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Cronaca

Maxi truffa virtuale, sottratti 36 milioni: raggirati in 30 mila

È partita da un informatico residente a Cascia l'affare legato ai Dt Coin. La procura di Spoleto ha chiuso le indagini per 25 persone

Francesca Marruco

11 Novembre 2025, 08:33

Maxi truffa  virtuale, sottratti 36 milioni: raggirati in 30 mila

Claudio Cicchella, procuratore di Spoleto

“Acquista un social token e assicurati un guadagno per la vita” recitava il documento illustrativo con cui venivano pubblicizzati i DT Coin, offerti sul mercato virtuale con una promessa di guadagno stellare, che poteva andare dal 5 al 12 per cento, a seconda dell’investimento iniziale e che invece, come in ogni schema Ponzi che si rispetti, ha fatto intascare soldi veri solo a chi ha messo in piedi tutto, mentre chi ha investito denaro e risparmi è rimasto con un pugno di mosche.


I numeri dell’inchiesta appena conclusa - anticipata dalla Tgr dell’Umbria - dalla procura di Spoleto sono imponenti, e per questo motivo ne fanno una tra le più grandi mai messe a segno nell’ambito delle criptovalute. In tutto, sta scritto nell’avviso di conclusione delle indagini recentemente recapitato agli indagati, sono state circa 30 mila le persone, in tutto il mondo, che hanno investito nei Dt coin, sperando di diventare ricchi.


E invece, secondo la ricostruzione accusatoria ad arricchirsi sono stati i 25 indagati che, in totale, avrebbero intascato 36 milioni e 800 mila euro. Soldi che poi hanno reinvestito in un numero altissimo di polizze d’oro, ingenti investimenti immobiliari in Italia e all’estero, o finanziari, buoni postali, ma anche moto - svariate Harley Davidson, auto - tra cui una Ferrari, diverse Audi e tantissime Mini - e barche di lusso. Per gli investitori invece - solo una ventina delle migliaia di persone gabbate in tutto il mondo hanno sporto denuncia e potrebbero essere pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo - non è stato possibile nemmeno rientrare in possesso del denaro investito inizialmente. Come sempre accade, nel momento in cui il sistema implode, la cifra investita va in fumo.


La colossale truffa, secondo quanto emerso nel corso delle indagini portate avanti dal procuratore di Spoleto, Claudio Cicchella, e dalle pm Michela Petrini e Roberta Del Giudice che hanno coordinato gli accertamenti della guardia di finanza di Perugia e dei nuclei speciali di polizia valutaria di Milano e Roma oltre a quello del capoluogo umbro, si sarebbe snodata in quattro anni tra il 2019 e il 2023 e al centro dell’enorme raggiro, c’era un esperto di informatica originario di Roma ma residente a Cascia, alla guida della Dt Network, ritenuto dall’accusa il “dominus della struttura piramidale”. È per questo motivo tra l’altro che l’inchiesta, nata altrove, è stata trasferita a Spoleto per competenza territoriale e adesso, dopo la chiusura dell’indagine, i magistrati si avviano a procedere con la richiesta di rinvio a giudizio.


All’informatico e ai suoi soci, in tutto gli indagati sono 25 - residenti tra l’alto a Pescara, Firenze, Bologna, Novara, così come a Malta - la procura di Spoleto contesta, a vario titolo, le accuse di truffa, ricettazione, abusivismo finanziario, autoriciclaggio e appropriazione indebita. Quella che veniva pubblicizzata come un’opportunità irrinunciabile aveva canali di promozione di ogni tipo: gruppi Telegram, gruppi Whatsapp, e inserzioni in diversi siti specializzati di promozione di investimenti virtuali. E secondo quanto emerso, a quella prospettiva di facile guadagno, “garantita” - almeno stando a quello che loro pubblicizzavano - dalla commercializzazione dei Big Data (“Tutto il mondo guadagna coi tuoi dati, ora inizia a guadagnare anche tu” recitava una delle inserzioni) all’esistenza di una riserva di diamanti, il cui valore sarebbe stato destinato ad aumentare. Non solo questo, l’affare infatti prometteva anche la certezza di poter riconvertire in denaro reale i Dt Coin, che quindi sarebbero diventati spendibili nel commercio reale. Neanche a dirlo, non si è mai verificato.

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