Terni
Cinque alternative. Pro e contro per ciascuna. Caratteristiche, progetti ipotetici. Slide su uno schermo nella sala conferenze di Arpa a Terni, per presentare quelle che sono state individuate come “aree idonee” per la realizzazione del nuovo ospedale della città. Ieri c’era attesa per l’appuntamento convocato dalla presidente della Regione Stefania Proietti. Una conferenza stampa che è diventato un evento pubblico, con la sala gremita tra sindaci, esponenti politici, sindacali, imprenditori. Grande assente, come previsto, il Comune di Terni. “Abbiamo convocato questo incontro - ha premesso la presidente Proietti - per fare un’operazione di trasparenza, un percorso ineludibile”. Ora ci vorranno 3 o 4 mesi di tempo, ha stimato la governatrice, per arrivare a una sintesi di scelta.
Ad illustrare l’esito dello studio - che era stato commissionato dalla Regione e affidato dall’Azienda ospedaliera di Terni e dal direttore Andrea Casciari alla società Binini Partners di Reggio Emilia - è stato l’ingegner Tiziano Binini. Una rosa di possibilità, alcune delle quali poi escluse. Un lavoro di analisi del territorio veloce, che ha tenuto conto prioritariamente delle posizioni degli altri ospedali della zona e anche della rete infrastrutturale esistente (principalmente E45, 675 Umbro-Laziale, ferrovia). Una priorità di base è stata poi data a zone possibilmente fruibili, non “intasate”, con spazi per parcheggi, al riparo da inquinamento acustico e ambientale (qualità dell’aria), ma soprattutto dal rischio idrogeologico. Sì, perché proprio in aree esondabili sono state escluse zone apparentemente appetibili (compresa quella dell’aviosuperficie). E poi altri parametri di cui tenere conto, con opzioni più a ridosso della città (ritenute più “comode”) ed altre in zone più “gradevoli” dal punto di vista dell’esposizione e del paesaggio. Caratteristiche, che poi determineranno anche la tipologia di struttura che verrà realizzata: un ospedale orizzontale, oppure con sviluppo in verticale o addirittura pluriblocco.
Ma entriamo nel dettaglio. Al netto delle aree escluse per evidenti criticità, quelle rimaste come “idonee” sono risultate dunque cinque.
Area Gabelletta
Molti i “pro”. Area in via Gramsci, ampia e strategica (circa 13,2 ettari), priva di vincoli, ottima posizione rispetto alla viabilità, valenza paesaggistica. Sconsigliata, invece, per la lontananza dal centro storico, il terreno scosceso, i vincoli acustici (presenza di strade), limitazioni per possibili ampliamenti.
Area Campitello
Circa 16,9 ettari, in via del Centenario. Area ampia e strategica anch’essa, terreno pianeggiante, ben servito dalla viabilità comunale, vicino al centro abitato, schermata dal punto di vista paesaggistico della collina di Colleluna, possibilità di ampliamento e di ulteriori collegamenti viari futuri. Per questa area nessun aspetto “contro”.
Area Stazione
Via Proietti Divi, 12,6 ettari circa. Anche qui area ampia e strategica, vicina a centro storico e infrastrutture principali. Di “contro” il terreno particolarmente scosceso, la possibilità di presenza di fenomeni franosi, la vicinanza con un quartiere privato di pregio, e vincoli acustici per la presenza di strade e ferrovia.
Area Maratta
Area di 17 ettari, ampia e pianeggiante, assenza di vincoli, ben servita dalla viabilità comunale e dalla futura variante sud-ovest in fase di studio da parte della Regione. Qui, facilità di intervento e di futuri ampliamenti. Di “contro”, solo l’essere leggermente defilata rispetto al centro abitato.
Area Colle Obito
Il posizionamento accanto all’ospedale esistente e all’università. Area di 11,8 ettari. Positiva per la vicinanza al centro storico ma inopportuna per diversi motivi: difficoltà derivanti dall’intervento e durante la fase dei lavori, limitazioni per future possibilità di ampliamento, morfologia di terreno complessa, vincoli acustici, distanza dalle principali infrastrutture e rischio di ulteriore peggioramento delle condizioni del traffico.
La descrizione dettagliata delle 5 opzioni è stata illustrata dall’ingegnere Tiziano Binini. Che non ha esitato a fornire alcune considerazioni nette sulle singole alternative. Come quella della location accanto al vecchio ospedale. “Ho visto per Colle Obito varie proposte, ma che partivano tutte dall’idea della ristrutturazione del sito attuale. Secondo me, gli ospedali vanno costruiti nuovi. Altrimenti spenderete soldi per fare un ospedale nuovo ma che di fatto sarà un ospedale vecchio. E poi gli ospedali vanno fatti rapidamente (ha parlato di 6-7 anni, ndr). Nell’eventualità che piaccia l’ipotesi di Colle Obito, andrebbero previste demolizioni, realizzati un corpo volano e una nuova centrale tecnologica e poi procedere con fabbricati in linea, che permettano una flessibilità futura massima. Ciò, per evitare che Colle Obito sia una soluzione di ripiego. Suggerirei in tal caso di sviluppare un nuovo sito adiacente, e sfruttare il vecchio ospedale per ospitare altri servizi o uffici, o la stessa università. Ma per intervenire a Colle Obito aspettatevi almeno 10-15 anni di convivenza con i lavori...”.
Gli elementi di cui tenere conto in fase di scelta dell’area, dunque, dovranno essere diversi. Non ultimo, il costo e l’acquisibilità o meno dei terreni, che spesso sono molto frazionati. Ed è qui che la presidente Proietti ha fatto intendere con chiarezza che non ci saranno ostacoli se bisognerà procedere con gli espropri: “Se non è un ospedale un motivo di pubblica utilità...”. E dunque il tema fondi, non certo trascurabile: l’ospedale sul quale si è orientati sarà da 600 posti letto per una superficie totale di 110 mila-120 mila metri quadrati (180-200 mq per posto letto) con parcheggio da 1200 posti auto su almeno 25 mila metri quadrati di superficie. E quindi i costi stimati sono in un ordine di 500-600 milioni. Come procurarli? La Regione ha intanto chiesto proroga all’Inail per i fondi di competenza (due le “prenotazioni” effettuate negli anni 2022 e 2024, per un totale di circa 200 milioni): sarebbero stati in scadenza alla fine di quest’anno e vincolati alla presentazione di un progetto di fattibilità tecnico economica che ovviamente non potrà ancora esserci. La proroga allora è stata richiesta al 30 giugno 2027.
E poi i 73 milioni ereditati dall’ex articolo 20 (a fondo perduto dallo Stato), cifra che si tenterà di ampliare. Insomma, almeno 200 milioni ancora da reperire e non contando la progettazione (23 milioni) per la cui copertura la Regione “chiederà aiuto” alla Cassa Depositi e Prestiti.
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