PERUGIA
Recentemente è stato rinviato a giudizio perché a capo di un’associazione che importava dall’Olanda fiumi di eroina e cocaina destinata al mercato perugino e a Casal di Principe. Ma Nicola Pezzella - genero del defunto boss camorrista Carmine Schiavone - ieri mattina è stato raggiunto anche da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere perché, aveva scritto e fatto recapitare dal fratello Massimo - pure lui adesso arrestato - lettere minatorie a un collaboratore di giustizia.
Si tratta del corriere dell’associazione che importava droga dall’Olanda, che venne arrestato dai carabinieri di Perugia nel 2023 al confine con la Francia con 35 chili di stupefacente nella ruota di scorta. Era stato lui - reclutato nel 2022 da Pezzella, alias Palummiello, che voleva rimettere in piedi il giro dopo essere uscito di galera - a raccontare tutto agli investigatori di Perugia su quell’associazione in cui “zio Nicola” aveva stretto un patto con i nigeriani per importare la droga dall’Olanda. Ed è anche per le sue accuse che Pezzella era finito in carcere. Ma il ras dei Casalesi non si era dato per vinto neanche da dietro le sbarre e, come hanno ricostruito i carabinieri del Nucleo investigativo di Perugia - alla guida del comandante Marcello Pezzi - aveva preso a inviare lettere minatorie al corriere, suo ex fidato braccio destro. Che di fatto è diventato il primo collaboratore di giustizia del distretto di Perugia.
Inizialmente, il corriere era anche stato trasferito in un altro carcere, ma le lettere arrivavano anche lì. E contenevano minacce e intimidazioni ben precise, volte a far ritrattare ciò che aveva già detto su Nicola Pezzella o ad evitare quanto avrebbe potuto dire in futuro. In tutto otto lettere minatorie, dattiloscritte, o manoscritte. Al termine degli accertamenti, la procura di Perugia guidata da Raffaele Cantone, aveva richiesto la misura cautelare per i due fratelli Pezzella, ma il gip del capoluogo umbro si era dichiarato incompetente trasferendo l’inchiesta a Napoli.
Così, nelle ultime settimane - mentre a Perugia i sodali di Pezzella venivano condannati in abbreviato a 88 anni di carcere nel processo per associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti - il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha chiesto e ottenuto la misura cautelare in carcere per entrambi gli elementi di spicco del clan con l’accusa di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria con il riconoscimento delle circostanze aggravanti per reati connessi ad attività mafiose.
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