Cronaca
Il 18enne all'uscita dal tribunale
Non c’è alcun segnale di reale pentimento. È per questo motivo che la gip del tribunale di Perugia, Simona Di Maria, ha rigettato l’istanza di revoca dei domiciliari per Emiliano Volpe, il 18enne di Roma accusato di avere istigato al suicidio Andrea Prospero. Il prevedibile rigetto - la gip ha già detto no alla proposta di patteggiamento a due anni e mezzo con pena sostituita dai lavori di pubblica utilità perché ritenuta troppo lieve - è stato depositato ieri dopo i pareri contrari della parte civile e della procura. La giudice Di Maria nell’ultimo provvedimento spiega che “non emergono elementi nuovi di una qualche rilevanza che inducano a ritenere che le esigenze cautelari di cui e già valutate, si siano attenuate”.
Questo anche perché “le spontanee dichiarazioni rese in udienza - si legge nel provvedimento - in cui l’imputato, senza peraltro una espressa assunzione di responsabilità, si è detto dispiaciuto per quanto occorso aggiungendo di essere afflitto per la perdita dell’amico, dichiarazioni che, siccome rese a distanza di ben 10 mesi dai fatti e peraltro all’udienza in cui doveva valutarsi la congruità della sua richiesta e la concedibilità delle attenuanti generiche, sono apparse non sorrette da alcuna autentica resipiscenza, empatia e intento riparatorio soprattutto nei confronti dei familiari della persona offesa”. Per la gip inoltre, esistono elementi che vanno totalmente in direzione opposta: l’evasione dai domiciliari a giugno (il ragazzo poi è stato nuovamente posto ai domiciliari ma nella casa di un altro familiare), il fatto che “malgrado il divieto abbia continuato a utilizzare account di messaggistica, nonostante siano stati proprio questi i canali attraverso i quali ha realizzato le condotte per cui è processo e le collaterali condotte legate agli stupefacenti”.
C’è anche un altro aspetto che viene sottolineato nell’ordinanza di rigetto. La gip infatti spiega che nonostante l’annunciata volontà del ragazzo di riprendere la scuola non è arrivata alcuna richiesta per seguire le lezioni, nemmeno a distanza. “Il che - conclude- è ulteriore sintomo dell’assenza ad oggi di un qualche segnale che possa far ritenere vi sia un concreto sforzo nel prendere le distanze dalle condotte che a lungo ha tenuto e nel seguire un percorso rieducativo”.
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