FOLIGNO
Scene da guerriglia urbana in via Umberto I, durante la notte tra venerdì e sabato, quando due bande di stranieri si sono affrontate a colpi di bottiglie rotte.
Ad assistere alla violenza una malcapitata folignate, residente in una via limitrofa, che tornava a casa a piedi, dopo una cena aziendale in un locale del centro cittadino. I fatti li racconta proprio lei, testimone diretta, raggiunta al telefono dalla cronista.
È appena trascorsa la mezzanotte quando la donna scende dall'auto di un collega e percorre via Umberto I in direzione di porta San Felicianetto. È buio pesto. Non si accorge subito di essere piombata nel bel mezzo di una rissa. Il collega è ormai ripartito e lei è sola. I negozi sono chiusi e per strada non c'è anima viva.
Intorno a lei, in un attimo, si scatena l'inferno. Quattro, cinque giovani, forse in preda ai fumi dell'alcol, prendono a rincorrersi, inveendo gli uni contro gli altri, scaraventando oggetti contundenti contro le macchine in sosta e lanciandosi bottiglie di birra. Una di queste bottiglie le sibila accanto, passandole a un centimetro dalla testa. I giovani continuano a urlare e a lanciare cose: sedie, questa volta. Quelle del bar che si trova sulla sinistra, poco prima dell'incrocio con via Oberdan. Sedie scagliate ovunque, in una specie di Far west, in pieno centro cittadino.
Intanto una ragazza del gruppo attraversa la strada e afferra il ramo di un abete decorativo posto davanti alla vetrina di un negozio di complementi d'arredo e con esso prende a picchiare un connazionale, caduto a terra, apparentemente esanime, senza una scarpa. Lo colpisce ripetutamente mentre gli altri scatenano la loro furia sulle decorazioni natalizie delle attività commerciali.
La folignate, una donna di circa cinquant'anni, rimane come paralizzata. Non si azzarda a fare un passo. Fino a quando, dall'oscurità, non spunta un ragazzo sui trent'anni, che, vista l'escalation di violenza, si era nascosto anche lui. Insieme, i due folignati si fanno coraggio e, rasente muro, oltrepassano la zona degli scontri, fino a raggiungere le loro rispettive abitazioni, entrambe poco distanti da lì. Poi, al sicuro entro le loro mura domestiche, chiamano i carabinieri.
“Ho avuto molta paura”, dichiara la folignate. Che si spinge anche oltre. “Si vive nel terrore, ormai è diventato normale aspettare con ansia che i propri figli tornino a casa dopo aver lavorato”.
Il giorno dopo, sabato mattina, ai piedi dell'antica porta medievale cittadina, è un desolato tappeto di vetri rotti. C'è la conta dei danni. Anche se, al netto di liquidi non chiaramente identificabili sparsi sui parabrezza delle auto, forse coca-cola, e qualche ornamento natalizio deturpato o distrutto, sembra che le due bande non abbiano prodotto danni evidenti a cose private o pubbliche. Resta tuttavia la sensazione che il salotto buono della città si stia trasformando in un luogo insicuro, soprattutto la sera, quando si spengono le insegne dei negozi e vandali e sbandati danno libero sfogo alle proprie intemperanze.
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