L’iniziativa
Candidare la Marcia PerugiaAssisi come patrimonio immateriale dell’Unesco è una grande idea, lanciata da Flavio Lotti (e dal Corriere dell’Umbria) già dal 14 ottobre scorso, all’indomani dell’evento più importante, più partecipato (200mila persone) mai registrato nella lunga storia iniziata nel ’61 da Aldo Capitini. Fatto l’assist, Flavio ha cominciato a raccogliere consensi a raffica. Da Beppe Giulietti al mondo cattolico, e non solo perché, simbolicamente, l’Arcivescovo don Ivan Maffeis ha voluto ospitare all’interno del Palazzo di Piazza IV Novembre la presentazione del libro “Quando la Pace si fa storia”, un album che ripercorre, una per una, tutte e 28 le edizioni.
Potremmo aggiungere la comunità francescana e naturalmente lo schieramento compatto del centrosinistra: Proietti, Ferdinandi, Verini, Ascani, Laureti, Pavanelli, Barcaioli, Presciutti. Ma, fin qui, nessuna sorpresa.
Le novità vere, parziali, ma di peso, sono arrivate quando il nostro Alessandro Antonini ha chiesto un commento ad alcuni esponenti del centrodestra, tutti e tre di Fratelli d’Italia e, forse casualmente, sono emerse tre posizioni differenziate, con un clamoroso endorsement firmato dall’eurodeputato Marco Squarta, non esattamente un “peones” del partito della premier.
Quello che ha dichiarato merita di essere riproposto parola per parola: “Si tratta di una manifestazione profondamente radicata nella storia dell'Umbria capace del tempo di coinvolgere generazioni diverse e di promuovere valori universali come il dialogo il rispetto e la convivenza tra i popoli. Proprio per questo è fondamentale che la marcia continui a rimanere uno spazio aperto inclusivo e pluralista e non venga percepita come il palco ideologico di una sola parte. La sua forza storica è sempre stata quella di unire non di dividere e di parlare a coscienze diverse nel nome di valori condivisi. Il riconoscimento UNESCO avrebbe il merito di tutelare e valorizzare questa tradizione rafforzandone il significato culturale il ruolo internazionale del rispetto della sua natura originaria”.
Andiamo avanti. Emanuele Prisco, sottosegretario di Stato al Ministero dell'interno, ha preferito calciare la palla in angolo (“non conosco la proposta”) ed anche questa, se vogliamo, è una dichiarazione significativa. Non è un no secco, insomma, come quello arrivato da un altro pezzo da novanta come Franco Zaffini, presidente di commissione del Senato.
Zaffini, ala destra di punta in questo gioco a tre (scherzando, se fossimo nella vecchia Dc, Squarta sarebbe un perfetto doroteo e Prisco un democristiano ortodosso) non ha fatto sconti alla proposta, ipotizzando che potesse “essere una risorsa, una ricchezza per il nostro territorio per lo spirito di Assisi… ma la manifestazione, sempre molto politicizzata, quasi occupata militarmente dalla sinistra, si svolge con le bandiere rosse con la falce e il martello… per questi motivi la candidatura UNESCO non può essere condivisa”.
Riepilogando: è sempre importante discutere civilmente su ogni cosa e l’apertura di Squarta è da registrare con estremo interesse. A Zaffini, invece, vorremmo dire, con educazione estrema, che sicuramente lui non era presente lungo i 24 km e rotti della Marcia, ma noi sì. Eravamo lì come pacifisti ante litteram (sotto nessuna bandiera, se può servire), ma anche con l’occhio critico del vecchio cronista che ha sempre provato fastidio per la presenza di simboli di partito e l’assenza iconografica di Capitini e San Francesco. Stavolta, però, andando avanti e indietro nel corteo, abbiamo potuto farci una idea anche di questo aspetto: l’80-90 per cento erano bandiere della Pace, migliaia di bandiere arcobaleno, per il resto molta Palestina e ben 252 fasce tricolori e gonfaloni, non solo di amministrazioni di centrosinistra. A memoria: Ancona, Olbia, Treviso, la Regione Marche e il consiglio comunale del Piemonte.
La Pace è la Pace, vorremmo aggiungere: senza distinzioni capziose di partito e senza guardare in faccia nessuno. Non per nulla Flavio Lotti ha sempre organizzato manifestazioni del “giorno prima” e sempre “dalla parte delle vittime”. Solo 6 volte su 28 la Marcia è stata allestita dopo lo scoppio di una guerra. Oltre all’ultima, ci sono stati il 1981 (installazione missili nucleari in Europa), il 1993 (Jugoslavia), il 1999 (Kosovo e bombardamenti su Belgrado), il 2002 (Iraq) e il 2022 (Ucraina). E nel 1999, quando l’Italia appoggiò l’intervento militare della Nato, al Governo c’era Massimo D’Alema, primo presidente del Consiglio comunista della storia repubblicana, che non la prese molto bene.
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