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Perugia, il bilancio di fine anno della Cgil: "La crisi è più strutturale. Calo demografico da combattere"

"Per il 2026 servono visione e coraggio"

30 Dicembre 2025, 08:56

Perugia, il bilancio di fine anno della Cgil: "La crisi è più strutturale. Calo demografico da combattere"

Redditi bassi, lavoro povero e occupazione fragile. Ieri, nella sala Proietti della Cgil di Perugia, si è tenuta la conferenza stampa di fine anno della Camera del Lavoro, un appuntamento che il segretario generale Simone Pampanelli ha utilizzato per tracciare un quadro netto e preoccupante della situazione socioeconomica della provincia e per indicare le priorità sindacali che segneranno il 2026.

“Il 2025 è stato un anno straordinario per intensità, complessità e qualità dell’impegno sindacale”, ha esordito Pampanelli, richiamando un contesto internazionale segnato da guerre, instabilità geopolitica e dalla scelta europea di puntare sul riarmo, fattori che hanno inciso direttamente sulle condizioni materiali dei lavoratori, tra aumento dei costi energetici, instabilità dei mercati e compressione dei diritti.

Sul piano nazionale, l’anno è stato attraversato dalla battaglia referendaria su lavoro e cittadinanza: “Al di là dell’esito – ha sottolineato – è stato un impegno straordinario che ci ha riposizionato in mezzo alla gente”, in particolare tra i giovani, protagonisti anche delle mobilitazioni per la pace e per i diritti umani.

A livello territoriale, l’azione sindacale si è concentrata sulla difesa del tessuto produttivo e sociale della provincia. Emblematica, in questo senso, la mobilitazione contro l’aumento delle tasse regionali, “un confronto che ha portato a modificare in modo significativo l’impostazione iniziale della Giunta, abbassando l’aumento del carico fiscale e redistribuendolo verso l’alto, tutelando maggiormente i redditi più bassi”.

Il quadro demografico delineato è allarmante. Dal 2014 al 2025 la popolazione della provincia di Perugia è diminuita del 3,8%, con un forte invecchiamento: solo il 11,4% ha meno di 15 anni, mentre gli over 65 superano il 26%. “È il segno di una società che invecchia, si frantuma e diventa sempre più dipendente dai servizi pubblici”, proprio mentre sanità e welfare vengono messi sotto pressione.

Anche sul fronte economico i dati restituiscono un’immagine di grande fragilità. “Il quadro dei redditi conferma una provincia segnata da povertà diffusa e disuguaglianze strutturali”: il 68,8% dei contribuenti dichiara meno di 26.000 euro annui; oltre un quarto non arriva a 10.000 euro, mentre il reddito medio da lavoro dipendente si ferma a 20.331 euro lordi annui. “Si lavora di più ma si produce poca ricchezza aggiuntiva”, ha osservato Pampanelli, evidenziando la contraddizione tra crescita dell’occupazione (+1,9%) e crescita del Pil, che aumenta solo del +0,6%. A questo si aggiungono crisi industriali, delocalizzazioni e scelte imprenditoriali di corto respiro, che rischiano di trasformarsi nel 2026 in una vera emergenza occupazionale.

La proposta della Cgil è chiara: “Non serve un patto per il lavoro qualunque, ma un Patto per la qualità del lavoro”, fondato su un governo pubblico dello sviluppo e sulla condizionalità negli aiuti alle imprese, che preveda l’applicazione dei Ccnl, salari dignitosi, sicurezza e sostenibilità.

Serve visione e coraggio”, ha concluso il segretario, rilanciando per il 2026 l’impegno su sanità pubblica, lavoro dignitoso e sicuro, fisco giusto e partecipazione reale dei territori alle scelte che riguardano il loro futuro: “I lavoratori e i pensionati di questa provincia pretendono un cambio di passo, non più politiche calate dall’alto, sorde, ma un coinvolgimento vero per costruire scelte che migliorino concretamente le condizioni di vita e di lavoro a partire dai territori”.

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