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Pace, la parola dimenticata

Redazione Web

21 Novembre 2024, 10:00

Papa Francesco

Papa Francesco

Il Corriere dell'Umbria nell'edizione di oggi, giovedì 21 novembre, ha pubblicato la lettera di Papa Francesco, inviata al nunzio apostolico in Ucraina, arcivescovo Visvaldas Kulbokas, e riportata ieri in prima pagina dall'Osser-vatore Romano, non per esprimere una presa di posizione del nostro giornale a favore di una o dell'altra parte coinvolta nel conflitto in corso ai confini dell'Unione Europea, né per aderire o dissentire rispetto ad alcuni giudizi in essa contenuti.

La sua pubblicazione intende invece mantenere alta l'attenzione su una tragedia che, ormai da troppo tempo, mille giorni, si sta consumando e che, nelle ultime ore, ha registrato un aggravamento tale da prospettare scenari drammatici. L'Ucraina, dopo aver ricevuto l'autorizzazione dagli Stati Uniti, ha lanciato missili di fabbricazione americana su territorio russo. In risposta, la Russia ha deliberato il possibile utilizzo di armi nucleari anche contro quei Paesi che, per colpire la sua sovranità, utilizzano armamenti forniti da potenze nucleari.

Papa Francesco ha scelto il nome del santo di Assisi perché "uomo di pace" oltre che "uomo di povertà". E' lo stesso motivo per cui, in questo momento, il Corriere dell'Umbria non può non sottoporre all'attenzione dei suoi lettori parole e valori, anticipati 8 secoli fa, dall'umbro più celebre nel mondo. Mai come ora si avverte l'urgente necessità di pace e di percorsi di dialogo. E non è più solo un problema di chi ha ragione o torto. Siamo in bilico sopra al punto di non ritorno.

Ecco la lettera di Papa Francesco:

Caro Fratello,

attraverso questa lettera, che indirizzo a te in quanto mio rappresentante nell'amata e martoriata Ucraina, desidero abbracciare tutti i suoi cittadini, ovunque essi si trovino. Me ne offre l'occasione il compimento dei mille giorni dell'aggressione militare di ampie dimensioni che gli ucraini stanno subendo. So bene che nessuna parola umana è in grado di proteggere le loro vite dai bombardamenti quotidiani, né consolare chi piange i morti, né curare i feriti, né rimpatriare i bambini, né liberare i prigionieri, né mitigare i crudi effetti dell'inverno, né riportare la giustizia e la pace. Ed è questa parola - PACE - purtroppo dimenticata dal mondo d'oggi, che vorremmo sentire risuonare nelle famiglie, nelle case e nelle piazze della cara Ucraina. Purtroppo, almeno per ora, non è cosi! Queste mie, tuttavia, non vogliono essere semplici parole, pur cariche di solidarietà, ma, come faccio sin dall'inizio dell'invasione di codesto Paese, accorata invocazione a Dio, unica fonte di vita, speranza e saggezza, affinché converta i cuori e li renda capaci di avviare percorsi di dialogo, di riconciliazione e di concordia. So che tutte le mattine, alle ore nove, con un "minuto di silenzio nazionale", gli ucraini ricordano con dolore le numerose vittime provocate dal conflitto, bambini e adulti, civili e militari, come pure i prigionieri, che si trovano spesso in deplorevoli condizioni. Mi unisco a loro, cosicché sia più forte il grido che si innalza verso il Cielo, dal quale viene l'aiuto: «Il mio aiuto viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra» (Sal 121). Che il Signore consoli i nostri cuori e rafforzi la speranza che, mentre raccoglie tutte le lacrime sparse e ne chiederà conto, Egli rimane accanto a noi anche quando gli sforzi umani sembrano infruttuosi e le azioni non sufficienti. Con la fiducia che sarà Dio a pronunciare l'ultima parola su questa immane tragedia, benedico l'intero popolo ucraino, a cominciare dai Vescovi e dai Sacerdoti, con i quali tu, caro Fratello sei rimasto accanto ai figli e alle figlie di codesta Nazione lungo tutti questi mille giorni di sofferenza.

Dal Vaticano, 19 novembre 2024

Papa Francesco

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