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Erano le quattro di mattina di domenica e lui, un operaio metalmeccanico di cinquant’anni, stava rientrando a casa dopo il turno di lavoro in un bar del centro storico, di proprietà del cognato al quale aveva acconsentito a dare una mano, in considerazione dell’affluenza del sabato sera. L’uomo, pur assorto nei suoi pensieri, ha avuto l’audacia di guardare con insistenza un gruppo di giovanissimi che, poco distante da lui, in un deserto e silenziosissimo corso Cavour, si aggirava con fare sospetto. È bastata quell’occhiata di troppo, forse percepita come una sfida, a far scattare la reazione della baby-gang che prima lo ha apostrofato con un improperio e una intimidazione e poi, compatta, ha preso a inseguirlo fino a Porta Romana, con intenzioni minacciose.
Il cinquantenne, braccato dalla squadra di teppisti che per oltre cinquecento metri lo ha tallonato nel tentativo di raggiungerlo, è arrivato, trafelato e terrorizzato, nei pressi di viale Chiavellati, dove ha preso il suo telefono cellulare e ha chiamato in soccorso le forze dell'ordine. A quel punto la banda di minori si è dileguata, facendo perdere le proprie tracce. Un inseguimento di gruppo, avvenuto circa tre settimane fa, che ha allarmato il malcapitato folignate, tra l’altro cardiopatico.
Come da manuale, la baby gang ha preso di mira la vittima che, essendo sola, è stata avvertita come vulnerabile. Determinanti per far luce sulla vicenda e definirne i contorni e la portata potrebbero essere le telecamere di videosorveglianza della zona, teatro dell’inseguimento, dove insistono varie attività commerciali. Un fenomeno, quello della microcriminalità giovanile, che, alla luce del ripetersi di fatti di cronaca con protagonisti branchi di adolescenti che compromettono la sicurezza cittadina, desta un forte allarme sociale, in particolare per l’aggressività dei comportamenti devianti e delle condotte illecite dei minori coinvolti.
