IL CASO
Quattro anni, due mesi e venti giorni. È questa la sentenza emessa al termine del processo con rito abbreviato nei confronti di Piero Fabbri, condannato per omicidio colposo - e non per omicidio volontario con dolo eventuale come richiesto dalla parte civile - per la morte di Davide Piampiano, il giovane di Assisi deceduto il 23 gennaio del 2023 durante una battuta di caccia per un colpo esploso dall’imputato.
Inizialmente indagato dalla procura di Perugia per omicidio volontario, il processo era stato poi trasferito a Firenze per competenza in quanto la madre della vittima è un magistrato del distretto perugino. La battaglia legale si è totalmente incentrata sulla qualificazione del reato: la parte civile - assistiti dagli avvocati Francesco Maresca e Franco Matarangolo - hanno sempre sostenuto la necessità di contestare a Fabbri l’omicidio volontario con dolo eventuale, ma la procura fiorentina prima e il gup che ora ha emesso la sentenza poi, hanno ritenuto di non dover procedere in questo senso, aderendo, di fatto, alla tesi sostenuta dall’avvocato Luca Maori che assisteva Fabbri.
Il gup di Firenze però non ha totalmente disatteso le richieste della famiglia del ragazzo morto mentre Fabbri si premurava di costituirsi un alibi facendo sparire il fucile e raccontando che il colpo era partito dall’arma della vittima stessa. Le perizie mediche hanno poi stabilito che il giovane sarebbe deceduto ugualmente anche in caso di soccorsi immediati, ma il gup ha accolto la richiesta e rimesso gli atti in procura per la valutazione della contestazione di omissione di soccorso.
Agli atti c’è un terribile video - ripreso automaticamente dalla GoPro che Davide aveva montata sul cappellino - che ha ripreso tutte le fasi della tragedia. Il gup ha inoltre stabilito una provvisionale di 250 mila euro totali per i familiari del ragazzo.
L’avvocato Matarangolo dichiara: “Esprimiamo una moderata soddisfazione, perché pur non essendo stata accolta la richiesta di riqualificazione del fatto come dolo eventuale, è stata accolta la nostra richiesta di rimettere gli atti alla Procura perché Fabbri sia perseguito anche per omissione di soccorso aggravato dall'evento morte, il caso è stato trattato in maniera approfondita e stante l'attribuzione di una pena che si avvicina al massimo edittale, più alta di quella richiesta dal pm, e considerato lo sconto per la scelta del rito abbreviato, è evidente che, prima di leggere le motivazioni, si può ritenere che il giudice abbia classificata molto grave la condotta del Fabbri”.
L’avvocato Luca Maori, che assisteva Fabbri, dichiara: “È andata come doveva andare, la pena è il massimo previsto dall'ordinamento, diminuita per la scelta del rito. È chiaro che è stata una grave imprudenza, gravemente colposa, ma solo colposa, non c'era nulla di doloso, nemmeno con la forma del dolo eventuale. Anche per quanto riguarda l'omissione di soccorso, come sottolineato anche dal pm, non è configurabile”.
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