Lo studio
Sempre più anziani che vivono soli
E’ una regione a due velocità, almeno dal punto di vista demografico, quella che emerge dall’analisi dei dati dell’ultimo censimento effettuata da Giuseppe Coco, responsabile dell’area di ricerca mutamenti sociodemografici dell’Aur, l’Agenzia Umbria Ricerche. Al primo gennaio 2025, la popolazione residente in Umbria si attesta sotto gli 852 mila abitanti, segnando una perdita significativa rispetto agli anni precedenti. Tuttavia, più che la cifra assoluta, è la distribuzione territoriale a raccontare le trasformazioni: i centri più grandi, come Perugia e Terni, resistono meglio, ospitando oltre il 31% della popolazione regionale, con un’età media sotto i 48 anni una presenza straniera superiore all’11% e tassi di natalità sopra la media regionale.
In controtendenza, i 63 Comuni sotto i 10 mila abitanti, che accolgono quasi un quarto della popolazione, mostrano segnali di forte invecchiamento: età media oltre i 51 anni, indice di vecchiaia superiore a 260 e mortalità che tocca picchi del 16 per mille. La situazione si fa ancora più critica nei dodici microcomuni con meno di mille abitanti, dove il saldo naturale è cronicamente negativo e la presenza di giovani è quasi inesistente.
Poggiodomo, con soli 91 residenti, rappresenta il simbolo di questa tendenza: un’età media di 63,9 anni e un indice di vecchiaia di 1.150, che indica più di 11 anziani ogni giovane. La comunità si avvicina a un limite di sostenibilità, dove il ricambio generazionale si interrompe e la permanenza diventa l’unico obiettivo.
Tuttavia, ci sono segnali di speranza. Comuni come Preci e Valtopina mostrano dinamiche positive: Preci ha registrato un incremento demografico del 2,3% nel 2023, a Valtopina la popolazione straniera è aumentata di oltre il 21%. “L’indicatore che forse più di ogni altro traduce le fratture territoriali è l’indice di vecchiaia – evidenzia Coco -da oltre 370 nei microcomuni a poco più di 220 nei centri medi. È su questo gradiente che si giocano il fabbisogno assistenziale, la domanda di welfare, la vitalità stessa delle comunità locali”.
L’analisi delle famiglie rivela un’altra trasformazione profonda: il 37% dei nuclei umbri è composto da una sola persona, con una presenza più marcata nei piccoli centri (fino al 41%) rispetto alle aree urbane (sotto il 34%). Crescono le famiglie monogenitoriali, mentre diminuiscono quelle con figli, e la media dei componenti si riduce a 2,2 nuclei per famiglia, con un’ulteriore contrazione nei centri più grandi.
L’invecchiamento si riflette anche nella presenza di centenari: tra i 347 centenari registrati nel 2023, quasi nove su dieci sono donne, un dato che evidenzia come il genere femminile abbia un ruolo centrale nel volto dell’anzianità regionale. “Questa transizione della struttura familiare ha implicazioni vaste - rimarca Coco nella sua ricerca - sulla domanda di servizi, sulla coesione intergenerazionale, sui consumi, sul welfare. È un mutamento che avviene in silenzio, ma che ridisegna il volto sociale della regione, comune dopo comune.
Dal punto di vista migratorio, la componente straniera si conferma elemento di stabilità: oltre 88.500 residenti, pari al 10,4% della popolazione, con un saldo migratorio positivo di circa 4.200 unità nel 2023. La presenza di cittadini provenienti da 159 Paesi segna una netta concentrazione di rumeni (25,0%), albanesi (11,7%) e marocchini (9,9%).
Naturalmente, come rimarcato nel report, la stabilizzazione della componente straniera solleva alcune criticità: dalle condizioni abitative alla vulnerabilità di specifici nuclei familiari, fino alle difficoltà di conciliazione tra tempi di vita e lavoro. Al tempo stesso, tuttavia -come viene spiegato - è importante non ridurre questa presenza a una dimensione meramente funzionale ai servizi. Si tratta di una componente demograficamente dinamica, che contribuisce in modo significativo all’equilibrio strutturale della popolazione regionale. In molti comuni umbri, soprattutto nei centri medi e nei distretti industriali, l’incidenza degli stranieri supera il 15%. A Bastia Umbra, Marsciano, Umbertide, ad esempio, il loro contributo, è decisivo per il mantenimento dei servizi scolastici e della vita sociale. Nei piccoli Comuni, pur essendo numericamente meno presenti, rappresentano spesso una quota rilevante delle nuove nascite.
“Le evidenze del censimento 2023 indicano che la demografia umbra è entrata in una fase non più di semplice declino, ma di riconfigurazione profonda - evidenzia Coco - Le famiglie si riducono, aumentano i nuclei unipersonali, cambiano le traiettorie della genitorialità. Il saldo naturale, cronicamente negativo, ha toccato livelli difficilmente reversibili nel breve periodo. Tutto ciò richiede un salto di consapevolezza. Non siamo di fronte a una crisi passeggera, ma a una transizione strutturale. La questione demografica deve diventare principio ordinatore. È su questo terreno - aggiunge Coco - che si giocheranno le scelte più decisive in materia di welfare, scuola, servizi alla persona, politiche familiari e sviluppo territoriale”.
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