Perugia
Sette anni di reclusione, interdizione perpetua dai pubblici uffici e una provvisionale di 50 mila euro. E’ questa la sentenza di condanna emessa ieri nei confronti di un 49enne di origine romena processato per aver violentato la nipotina per anni. Gli abusi, commessi dallo zio - arrestato a gennaio 2024 - sarebbero andati avanti per almeno cinque anni: la bambina non ne ha ancora compiuti 14. Era stata lei stessa a trovare il coraggio di raccontare l’inferno che stava vivendo ogni volta che, per organizzazione familiare, veniva lasciata a dormire a casa dello zio, vicino di casa. Aveva confidato le violenze subite alla fidanzata del fratello maggiore, che immediatamente aveva informato i genitori della bambina. Dopo la denuncia i carabinieri lo avevano in un primo momento indagato e poi arrestato di rientro da un viaggio in Romania. Da allora è ancora in cella. Dall’inchiesta, sfociata ieri nella condanna di primo grado in abbreviato (che gli è valsa lo sconto di un terzo della pena) era emerso un quadro gravissimo di violenze sessuali aggravate nei confronti della bimba.
Il 49enne minacciava la nipotina - costretta a subire pratiche sessuali irripetibili - e le diceva che se avesse raccontato a qualcuno cosa accadeva, sarebbe morta come lui. Le diceva che se l’avesse denunciato, lui sarebbe stato in grado, non solo di far morire lei, ma anche di far del male ai suoi familiari.
A carico dell’uomo anche il Dna dell’imputato - assistito dall’avvocato Ilario Taddei - trovato sugli indumenti intimi della vittima e il profilo genetico della bambina isolato in oggetti, non di uso comune, sequestrati in casa dell’arrestato. Il pm titolare dell’inchiesta, Patrizia Mattei, aveva chiesto una condanna a 10 anni.
“Siamo soddisfatti - dice adesso l’avvocato Delfo Berretti che assiste la famiglia della bambina - perché si trattava di un fatto di una gravità enorme e la condanna è stata commisurata, tuttavia nutriamo forti perplessità sulle attenuanti generiche concesse. La condotta dell’imputato, che è lo zio della vittima, è stata reiterata e si è consumata in casa, dove i bambini dovrebbero essere al sicuro”.
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