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Morta dopo la seduta dal dentista, Gaia Pagliuca uccisa dall'anestesia

La perizia medico legale: "Trattamenti inadeguati"

Francesca Marruco

28 Giugno 2025, 05:36

Gaia Pagliuca

La vittima Gaia Pagliuca

Tossicità sistemica da anestetico locale. E’ questo il motivo per cui Gaia Pagliuca, una ragazza di appena 23 anni, è morta lo scorso anno dopo una seduta dal dentista. E’ infatti quel che, secondo quanto emerge dalla relazione autoptica, si è verificato il 26 settembre 2024 nello studio dentistico di Bastia Umbra di cui la giovane era già paziente. La reazione sarebbe arrivata in seguito alla somministrazione ritenuta non adeguata in dosi e modi dell’anestesia attuata dal dentista per l’estrazione del dente del giudizio. La ragazza infatti, è stato definitivamente chiarito, non aveva alcuna patologia pregressa, nemmeno sconosciuta in vita ed emersa solo in sede autoptica. Dalla relazione medico legale depositata nelle scorse settimane dal dottor Sergio Scalise Pantuso, che era stato incaricato dalla procura di Perugia, emerge inoltre che i dentisti, nello specifico la dentista che dei tre ha materialmente effettuato anestesia ed estrazione del dente, ha tenuto una “condotta non esente da censure”. E difatti, il medico legale, nel ricostruire tutto quel che è accaduto quel giorno all’interno dello studio dentistico, ne elenca diverse. A partire dalla mancanza, in qualunque forma, di qualcosa che somigliasse a una cartella clinica. Il medico legale precisa che “la ricostruzione dell’accaduto può essere fatta solo grazie a dichiarazioni di fatto postume dei sanitari dello studio dentistico. Non vi è una cartella clinica in cui sia descritta anamnesi patologica prossima e remota, obiettività clinica, non vi sono esami radiologici preliminari (che invece è buona prassi eseguire prima dell’estrazione del dente) alla estrazione che consentano di validare la presenza concreta delle alterazioni patologiche dei denti del giudizio e degli altri denti, non vi è consenso informato ai trattamenti eseguiti”. Gaia era stata da quei dentisti anche venti giorni prima per togliere un dente, senza problema alcuno, ma le era stata iniettata meno della metà dell’anestesia del giorno del malore. Quel 26 settembre invece la ragazza era andata inizialmente per una carie, poi però, una volta in studio, si era deciso per l’estrazione di un secondo dente del giudizio.


Secondo il medico legale, “la modifica terapeutica attuata con la paziente già sulla sedia di visita suscita molteplici dubbi anche, in particolare, alla esecuzione di intervento di rimozione dentaria che, per stessa ammissione del dentista nel contesto dell’interrogatorio già citato, era complesso ed attuato senza alcuna preparazione da parte della paziente. Alcun consenso informato scritto vi è”. Quando infatti si procede all’estrazione del dente del giudizio, alla giovane paziente erano già state inoculate 4 fiale di Optocain 30 mg/ml. Quando poi, durante l’intervento stesso, la ragazza aveva lamentato dolore le erano state somministrate altre “due fiale di anestetico Citocain verde 40mg/ml + 5 microgrammi/ml”. Dopo la somministrazione della seconda parte di anestesia, la dentista era riuscita ad estrarre il dente poi però, mentre la ragazza sciacquava la bocca con il colluttorio si era sentita male. Aveva perso conoscenza, aveva degli “spasmi” che secondo Scalise sono compatibili con la tossicità sistemica. Mentre era in quella condizione inoltre la ragazza, che aveva pranzato poco prima di andare dal dentista, aveva iniziato a rigurgitare. “Va chiarito - sta scritto nella relazione - che, in quella fase, stante la non nota anamnesi della giovane ai sanitari odontoiatri in assenza di dati documentali e testimoniali, la motivazione della alterazione dello stato di coscienza poteva essere a genesi molteplice; in tale contesto appare del tutto inadeguato il mancato utilizzo del defibrillatore che pure era presente nello studio odontoiatrico ed il cui uso si imponeva al fine di garantire un adeguato BLDS, supporto delle funzioni vitali e defibrillazione precoce. La esecuzione del BLDS è un obbligo per il personale odontoiatrico; l’uso del defibrillatore è di fondamentale importanza nei casi come quello in discussione poiché può consentire di intercettare ritmo defibrillabile, pre arresto, riportando una condizione patologica del ritmo cardiaco ad una condizione di normalità prima dell’arrivo dei soccorsi sanitari cui spetta il supporto vitale avanzato. Nel caso, al momento del malore non pare sia stato rilevato il ritmo cardiaco, né polsi periferici”.


Scalise bacchetta i dentisti anche per il fatto che non abbiano consigliato il digiuno alla ragazza. “Il vomito - scrive - certamente non si sarebbe verificato se la paziente si fosse recata presso il dentista a digiuno, tale accortezza può essere di aiuto nel caso in cui i pazienti possano avere nausea, vomito, correlata a paura, agitazione. Gaia Pagliuca aveva, peraltro, manifestato tale quadro agli stessi dentisti già prima della prima estrazione dentaria ed infatti veniva accompagnata dal padre proprio per tali problematiche. In ogni modo il vomito alimentare veniva aspirato con l’aspiratore della poltrona rappresentando tuttavia un problema ulteriore nella esecuzione dei trattamenti in atto (massaggio cardiaco e respirazione bocca a bocca)”.
Poi era arrivato il 118 che aveva soccorso la giovane somministrando Intralipid e portandola in rianimazione dove, purtroppo, veniva dichiarata morta tre giorni dopo. Il suo cuore infatti, dopo un’ora di manovre rianimatorie era ripartito, ma lei non si era più svegliata dal coma e i medici ne avevano dichiarato la morte cerebrale. Per Scalise Pantuso, le condotte dei medici dell’ospedale non sono passibili di censura, mentre per quelle del personale dello studio dentistico si. “Appare di tutta evidenza - scrive - che la anestesia necessaria per rimuovere il dente del giudizio non aveva sortito l’effetto richiesto; la motivazione di tale fallimento risiede, del tutto verosimilmente, in una esecuzione tecnica non adeguata ovvero per alterazioni anatomiche del nervo alveolare inferiore, varianti anatomiche ossee. Nel caso, in assenza di uno studio radiografico adeguato, era maggiormente possibile si verificasse il fallimento terapeutico in concreto avutosi”. Il medico procede quindi descrivendo, con i rilievi che ritiene necessari, gli altri istanti successivi.

“Seppur in valore assoluto l’uso della mepicavaina somministrata non risulta abnorme è il suo mancato favorevole effetto che consente di affermare la inadeguatezza tecnica dell’uso del farmaco. Alcuna descrizione di quanto messo in atto dal dentista vi è in ordine alle manovre espletate quali ad esempio cambio posizione ago, tempistica ed entità dei boli iniettati etc non potendo quindi fornire specificazioni critiche in ordine alla condotta tecnica. Chiaro è che, in linea generale, meno anestetico si usa minore è il rischio di tossicità sistemica”. Quella tossicità che ha causato l’arresto cardiaco e poi, purtroppo, la morte di una ragazza nel pieno della vita. Il medico legale conclude infine che “la morte deve essere ascritta di fatto alle conseguenze della prolungata ischemia cerebrale e del coma post anossico secondario indotti dall’altrettanto prolungato arresto cardiaco”. Adesso, con il deposito della relazione autoptica il pm - nel frattempo il procuratore capo Raffaele Cantone ha riassegnato il fascicolo alla dottoressa Anna Maria Greco - potrebbe anche avviarsi verso la chiusura delle indagini. La famiglia della ragazza, assistita dall’avvocato Simone Moriconi attendeva con ansia la relazione che adesso, finalmente, spiega il perché di una morte tanto ingiusta e drammatica. “La consulenza della procura non credo lasci adito a dubbi - dichiara Moriconi - si ravvisa una condotta colposa dello studio odontoiatrico. Siamo fiduciosi nell’operato del pm”. I tre dentisti, assistiti dall’avvocato Luca Maori, sono accusati di omicidio colposo. E proprio Maori, dichiara: “E’ evidente che non esiste alcuna responsabilità da parte dei dentisti, in quanto l’evento letale purtroppo si è verificato per circostanze e fatti assolutamente imprevedibili, tanto che la stessa consulenza tanatologica non ha saputo dare un’indicazione precisa in ordine al decesso, dato probabilmente dall’anestesia, ma senza alcuna indicazione specifica anche perché la paziente non aveva avvertito di eventuali allergie che comunque non sono mai state riscontrate. E’ purtroppo un tristissimo evento occorso come succede in alcuni casi per motivazioni che rimarranno sempre sconosciute”.

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