Assisi
Costantino D'Orazio
Con una lectio magistralis dal titolo Corpo e creatività: la persona nell’arte contemporanea, Costantino D’Orazio sarà ospite ad Assisi il 14 settembre al Cortile di Francesco CorporalMente. Il direttore dei Musei nazionali di Perugia - Direzione regionale musei nazionali fin dal suo arrivo, nel gennaio scorso, ha collaborato in stretto contatto con il Sacro Convento dalla grande mostra sul Maestro di San Francesco, alle programmazioni in cantiere con progetti legati alle ricorrenze francescane in corso. Il tutto in virtù anche di una convenzione, appena rinnovata, che lega la Galleria nazionale dell’Umbria al Sacro Convento, finalizzata alla valorizzazione del museo del Tesoro della Basilica papale di San Francesco.
- Direttore, la sua lectio magistralis come aderisce al messaggio francescano?
L’argomento è legato all’Ottavo centenario delle Stimmate quindi al valore che nel culto di Francesco ha assunto il suo corpo. Francesco è tra i primi nella storia della chiesa ad aver ribadito che il corpo è il custode di uno spirito, non è quindi soltanto uno strumento di relazione con il contesto ambientale, ha un valore simbolico. Questo si riflette nel tentativo degli artisti contemporanei che hanno cercato di superare il limite della corporeità, il limite della natura per andare oltre, trasformarlo in qualcosa altro. Diventa quindi estremamente interessante poter leggere come questo tema si sia riflesso nella creatività contemporanea ed è altrettanto interessante vedere come il Sacro Convento proponga temi nuovi attraverso i quali trattare il messaggio francescano.
- Punto di partenza della sua lectio?
La prenderò molto larga, farò un velocissimo accenno a Caravaggio. Perché nella sua pittura il ruolo del corpo assume un valore completamente nuovo nella storia dell'arte: per la prima volta si è in presenza di un corpo completamente vero, con tutte le sue ferite, con tutti i suoi difetti. Lui è tra i primi artisti che raffigura la malattia. E da queste fragilità per me parte la riflessione che il Novecento fa del corpo come di qualcosa non più filtrato dallo sguardo dell'artista quindi molto più potente.
- Come procede l’excursus...
Senz’altro con Picasso e d’altra parte parlerò di Munch anticipando alcuni temi centrali che saranno nella grande mostra che inaugura a palazzo Reale a Milano il 14 settembre di cui io rappresento la voce italiana del progetto espositivo.
- Proseguendo, quali sono i nodi di svolta che il corpo assume nell’arte contemporanea?
Il corpo da essere soltanto una immagine rappresentata, diventa anche uno strumento di riproduzione dell'opera. Mi riferisco per esempio all’arte informale. Penso a Jackson Pollock, per esempio. Dove il corpo ha un ruolo fondamentale perché diventa gesto, si pensi a quando lui sembra quasi danzare sulle sue tele poggiate a terra. Anche nel passato il corpo è stato gesto: San Francesco con le sue Stimmate. Un corpo, dunque, mai semplicemente rappresentato come elemento della realtà ma sempre come rappresentante simbolico di qualcosa. Un altro momento di svolta è Francis Bacon, attraverso il corpo intervenire sulla tela, diventa materia su cui fare arte. Lo stadio successivo è rappresentato dalla body art: si esce alla tela e lo sguardo comincia a rivolgersi a se stessi. Da qui le varie esperienze: da Marina Abramovic a Gina Pane.
- Mi viene da chiederle che posto dà al corpo privo di identità di Keith Haring?
Con lui il corpo diventa parte dell’ambiente, non ha identità, non è uomo, non è donna, non ha occhi, non ha bocca, è soltanto gesto, è soltanto movimento. Il corpo di Keith Haring non si può isolare dal contesto nel quale viene rappresentato
- La lectio come conclude?
Con il corpo contemporaneo completamente smaterializzato che fa uso dell'intelligenza artificiale, semplicemente finzione, qualcosa di artefatto e digitale. Una finzione molto pericolosa.
- Pericolosa in quanto...
Perché illude la nostra percezione. Non è una finzione dichiarata ma che ha grande verosimiglianza con il reale e che quindi soddisfa il nostro desiderio di realtà e di verità. Ma abbiamo ancora bisogno di saperla governare e oggi non abbiamo tutti gli strumenti per comprenderla, bisogna comunque imparare ad accogliere.
- Nelle prossime programmazioni della Galleria va avanti la collaborazione stretta con il Sacro Convento anche in funzione di una mostra legata all'Ottavo Centenario del Cantico delle Creature. Anticipazioni sul progetto espositivo...
Sarà una mostra in cui, partendo dallo sguardo di Francesco nel Duecento, racconteremo come si è evoluto il rapporto tra l'uomo e la natura attraverso l’arte fino ad arrivare all’Ottocento. Nella mostra ci saranno diverse sezioni con dei quadri straordinari in cui il Cantico delle creature diventerà il filo conduttore per raccontare il rapporto con gli elementi naturali attraverso il tempo.
- Secondo lei che cosa rappresenta Assisi in Umbria?
La sua anima. Chi ha voglia capire lo spirito dell'Umbria, non le sue tradizioni, non la gastronomia, non la politica, non la storia, ma l’anima lo fa andando ad Assisi. Sono convinto che anche coloro che si professano non cattolici comunque hanno un rispetto e sentono un legame con Francesco e quindi solo andando ad Assisi, si capisce la forza, la potenza dell'anima umbra.
- L’attualità del messaggio francescano...
Francesco è il primo ad aver dato del tu alla Natura e ad averci spiegato con il suo esempio come il nostro corpo possa vivere in armonia con il mondo. Ecco, mi sembra che siano tantissimi oggi, cristiani e non, a cercare questo equilibrio: basta tornare a Francesco.
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