Farmaco scambiato per errore e quattro pazienti restano ciechi da un occhio dopo un intervento chirurgico alla cataratta. È stato discusso mercoledì 18 ottobre, davanti ai giudici della Corte dei Conti, il caso che si è verificato nel maggio 2015 all'ospedale di Spoleto e del quale sono stati chiamati a rispondere un infermiere e una caposala. A loro la Procura contabile chiede 550 mila euro, cioè tanto quanto la Usl ha già versato a titolo di risarcimento ai quattro pazienti rimasti ciechi da un occhio. In particolare, a causare la grave menomazione è stato l'utilizzo di bicarbonato di sodio anziché della soluzione salina bilanciata a uso oftalmico. Tuttavia, il farmaco errato è stato preso dall'infermiere dall'armadietto in cui avrebbe dovuto trovarsi quello giusto, con le confezioni dei due medicinali che, è emerso in aula, sono praticamente identiche. In questo senso, gli avvocati Lietta Calzoni e Massimo Marcucci, che rappresentano davanti ai giudici l'infermiere e la caposala, hanno a lungo insistito sull'assenza del protocollo di gestione di alcuni farmaci, che al San Matteo è stato adottato nel corso del 2017. In più i due difensori hanno battuto molto sulla scelta della Procura di contestare il danno erariale solo "all'ultimo anello della catena", esprimendo contestualmente "sorpresa per il mancato coinvolgimento nel procedimento di soggetti che invece avrebbero dovuto esserci". Qualcuno, è il senso del ragionamento degli avvocati, deve aver erroneamente messo nell'armadio. In questo quadro, le difese ritengono non sussistente la colpa grave e hanno chiesto contestualmente l'assoluzione di entrambi o in subordine una riduzione dell'addebito. (CORRIERE DELL'UMBRIA)
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