Cronaca
Alla conferenza in Questura, da sinistra Ghizzoni, Tana, Cicchella, Sallustio e Felici
Non si muovevano mai in meno di quattro, uno di loro rimaneva in auto a perlustrare la zona, mentre gli altri iniziavano a battere a tappeto le abitazioni da ripulire. File intere di case setacciate a colpi di citofono, aspettando quella mancata risposta che dava il via libera per entrare e fare razzia di oggetti di valore. Per poi fuggire. Sono quattro i furti messi a segno e uno tentato tra Trevi, Bettona, Collazzone, Todi e Bevagna, contestati alla banda dei ladri arrestata nella notte dalla polizia, ma arrivavano anche a decine al giorno le perlustrazioni, gli appostamenti, i citofoni suonati alla ricerca dell’abitazione in cui mettere a segno, nel giro di due, tre minuti al massimo, il colpo perfetto, da parte del gruppo composto da cinque cittadini italiani di etnia sinti, con un’età compresa tra i 20 e i 34 anni, tutti stabili a Foligno, da dove partivano alla volta delle altre città della Provincia per fare incetta di preziosi e denaro.
Quattro di loro sono finiti in carcere, mentre un quinto è scappato ed è ricercato. La Procura di Spoleto ha chiesto e ottenuto la misura cautelare più pesante, infatti, per i cinque cui è contestato il furto aggravato sia dal concorso che dalla violenza sulle cose. Sotto il coordinamento della procura spoletina infatti si è svolta l’indagine realizzata dagli agenti del commissariato folignate e dalla squadra mobile di Perugia, coadiuvati da alcuni equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Umbria-Marche. Indagine che ha permesso, a partire dal febbraio scorso, di documentare l’incessante attività del gruppo.
“Abbiamo colpito un gruppo criminale dedito ai furti in abitazione, ovvero l’unica fattispecie di reato su cui registriamo un aumento degli episodi, che sono particolarmente odiosi per i cittadini e su cui stiamo ponendo grande attenzione” ha detto il questore di Perugia Dario Sallustio nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’operazione. Con lui anche il procuratore capo di Spoleto Claudio Cicchella, che ha invece evidenziato sia “la rapidità della risposta che gli inquirenti hanno dato alla collettività, perché i furti risalgono al febbraio e al marzo scorso”, che “la rilevanza della risposta che ha portato all’applicazione della misura cautelare più afflittiva per gli indagati”. Fondamentale per gli inquirenti è stato il video consegnato da un vicino di casa di una delle famiglie vittime dei furti, che quando li ha visti, li ha filmati con lo smartphone. Le immagini hanno permesso agli investigatori di Foligno di riconoscere alcuni dei soggetti, tutti già noti, alcuni per precedenti specifici, altri per reati contro la persona, come risse e rapine, indirizzando così l’attività degli inquirenti. Le indagini si sono svolte “alla vecchia maniera” hanno spiegato il sostituto procuratore Alessandro Tana, dal capo della squadra mobile Maria Assunta Ghizzoni e dal vicequestore Adriano Felici, a capo del commissariato folignate, ovvero con attività di osservazione e pedinamento.
Il modus operandi ben rodato del gruppo li vedeva agire per lo più al mattino, quando partivano da Foligno senza pianificare le case in cui avrebbero compiuto il colpo. Partivano a bordo di una o due auto per arrivare in una zona abitata, perlustrarla e poi iniziare a suonare i campanelli. Se qualcuno rispondeva al citofono, vanificando il tentativo, uno di loro si inventava una scusa qualsiasi, come la richiesta di un’indicazione stradale, altrimenti procedevano aprendosi un varco, solitamente forzando una finestra con arnesi da scasso. Una volta dentro in pochissimi minuti mettevano a soqquadro l’abitazione, alla ricerca di oro e denaro. Colpi che hanno fruttato per lo più alcune migliaia di euro, eccezion fatta per quello messo a segno a Trevi, dove sono riusciti a forzare anche una cassaforte, facendo razzia di oro e altri oggetti di valore per una somma che si aggira tra i 20 e i 30 mila euro.
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