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CRONACA

Hekuran colpito a morte: l'assassino con il coltello gli ha spezzato una costola

Yassin Amri comparirà stamattina davanti al giudice per le indagini preliminari per l’interrogatorio. Gli amici dell'arrestato continuano a scrivere in sua difesa, il fratello: "Disposto a morire per lui"

Francesca Marruco

04 Novembre 2025, 10:30

Delitto Cumani, la solidarietà della banda al 21enne arrestato: "Meglio in cella che morto"

La coltellata è stata talmente violenta che oltre ad aver trapassato il polmone e aver colpito il cuore, gli ha pure spezzato una costola. A quel punto per Hekuran era già irrimediabilmente tardi. E’ caduto a terra e si è ferito a entrambe le ginocchia. E’ riuscito ugualmente a rialzarsi nel disperato tentativo di raggiungere il fratello Samuele, qualche metro più avanti, cadendogli davanti perdendo conoscenza.


In quei frangenti nessuno aveva ancora visto la ferita che gli amici scoprono solo quando si avvicinano e gli aprono la giacca.
Il particolare emerge dall’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip Valerio D’Andria, accogliendo la richiesta avanzata dalla pm, Gemma Miliani, ha disposto la detenzione in carcere per Yassin Amri, il 21enne di origine tunisina che proprio stamattina comparirà davanti al giudice per l’interrogatorio di garanzia.


D’Andria, nel ricostruire le fasi che hanno portato all’omicidio di Hekuran prima e all’arresto di Amri poi, mette in fila le risultanze investigative ritenendo “genuine” e “particolarmente importanti” le dichiarazioni captate dalle cimici piazzate dagli agenti della squadra mobile di Maria Assunta Ghizzoni e quelle rese poi in questura in sede di interrogatorio. A carico di Amri infatti sono stati diversi gli apporti forniti dai suoi amici presenti al momento del fatto o con cui ha parlato in seguito.


Come spiegato dal procuratore capo Raffaele Cantone, nel corso della conferenza stampa di sabato mattina in questura, nel corso della quale sono state illustrate le fasi che hanno portato all’arresto, gli amici di Amri hanno di fatto “confessato” ciò che il 21enne aveva a sua volta confessato loro.

E così, per il gip, diventa di “particolare importanza” , “l’accenno contenuto in un dialogo captato all’impressione ricevuta nel vedere il coltello insanguinato in quanto ‘era bello profondo’ (con evidente riferimento alla penetrazione delle lama desumibile dall’estensione della macchia di sangue)”.


Secondo quanto emerso infatti, Amri, una volta rientrato nell’Audi dopo la morte di Hekuran, aveva mostrato agli altri ragazzi il coltello insanguinato e insieme avevano provato a ipotizzare la profondità della coltellata dicendo loro che “aveva bucato uno”. “Penso di aver preso qualcuno” ha ripetuto nel tragitto dal parcheggio del Dipartimento di Matematica in via Pascoli a Ponte San Giovanni, dove sono rientrati tutti. A un certo punto, durante quel dialogo, Amri si sarebbe “disperato” dicendo “probabilmente è morto”.


Un altro amico di Yassin, intercettato in automobile, a una terza persona dice che lo stesso Amri gli ha riferito di aver informato un loro conoscente di avere “accoltellato una persona”.


Per il giudice il materiale indiziario è “estremamente significativo e anche molto affidabile soggettivamente e oggettivamente”. D’Andria scrive infatti che “dalle dichiarazioni acquisite emerge nitidamente il coinvolgimento di Amri nelle colluttazioni avvenute nel piazzale, l’uso quantomeno di un coltello e, infine, dopo i fatti, l’assunzione di responsabilità dell’indagato per aver colpito mortalmente un ragazzo”.


Non solo. Per il giudice infatti “la gravità della condotta posta in essere dall’indagato costituisce motivo di per sé di grande allarme rispetto al pericolo di reiterazione di fatti violenti della stessa natura”. Il gip inoltre sottolinea pure altri elementi emersi nel corso delle indagini, come ad esempio il fatto che il ragazzo indagato porti con sé sempre un coltello all’interno del giaccone. Lo hanno dichiarato due dei suoi amici.


Il giudice parla di “propensione alla violenza” assolutamente “nota alle persone”. Tanto che “la sera prima del delitto uno dei suoi amici gli aveva consegnato una bomboletta di spray urticante, a suo dire, perché sperava che non utilizzasse il coltello”, ma per il gip più verosimilmente perché “l’Amri, prospettandosi la concreta evenienza di risse e colluttazioni, aveva ritenuto utile portare con sé anche un altro strumento idoneo all’offesa”.


Seppur formalmente incensurato, Amri per la procura e per il giudice “mostra di avere una disponibilità alla violenza particolarmente allarmante”.


Stamattina, assistito dall’avvocato Vincenzo Bochicchio, comparirà davanti al giudice che lo ha spedito in carcere per l’interrogatorio di garanzia. L’avvocato che lo assiste dichiara: “L’ordinanza di applicazione della custodia in carcere era più che prevedibile data la gravità delle accuse mosse al mio assistito. Valuteremo il materiale indiziario già ritenuto grave dal gip e rifletteremo sulle iniziative difensive da intraprendere”.


Sentito in questura il giorno dopo i fatti, Amri non avrebbe fornito alcuna indicazione utile, del resto - secondo quanto emerso dalle dichiarazioni degli amici nel corso delle indagini - in quelle stesse ore aveva cercato di disfarsi del telefonino, dei vestiti che aveva addosso e dell’arma del delitto, non ancora rinvenuta.


Ma se, alcuni degli amici hanno confessato - pur in una “condizione di grande timore” sottolinea il giudice - molti altri, dopo il suo arresto, lo difendono e difendono il suo comportamento. Oltre agli hashtag freeyass e freesimo (l’altro arrestato coinvolto nella rissa) comparsi in diversi commenti, alcuni dei ragazzi della banda di Ponte San Giovanni, riferendosi alla notizia, hanno scritto frasi quali: “Quando in 20 fate i figli di xxxx, questo vi meritate, cani”. Lo stesso fratello di Yassin, nome noto alle forze dell’ordine, nei suoi status ha scritto: “E’ facile dire era un bravo ragazzo, tutti siamo bravi, ma poi quando sei in gruppo da 20 pecore e fai il grosso e menate 15 persone contro 2, che ti aspetti un bacio? Allora prima di parlare tanto mettetevi al loro posto”. E poi una minaccia: “Non guarderò in faccia nessuno, per mio fratello perderò anche la vita”.

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