Spoleto
I 4 pompieri morti di glioblastoma
“Mio marito considerava il suo lavoro una vera e propria missione. Diceva sempre che i colleghi erano una famiglia. Era originario di Terni ma si sentiva spoletino d’adozione: si è trovato talmente tanto bene nella caserma di Spoleto da non richiedere mai il trasferimento”. A parlare è la signora Maria Grazia Arena, moglie di Roberto Parlascino, uno dei quattro vigili del fuoco venuti a mancare nel periodo compreso tra il 2022 ed il 2023 (dopo aver lavorato per anni nel territorio di Arezzo) a causa di un glioblastoma di IV grado, un tumore tra i più feroci ed aggressivi secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Decessi che potrebbero essere potenzialmente legati tra loro. Non è chiaro, al momento, in che modo Parlascino, Mario Marraghini, Maurizio Ponti e Antonio Ralli abbiano contratto la patologia in questione (particolarmente rara). Tutti, però, sono accomunati dal fatto di aver utilizzato dispositivi, ovvero le tute protettive precedenti al 2014 e gli schiumogeni impiegati fino al 2020, contenenti sostanze chimiche chiamate Pfas i cui effetti a lungo termine restano tuttora ignoti.
Da qui la richiesta al Governo di avviare un’apposita indagine epidemiologica al fine di fare piena luce sulla questione e stabilire se c’è o meno un’eventuale correlazione tra le particelle chimiche e le morti dei quattro uomini. La vicenda, trattata in primis dalla testata giornalistica “Arezzonotizie.it”, riguarda come detto anche la città del Festival. Parlascino, dislocato dal 2001 al 2002 nel distaccamento di Bibbiena e spentosi il 27 marzo 2023 a 58 anni, ha infatti lavorato per diverso tempo a Spoleto. Sua moglie Maria Grazia, dopo essere venuta a conoscenza dei casi registrati nel comprensorio aretino, ha quindi contattato le altre famiglie per fornire la propria testimonianza e i documenti a sua disposizione. “Un vigile del fuoco di Terni, che conosceva bene mio marito, mi ha mandato su Whatsapp l’articolo in cui si parlava di questi pompieri di Arezzo deceduti, a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro, per colpa di questa patologia celebrale ipotizzando una possibile correlazione con la presenza di Pfas nei9 loro dispositivi. Quando l’ho letto - ha affermato la signora Maria Grazia - sono rimasta sconcertata. Su Facebook ho poi trovato il nome di uno dei figli che venivano citati nell’articolo, con il quale ho cominciato a parlare”.
Insieme, quindi, nelle prossime settimane cercheranno di avere risposte. Il loro intento non è quello di ricevere risarcimenti di natura economica bensì spingere le Autorità competenti ad indagare sull’argomento. Un monitoraggio a livello nazionale per capire quanti casi di questo tipo sono stati registrati tra i pompieri in attività e quelli in pensione, finora, non è mai stato fatto. Ora, invece, si cerca di saperne di più sulle cause di questa malattia che ha colpito quattro vigili del vigili del fuoco.
*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy