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cronaca

Spoleto, chiuse le indagini sulla spedizione punitiva

La procura contesta il tentato omicidio premeditato ai tre coetanei accusati della spedizione punitiva contro un 22enne spoletino

Redazione Web

29 Novembre 2025, 11:40

Spoleto, chiuse le indagini sulla spedizione punitiva

Il procuratore capo di Spoleto, Claudio Cicchella e il capo della squadra mobile Maria Assunta Ghizzoni

Tentato omicidio aggravato dalla premeditazione per la spedizione punitiva compiuta il 28 aprile 2024 tra il giardino della scuola media Pianciani e un capannone abbandonato, in cui è rimasto gravemente ferito un ragazzo spoletino di 22 anni poi abbandonato dai suo aggressori davanti al Pronto soccorso del San Matteo degli Infermi. Così la Procura di Spoleto ha chiuso le indagini a carico dei tre coetanei identificati come i responsabili del pestaggio scaturito da un precedente e ulteriore episodio violento che si era verificato poche ore prima davanti a un locale della città.

I tre aggressori nel giugno del 2024 sono stati arrestati e portati in carcere per poi essere liberati dal Riesame di Perugia, che aveva anche riqualificato il reato da tentato omicidio a lesioni, innescando il ricorso per Cassazione del procuratore capo Claudio Cicchella, a cui i giudici della Suprema corte hanno dato ragione, annullando l’ordinanza del Riesame. In questo quadro, la Procura di Spoleto, con l’avviso di conclusioni indagini, ai tre 22enni contesta il tentato omicidio premeditato, mentre uno degli indagati deve difendersi anche dall’accusa di minaccia aggravata dall’uso di una pistola, che alla fine con le indagini si è stabilito essere una scacciacani. Quella sera, infatti, la vittima della spedizione punitiva è stata contattata telefonicamente da uno degli indagati che gli ha chiesto di raggiungere il giardino della scuola Pianciani per un chiarimento.

Qui, invece, di un confronto pacifico il 22enne spoletino si è trovato a fare i conti con un vero e proprio pestaggio, che è stato materialmente compiuto da due degli indagati, mentre il terzo faceva il palo. La vitta è stata quindi colpita più volte con un oggetto di metallo (si è sempre parlato della chiave a L di un crick per auto) in varie parti del corpo, compreso il capo, e una volta a terra è stato preso a calci all’addome e gli sono state pestate le dita delle mani. Durante l’aggressione uno degli indagati ha anche tirato fuori una scacciacani, colpendo allo sterno e col calcio della pistola la vittima, che è poi stata caricata in una Fiat Panda e scaricata davanti al Pronto soccorso. I medici, al termine degli accertamenti, gli hanno diagnosticato un politrauma cranico e facciale commotivo, la frattura del naso, una ferita alla nuca e policontusioni. Per la Procura di Spoleto, che sul punto ha difeso fino in Cassazione la propria linea, il pestaggio subito era diretto in modo non equivoco a cagionare la morte della vittima, che non è avvenuta soltanto perché con le braccia il 22enne è riuscito a parere diversi colpi con cui i coetanei avrebbero inteso raggiungerlo al capo.

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