perugia
Una cavalla scomparsa
Vanno verso il patteggiamento i due imprenditori umbri coinvolti nell’inchiesta sulla macellazione illegale dei cavalli non destinati al consumo umano. L’udienza è stata fissata per il 12 giugno prossimo. Contro il rito alternativo però, arriva la dura presa di posizione dell’associazione animalista Horse angels che spiega come si siano “perse le tracce di molti cavalli”. Tra cui una cavalla razza Hannover che i proprietari avevano collocato in un maneggio romano e da cui è “sparita”. “Non si sa che fine gli abbiano fatto fare- spiega la presidente dell’associazione Roberta Ravello - verosimilmente si sono liberati di lei con il famoso codice zeta”.
Quanto al prossimo patteggiamento invece, l’associazione dichiara: “Nel procedimento penale che ha scoperto un grave caso di traffico illecito di cavalli non destinati alla produzione alimentare, macellazione abusiva, maltrattamento animale, commercio illecito di sostanze vietate e falsificazione di documentazione sanitaria, è stata avanzata richiesta di patteggiamento. Le pene concordate, tutte sospese, vanno da due anni a un anno e sei mesi. In un caso, è prevista la conversione in lavori di pubblica utilità. Nessuno degli imputati sconterà un giorno di detenzione, e non è stato previsto alcun risarcimento per le parti lese, comprese le associazioni che si battono per la tutela degli animali. Horse Angels ODV, da sempre impegnata nella denuncia di queste pratiche illegali e nella protezione dei cavalli vittime di sfruttamento, esprime profonda preoccupazione e amarezza di fronte a un esito che rischia di trasmettere un pericoloso messaggio di impunità. È fondamentale che la giustizia italiana riconosca il valore della vita animale e l’importanza della sicurezza alimentare, trattando con il dovuto rigore chi lucra sulla sofferenza degli animali e aggira le regole poste a tutela della salute pubblica. Attendiamo ora la decisione del magistrato sull’omologazione del patteggiamento, con la speranza che si tenga conto del grave disvalore sociale e della necessità di una risposta penale che sia, almeno, dissuasiva e simbolicamente giusta”.
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