Domenica 21 Settembre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

LIVE

logo radio

Spoleto

Avvistato piranha nella diga di Arezzo

21 Settembre 2025, 05:50

il piranha avvistato

Piranha fotografato da un pescatore

C’è la conferma dell’esperto: il pesce avvistato e fotografato nei giorni scorsi nelle acque della diga di Arezzo (Spoleto) è un piranha. Non ha dubbi Mauro Natali, che per 30 anni ha diretto il Centro ittiogenico del Trasimeno, e a cui è stata mostrata l’immagine scattata da un pescatore spoletino e poi diffusa su su diversi canali social di appassionati. “Conosco bene queste specie ed è assolutamente certo che quello è un Pygocentrus nattereri, comunemente chiamato piranha rosso”, ha detto Natali. Il pesce esotico alla diga di Arezzo può essere arrivato solo a seguito di liberazione da parte del soggetto che lo deteneva in acquario e che, forse complice il periodo estivo e di ferie, ha deciso di portarlo nel bacino artificiale a confine tra le due province umbre. Un gesto ovviamente irresponsabile e punibile per legge, ma in termini ambientali non ha conseguenze, perché corrisponde a una condanna a morte per il piranha rosso, come affermato dallo stesso Natali. L’avvistamento e quindi la presenza dell’esemplare nelle acque della diga di Arezzo ha fatto emergere una serie di criticità rilevate nell’area dai pescatori, cioè da chi lì con maggiore frequenta trascorre qualche ora. Intorno al bacino artificiale, infatti, viene segnalata la presenza di numerose tartarughe, alcune anche di rilevanti dimensioni, che come il piranha sono state liberate in natura dopo essere state acquistate nelle fiere. Ma non sono poche le specie aliene che nel tempo sono state gettate nella diga, come il pesce siluro e l’aspio, entrambi predatori particolarmente feroci che si nutrono di altri pesci. In questo senso, nel dibattito che tra appassionati si è acceso intorno all’avvistamento del piranha, non sono pochi quelli che sollecitano maggiori controlli nell’area della diga, specie nell’area più frequentata, quella cioè a cui si accede da Firenzuola (Acquasparta). 

“Sono consapevoli che il rinvenimento di una simile specie all’interno della diga di Arezzo possa sorprendere e fare scalpore, ma - ha detto Natali -  è un fatto del tutto irrilevante dal punto di vista pratico, perché il piranha, come altri pesci amazzonici, non ha nessuna possibilità di sopravvivenza nel nostro ambiente, a causa della temperature delle acque”. Natali ha quindi spiegato che “un piranha a 18 gradi sopravvive per un po’ dopodiché si ammala, tanto che sull’esemplare fotografato alla diga di Arezzo sono visibili chiazze bianche presenti sul fianco: sono i segni diffusi di micosi, quindi muffe, ovvero il preludio di una morte rapida”. Pure per l’esperto il rilascio di un piranha in un bacino di acqua dolce dell’Umbria, ma in generale europeo, è “un gesto irresponsabile, che però non è il primo”, perché stando al contributo di Natali già 20 anni fa un piranha è stato trovato nella rete di un pescatore del Trasimeno, che nel tentativo di identificarlo è pure stato morso a un dito. In questo senso, l’esperto avverte che è anche “estremamente pericoloso liberare i pesci rossi, che a differenza del piranha si ambientano nelle nostre acque, si riproducono e creano una popolazione, generando un terremoto nell’ecosistema, come accaduto al Trasimeno”. La raccomandazione è chiara: non si rilasciano specie aliene nell’ambiente. 

 

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie