Perugia
Locali notturni e movida nel centro storico di Perugia
Vivere nel centro storico dovrebbe significare qualità della vita, servizi, relazioni. Per A.S. - inseriamo solo le iniziali perché preferisce rimanere anonima - residente a Perugia con la sua famiglia, significa invece insonnia cronica, ansia costante e una certificazione medica, rilasciata dal centro specializzato dell’ospedale di Perugia, che attesta disturbi del sonno causati non da patologie personali, ma dal rumore continuo notturno. Schiamazzi, musica ad alto volume, cori, motociclette: una situazione che, racconta, compromette il diritto fondamentale alla serenità domestica e incide sulla salute, sulla sicurezza e sulla vita quotidiana.
- Da quanto tempo vive nel centro storico di Perugia?
Abitiamo qui dall’aprile 2023. Siamo in tre: io, mio marito e nostra figlia. Abbiamo acquistato casa dopo un percorso lungo e impegnativo, convinti di fare una scelta di qualità, soprattutto per nostra figlia.
- Perché avevate scelto proprio il centro?
Per offrire alla bimba stimoli culturali, sociali, educativi. Io sono cresciuta in una grande città, ho vissuto a Milano e a Roma. Pensavamo che il centro storico fosse il luogo migliore per una crescita ricca e aperta.
- La realtà che avete trovato è stata diversa?
Completamente. La qualità della vita è pessima. Non esiste serenità domestica. Tornare a casa la sera significa non sapere se riuscirai a dormire, guardare la televisione o semplicemente stare in silenzio. Senti il rimbombare della musica anche quando fai la doccia.
- Lei parla apertamente di conseguenze sulla salute...
Sì, ho una certificazione medica per disturbi del sonno. Non ho patologie pregresse: si tratta di insonnia e ansia reattiva causate dai continui risvegli notturni dovuti a rumori, urla, musica, cori, moto che sgasano. Il sonno non è mai profondo, non è ristoratore.
- Questa situazione è costante o accade prevalentemente nel fine settimana?
Succede quasi ogni sera, con intensità variabile. La conformazione urbanistica amplifica tutto: anche una voce normale sembra dentro casa. Io sento la musica in ogni stanza, persino mentre faccio la doccia.
- Avete chiesto aiuto alle istituzioni?
Ho chiamato decine di volte vigili e forze dell’ordine, come ci viene detto di fare. Le telefonate sono registrate, ma non è cambiato nulla. Ho presentato un esposto due anni fa. Nessuno è mai venuto a fare misurazioni. A vedere se i regolamenti vengono rispettati.
- Non è solo una questione di rumore, giusto?
Assolutamente no. C’è degrado: urina e vomito in strada, rapporti sessuali all’aperto, risse, droga. E c’è un tema di sicurezza. Io non faccio uscire mia figlia in ore serali con la babysitter. Io stessa ho paura quando rientro e ho un profondo senso di frustrazione.
- Frustrazione in che senso?
Frustrazione e sottomissione alla volontà dei gestori dei locali: se decidono di tenere chiuso allora si sta meglio, se decidono altro noi subiamo, di conseguenza non abbiamo mai la certezza di poter vivere in pace. Non possiamo aprire le finestre, soprattutto d’estate... è una violenza che causa grande frustrazione.
- Cosa chiedete concretamente?
Il rispetto dei regolamenti. È semplice. Orari, emissioni acustiche, controllo degli schiamazzi. Non si possono concentrare locali con musica ad alto volume in strade non adatte. Se manca il personale per i controlli, non può diventare un problema dei residenti.
- La videosorveglianza può aiutare?
No. Chi è ubriaco o alterato non si preoccupa delle telecamere. Io non voglio essere sorvegliata, voglio vivere in pace a casa mia.
- È consapevole che vivere in centro storico significa anche misurarsi con chi vive nelle ore notturne?
Non chiediamo, infatti, una città morta, amiamo la vita notturna. Chiediamo equilibrio, rispetto e il diritto fondamentale di dormire, vivere.
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