostra come ognuno di noi, con i pregi e i difetti.
-Testimoni e testimonianze: ci dice chi ha coinvolto?
Pupi Avati, l’annunciatrice tv Rosanna Vaudetti, la nipote di Totò Elena de Curtis, il re dei paparazzi Rino Barillari, Patrizia e Giada de Blanck; Sabrina Sammarinifiglia dell’attrice Anna Longhi, Tiziana Appetito e Alessandro Canestrelli, Jason Piccioni figlio del compositore e musicista Piero, l’attrice Piera Arico moglie di Gastone Bettanini, grande amico e primo segretario-agente di Sordi fino al 1965 e la figlia Fiona Bettanini. E ancora il segretario di Stato per il Turismo di San Marino Federico Pedini Amati, l’editore Cecilia Gremese, il direttore della fotografia Sergio D’Offizi, il sindaco di Sgurgola paese in cui nacque la madre da Alberto Maria Righetti, Antonio Corsi, il giornalista Luca Colantoni, la chef del relais “Marchese del Grillo” Emanuela Della Mora, Fabio Bianchi già presidente dell'associazione Marchese del Grillo. E poi ci sono foto di famiglia, video dell’Istituto Luce e audio originali. Non ci sono, quindi, i soliti due nomi celebri con i loro soliti tre ricordi che ormai sanno tutti a memoria.
- Quali attrici e attori ha chiamato per la parte filmica?
Attori e attrici amati dal grande pubblico come Enzo Salvi, Fioretta Mari, Emanuela Aureli, Maurizio Mattioli, Daniela Giordano, Dado Coletti, Mirko Frezza, Daniele Foresi, Lorenzo Castelluccio, Emily Shaqiri, Vincenzo Bocciarelli, Fabrizio Raggi, Valerio Mammolotti, Moira De Rossi e tre ragazzi di età diverse che impersonano l’attore alcuni dei quali con natali umbri: Marco Camuzzi, Flavio Raggi e Daniel Panzironi.
- Già, nel film c’è anche tanta Umbria...
Il primo ciack è stato a Narni dove sono state coinvolte centinaia di comparse e riprodotto il forno di famiglia perché, quello originale di Valmontone, non esiste più. Inoltre Alberto, che amava tanto l’antiquariato, aveva una particolare ammirazione per Perugia che riteneva città d’arte, colta, elegante. Da qui parte “Fumo di Londra” e la storia di Dante Fontana.
- Chiudiamo con un primo bilancio dopo l’uscita del film. Soddisfatto?
Assolutamente. L’accoglienza è stata entusiastica e poi il docufilm è orgogliosamente e volutamente indipendente, realizzato senza tax credit. La collettività, in sostanza voi, non avete pagato un centesimo per dare vita a questo progetto internazionale supportato, invece, da sponsor privati. E’ anche uscito nei cinema, a differenza dei 345 su 459 film sostenuti tra il 2022 e il 2023 con il tax credit. Quindi soltanto 114 pellicole su 459 hanno raggiunto le sale. Il cinema ha un grande valore culturale ed economico, ma probabilmente c’è chi in questi anni se ne è approfittato. E qualcuno mi ha addirittura rimproverato per aver percorso questa strada virtuosa.

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