Cronaca
La professoressa di sostegno di un istituto del comprensorio spoletino, accusata di maltrattamenti aggravati nei confronti della studentessa di cui doveva prendersi cura, rischia il processo. Il pubblico ministero Federica Filippi ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per l’insegnante, che a febbraio dovrà presentarsi davanti al gup per l’udienza preliminare.
Vittima della vicenda è una giovane ragazza con disabilità, affetta da autismo infantile e assistita dall’avvocato Antonio Francesconi: per mesi, secondo l’accusa, ha subìto minacce e comportamenti denigratori da parte dell’insegnante. La donna, si legge nel capo di imputazione, in più occasioni avrebbe allontanato la ragazza dai compagni di classe, costringendola “a trascorrere in solitudine l’orario scolastico all’interno di una stanza a lei dedicata, impedendole di intraprendere il previsto percorso educativo e di inclusione, disinteressandosi della minore e passando la maggior parte del tempo a guardare il suo telefono cellulare”. Per allontanarla dall’aula, secondo l’accusa “la trascinava e strattonava”, provocandole dei lividi. Ma tra i vari gesti di violenza, stando all’accusa, ci sarebbero pure pizzicotti, schiaffi e tirate di capelli. Tutti episodi ripresi dalle telecamere installate a scuola dai carabinieri dopo l’esposto della famiglia della vittima.
Il gip Luca Cercola, lo scorso marzo, aveva rigettato la richiesta di applicazione della misura interdittiva della sospensione dall’esercizio per un anno, perché “malgrado dalla descrizione dei filmati operati dalla polizia giudiziaria e riportata nelle annotazioni in atti sembrerebbe evincersi il compimento di effettive condotte maltrattanti ad opera dell’indagata, in realtà la diretta visione dei filmati restituisce una situazione differente”. Per il gip, infatti, non ci sarebbero state tirate di capelli, perché la docente avrebbe “sistemato con le mani, sia pur con gesti repentini, i capelli della ragazza, al fine di dissuaderla dal proseguire condotte auto aggressive”; mentre gli schiaffi sarebbero “dei buffetti sulla mano” per spronare la giovane. Secondo il gip, “gli atti raccolti non depongono univocamente per la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a carico dell’indagata” per quanto riguarda i maltrattamenti, “fatta salva l’eventuale opportunità - di competenza degli organi scolastici preposti - di rimediare alcune soluzioni adottate (confermare o meno la scelta della stanza riservata per la minore; valutare la prosecuzione dell’assegnazione della docente al suo sostegno alternativamente all’assegnazione a soggetti disabili meno problematici; assicurarsi che l’indagata riveda il proprio metodo educativo)”.
A febbraio, dunque, la prima udienza preliminare: l’avvocato Francesconi, difensore della studentessa, sta “valutando la costituzione di parte civile e l’esperimento dell’azione giudiziaria nei confronti del ministero dell’Istruzione e del Merito”. La professoressa è invece difesa dall’avvocato Alberto Maria Onori, che dichiara di “voler proseguire sulla strada aperta dal gip chiedendo il non luogo a procedere per l’inesistenza del reato”.
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