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Cronaca

Delitto Postiglione, l’omicida chiede l’abbreviato

Il 4 dicembre il 18enne comparirà in udienza. Gli avvocati vogliono farlo sottoporre a perizia psichiatrica

Giulia Silvestri

23 Novembre 2025, 14:13

Delitto Postiglione, l’omicida chiede l’abbreviato

L'auto in cui il capomastro è stato ucciso con oltre 55 coltellate

E’ fissata per il 4 dicembre l’udienza preliminare del giovane folignate accusato di aver ucciso con oltre 55 coltellate il capomastro 65enne Salvatore Postiglione, all’alba del 7 novembre dello scorso anno, in via La Louviére.

Il ragazzo, ormai diciottenne, comparirà davanti al gup del tribunale dei Minori - come anticipato venerdì dalla Tgr dell’Umbria - che deciderà se il processo sarà celebrato con il rito abbreviato, condizionato dalla perizia psichiatrica sul giovane, come richiesto dai suoi avvocati, Ilario Taddei e Samuele Ferocino. I legali avevano infatti presentato l’istanza per il rito alternativo, ma solo previa valutazione delle condizioni psichiche del giovane, per verificare la sua capacità di intendere e di volere al momento dell’omicidio. E questo tenuto conto, oltreché dell’efferatezza del delitto - più di 55 le coltellate inferte con un coltello da cucina - anche dei problemi psichiatrici manifestati dal ragazzo poco dopo l’omicidio, che avevano portato a due TSO. Tra le richieste avanzate dalla difesa c’è anche quella della messa alla prova, la cui ammissibilità però apparirebbe remota. Al giovane, infatti, viene contestata anche l’aggravante della premeditazione per l’omicidio volontario del quale è accusato.

Il delitto era stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza di un palazzo che si trova proprio davanti al parcheggio di via La Louviére che avevano immortalato il giovane mentre sferrava i fendenti contro il capomastro con il quale aveva lavorato, fino a pochi mesi prima. Come ricostruito dagli inquirenti, il ragazzo, ancora minorenne, aveva atteso Postiglione nel parcheggio sapendo che, come ogni mattina, sarebbe passato di lì, per incontrarsi con i colleghi prima di recarsi in cantiere. A tradirlo poi erano stati anche i vestiti e le scarpe sporche di sangue che aveva nascosto in uno sgabuzzino dell’appartamento dove viveva con la madre e la sorellina nel centro storico folignate e il monopattino con il quale, all’alba del 7 novembre, aveva raggiunto quello che sarebbe diventato il luogo del delitto.

Cosa lo avesse spinto a compiere il gesto, il 18enne lo aveva spiegato solo successivamente, al procuratore dei minori di Perugia, Flaminio Monteleone, raccontando di aver ricevuto delle avance sessuali dal capomastro, che gli avrebbe chiesto quanto volesse in cambio di un rapporto con lui. Un movente confessato non senza difficoltà dal giovane, al momento dei fatti ancora minorenne. Non si era spinto oltre nemmeno con una sua amica alla quale, ancor prima del delitto, aveva accennato a un terribile segreto, di cui si vergognava, che lo legava a Postiglione.

Già in un precedente interrogatorio, che si era tenuto all’istituto penale minorile dove è rinchiuso da oltre un anno, aveva dichiarato: “Mi faceva del male, e se non lo avessi ucciso io lo avrebbe fatto lui. Una volta mi ha portato a casa sua invece di andare al lavoro mi ha mostrato una pistola, forse per spaventarmi”.

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