Sono parole che lasciano il segno quelle di Laura Santi, 49 anni, giornalista, esponente dell'Associazione Luca Coscioni. Da oltre 20 anni è malata di sclerosi multipla progressiva. Una condizione purtroppo irreversibile, che le provoca spasmi e sofferenze e l'ha privata totalmente di autonomia. Da sola non riesce a mangiare, lavarsi, alzarsi dal letto e compiere qualsiasi altra azione. Ha bisogno di assistenza 24 ore al giorno. All'inizio del 2022 ha chiesto di poter ricorrere al suicidio medicalmente assistito. L'Azienda sanitaria ha espresso parere negativo. Laura non si è arresa e ha continuato la battaglia. Oggi, mercoledì 19 giugno, a Roma udienza pubblica sul suicidio assistito al palazzo della Consulta. La giornalista ha spiegato che il suo corpo "si sta immobilizzando sempre più, ho dolori, hanno impiegato tre ore per vestirmi. Da sola morirei di sete e di fame nel mio letto. Quello che mi viene dato non è forse un trattamento di sostegno vitale? Si tratta solo di ampliare l'interpretazione. Chiedo solo la libertà di avere un piano B". Laura è costretta dover contare su cinque assistenti e il marito, Stefano Massoli, è il suo cargiver. "Mi lavano, mi nutrono, non so più se è vita questa. Sono una persona lucida, caparbia e attaccata alla vita. Ma mi chiedo: questa è vita?". I giudici della Corte Costituzionale hanno ammesso la sua richiesta di intervenire come terza parte nel procedimento. La stessa decisione per un'altra donna anche lei affetta sclerosi multipla progressiva. Un passo avanti molto importante. "Questa giornata è estremamente emozionante - ha commentato Laura - Non voglio illudermi, ma l'accoglimento del mia richiesta è una dimostrazione di sensibilità. Non vogliamo modificare il dettato costituzionale ma si tratta di capire cosa si intende per trattamento di sostegno vitale". (CORRIERE DELL'UMBRIA)
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