Cronaca
Il quartiere di Fontivegge
C’è un altro modo di raccontare Fontivegge. E c’è un’altra strada per intervenire contro il degrado e l’insicurezza.
Ne è convinto il comitato Mosaico Fontivegge, un gruppo di cittadini residenti alla stazione di Perugia che punta ad avviare, dialogando con l’amministrazione, una serie di interventi per rilanciare il quartiere.
Partendo però da una vera e propria analisi del tessuto sociale, spiega Stefano Goretti, di professione per l’appunto sociologo. Facendo emergere il lato inclusivo, multiculturale e creativo dell’area.
“La problematica di Fontivegge - è scritto in un documento redatto dal gruppo di persone - va affrontata con modalità scientifiche non basandosi su intuizioni, pregiudizi o letture superficiali. Pensiamo che il vissuto attuale del quartiere vada ricostruito con diversi strumenti: mappatura del tessuto demografico, dei luoghi di socializzazione e delle associazioni presenti sul territorio; somministrazione questionari; interviste a testimoni privilegiati; conferenze di quartiere a tema; raccolta dei reati commessi nel tempo disaggregati per tipologia de persone responsabili”.
“Le informazioni raccolte - secondo i redattori dell’atto - permetterebbero non solo l'individuazione delle criticità, anche delle potenzialità permettendo la costruzione partecipata di un programma di interventi”. L’obiettivo fondamentale è il welfare di comunità, mettendo in rete tutte le “risorse” presenti nel territorio, ovvero il suo “capitale sociale collettivo”. Si mette alla berlina il concetto di sicurezza, che se di per sé può risultare aleatorio, di certo sono presenti le “insicurezze”, “collegate non solo e non tanto ai fenomeni di microcriminalità comunque presenti, quanto alla sempre più sperimentata precarietà esistenziale generata dalla contemporaneità.
Precarietà che si presenta sotto molteplici esperienze di vita per le quali non servono le camionette dell’esercito a presidiare strade e piazze e, neppure, l’installazione sempre più esponenziale di telecamere che possono essere utili ex post ma non impediscono di certo un eventuale reato”, spiegano nell’atto. Dunque serve un dialogo costante con il Comune “il tempo della delega è finito”, la via è quella della partecipazione. Ripensare tutti insieme quello che oggi è un “non luogo”. Ribadendo un concetto. “La problematica di Fontivegge va affrontata con modalità scientifiche non basandosi su intuizioni, pregiudizi o letture superficiali”. Il target finale è la creazione di un tavolo territoriale su Fontivegge. Ma questo “richiede un importante lavoro preparatorio. Molti attori potrebbero essere ancora invisibili e la frammentazione sociale ed economica del quartiere potrebbe rendere complesso il loro coinvolgimento”, viene riportato nel documento .
E ancora: riprendersi gli spazi anche con iniziative, spazi e attività creative ed artistiche.
Dare una nuova funzione agli uffici di cittadinanza: “Potrebbero diventare il luogo concreto in cui attuare azioni nell’ottica del lavoro di comunità, dove il disagio e l’esclusione vengono affrontate cercando di attivare connessioni, cooperazioni e corresponsabilità”.
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