L'intervista
Raffaele Cantone, procuratore di Perugia
“A Perugia e in generale in tutta l’Umbria, non vi sono gravi problemi di sicurezza che possono destare allarme e preoccupazione. Nei mesi scorsi, a cavallo dell’estate, vi sono stati alcuni focolai di violenza, accesisi per contrapposizioni fra gruppi stranieri per questioni legate allo spaccio, che sono stati prontamente spenti con arresti e misure cautelari emesse in modo molto celere, grazie da un lavoro sinergico di Carabinieri e polizia, con il nostro coordinamento. Penso di poter dire, avendo avuto esperienze anche in contesti ben più complessi come quelli napoletani, che sia giusto notare le profonde differenze con quelle realtà”. A parlare, dopo la pubblicazione della relazione sull’attività svolta dalla procura della Repubblica di Perugia nell’ultimo anno è il procuratore capo, Raffaele Cantone.
- Nella relazione si fa riferimento a un periodo di tempo compreso tra giugno 2024 e giugno 2025, il successivo trimestre fa registrare qualche mutamento significativo?
Io credo che la situazione, almeno in questo periodo, resti quella riferita nella relazione. Ci sono molte denunce ed indagini che riguardano i reati da codice rosso, significative sia sotto il profilo quantitativo che della loro pericolosità. Si conferma una lieve riduzione del numero dei furti, che comunque restano tanti. Ci sono stati vari episodi di violenze anche in luoghi pubblici, ascrivibili soprattutto alla criminalità straniera. Quest’ultima, come già in altre occasioni segnalato, sta assumendo sempre più, anche nelle rese di conti violente che mette in atto, forme mafiose. E’ ciò che è accaduto a Perugia prima dell’estate, con una escalation che abbiamo saputo fronteggiare con misure cautelari emesse in pochissimo tempo, che hanno permesso di assicurare i responsabili dei fatti di sangue alla giustizia.
- Adesso ci parla di forme mafiose, nella relazione lei scrive inoltre che, soprattutto i gruppi criminali stranieri che gestiscono l’imponente spaccio di droga, stanno creando un sistema premafioso….
Il sistema premafioso si evidenzia dalle modalità con cui stanno operando alcuni gruppi criminali, soprattutto albanesi, nord africani e nigeriani; i soggetti che operano nel territorio umbro sono strettamente collegati ad organizzazioni criminali presenti nei luoghi di origine, organizzati spesso con logiche familiste, ma che sul territorio si muovono con metodi tipicamente mafiosi; divisione di compiti e ruoli, gerarchizzazione interna, pagamento di stipendi e delle spese legali anche per i detenuti, messa a disposizione per coloro che arrivano illegalmente in Italia di abitazioni, cellulari, autovetture e contatti utili. E poi un’altra caratteristica mafiosa sta nel tentativo di controllare il territorio attraverso i reinvestimenti dei proventi soprattutto dello spaccio in attività economiche varie, situazione che abbiamo più volte riscontrato nell’ultimo periodo.
- Anche per quanto riguarda le infiltrazioni mafiose, la fotografia dal suo punto di vista resta quella di qualche mese fa?
Sì, non ci sono insediamenti mafiosi o camorristici o le cd locali di ’ndrangheta. La sentenza nel processo Quarto passo, che ha riconosciuto l’associazione mafiosa a soggetti operanti in Umbria, è provvedimento di eccezionale importanza che, per fortuna, fotografa una situazione oggi non più attuale. Si riferisce a reati che risalgono a una decina di anni fa. Molti personaggi coinvolti inoltre sono ancora sul territorio, ma non risulta che siano impegnati in attività illecite e che continuino a muoversi come esponenti della ’ndragheta, quindi si può dedurre che con l’intervento della magistratura si sia riusciti a bloccare tutto. Non vanno, però sottovalutate le presenze di singoli soggetti legati alla ’ndrangheta e alla camorra che in zona fanno affari e che potrebbero essere terminali di riciclaggio di proventi mafiosi; ma si tratta di una situazione ben diversa.
- Nella sua relazione infatti parla di possibili investimenti di capitali da singoli soggetti collegati alle organizzazioni mafiosi nei settori dell’edilizia, della ristorazione, dei rifiuti….
I contesti indicati sono quelli nei quali abbiamo verificato investimenti anche di denaro provenienti dallo spaccio e sono quelli notoriamente più ad alto rischio in una regione che vive di turismo e terziario. Quanto ai rifiuti, abbiamo verificato un aumento delle notizie di reato per fattispecie contravvenzionali ma anche per qualche ipotesi delicata di traffico illecito di rifiuti. Bisogna capire se questo incremento è conseguenza di una situazione contingente derivata da maggiori indagini della polizia giudiziaria o se, invece, c’è altro. E’ un dato che attenzioneremo nel prossimo periodo.
- L’altro elemento che lei mette immediatamente in evidenza è quello relativo ai reati da codice rosso, che continuano a rappresentare un allarme sociale, nella relazione sottolinea l’importanza delle misure cautelari, cosa state riscontrando?
Nella gran parte dei casi le misure del divieto di avvicinamento alla persona offesa o dell’allontanamento dalla casa familiare funzionano. Entrambi i provvedimenti hanno un impatto di invasività ridotto nei confronti di chi commette il reato, che non perde la libertà – nei casi in cui non si ritiene di applicare misure cautelari più restrittive - ma con questa tipologia si può intervenire in maniera tempestiva. E’ un sistema che sta funzionando, le misure vengono normalmente adottate dall’ufficio già nella fase del turno di urgenza o subito dopo cioè quando la situazione è ancora “calda” e necessita di un intervento tempestivo.
- Qualche mese fa, in seguito a una trasmissione tv, lei aveva dichiarato che Perugia non era una città del sud America, e’ ancora convinto sia così?
Confermo oggi quando ebbi a dire qualche mese fa; a Perugia ed in Umbria non vi è alcun allarme criminalità che deve far preoccupare. Nessuno intende sottovalutare gli episodi accaduti a cavallo dell’estate e su certe vicende bisogna tenere alta la guardia; ho una certa esperienza di contesti molto più complessi e credo sia giusto dare atto delle differenze. La botte va risparmiata quando è ancora piena, inutile lanciare allarmi eccessivi se non ce n’è motivo ma non va bene nemmeno mettere la testa sotto la sabbia. Ci sono stati focolai di violenza, ma abbiamo sempre reagito in maniera ferma e tempestiva. Anzi, a questo proposito, vorrei fare pubblicamente un plauso alle forze di polizia perché hanno una capacità di collaborazione encomiabile. Grazie alla loro professionalità, alla loro conoscenza del territorio, è stato possibile lavorare in sinergia, senza concorrenza, con risultati importantissimi.
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