CALCIO
Sandro Tonali, Angel Di Maria e Nicolò Zaniolo
Sandro Tonali e Nicolò Fagioli avrebbero svolto il ruolo di collettori delle scommesse per gli altri calciatori di Serie A. Lo scrivono i pubblici ministeri di Milano Paolo Filippini e Roberta Amadeo negli atti dell’inchiesta sul scommesse sportive illegali e online, lanciata dal Corriere della Sera. I due centrocampisti si sarebbero occupati di "diffondere e pubblicizzare" le piattaforme illegali per i cui gestori, la Procura di Milano, chiede gli arresti domiciliari. Gli altri 20 calciatori e sportivi indagati per esercizio abusivo di attività di gioco e scommessa rispondono in quanto 'meri giocatori' delle 'scommesse sportive illegali' all’interno della 'poker room virtuali organizzate tra amici'".
"A fronte di tale attività agevolatrice", il calciatore oggi al Newcastle e il collega che gioca nella Fiorentina, "risultano essere stati remunerati attraverso il riconoscimento di bonus sui propri conti di gioco o con una decurtazione del loro debito contratto con le scommesse".
Tra gli altri giocatori che appaiono nell'indagine c'è il centrocampista milanista Alessandro Florenzi, Nicolò Zaniolo (Fiorentina), il portiere juventino Mattia Perin e il compagno centrocampista americano Weston James Earl McKennie, gli ex juventini Leandro Paredes e Angel Di Maria, il difensore della nazionale Raoul Bellanova, il centrocampista Samuele Ricci, gli attaccanti Cristian Buonaiuto e Matteo Cancellieri, il difensore dominicano Adames Hector Junior Firpo (Leeds United), il tennista Matteo Gigante e un’altra decina di non sportivi.
I pagamenti per le scommesse clandestine venivano mascherate come acquisto di Rolex e monili di lusso in una gioielleria di Milano. Il sistema prevedeva "finte vendite da parte della gioielleria di orologi" e gioielli mai consegnati, fa sapere il Procuratore Marcello Viola in una nota, da usare come causale per il bonifico emesso dagli scommettitori a saldo del debito contratto per le scommesse effettuate sulle piattaforme illegali".
Un sistema volto a ostacolare la "provenienza illecita del denaro". "E' stato accertato - si legge agli atti - che Nicolò Fagioli si sia avvalso di prestiti in denaro per far fronte al pagamento dei debiti" concessi da soggetti terzi (calciatori ma non indagati) chiedendo di "effettuare per suo conto bonifici in favore della gioielleria". Un altro sistema si basava sull'utilizzo di "soggetti prestanome" che hanno messo a disposizione "carte Poste Pay, account Revolut e conti correnti" per "saldare o ridurre le posizioni debitorie". Sono stati ricostruite transazioni da almeno 300mila euro. I prestanome si occupavano anche della "riscossione del denaro contante", almeno 400mila euro.
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