RAPPORTO PENDOLARIA
Non solo i treni più vecchi. Ma anche i più lenti. E sovraffollati. Con i biglietti e gli abbonamenti che, paradosso, a gennaio aumenteranno. Chi paga? I pendolari. In particolare quelli umbri. Non ci sono solo i nodi evidenziati dal rapporto Pendolaria di Legambiente. La lista delle criticità è lunga. La mette in fila Gianluigi Giusti, portavoce coordinamento comitati pendolari umbri, che rappresenta i comitati pendolari storici dell'Umbria oltre al comitato pendolari reatini. “Il problema dei servizi ferroviari in Umbria - spiega Giusti - non è dato solo dall'avere dei convogli più che vetusti che effettuano i servizi interregionali, pur se sono stati effettuati dei restyling, ma anche dall'aver subito un duro colpo come ben sappiamo dal 7 gennaio 2025, quando Rfi per alcuni lavori ha adottato diversi provvedimenti che ne hanno ridotto la qualità”.
Drasticamente. Questi provvedimenti dovevano avere una durata di alcuni mesi e “purtroppo Rfi, confermando i timori più volte espressi dal coordinamento che tutto questo potesse diventare strutturale, non ha più ripristinato gli orari originari, malgrado la Regione abbia un accordo quadro che prevede che tutti i treni vadano sulla linea direttissima nel 2026”, continua Giusti.
Sono definite “eclatanti” le limitazioni a Orte di diversi treni del contratto di servizio con la regione Toscana o “l'aver dirottato in linea lenta diversi treni intercity, tra cui il 598 Roma-Firenze e una coppia di intercity da e per Ancona, oltre a diversi treni utilizzati dai pendolari come il 4156 Roma-Ancona e il 4530 Roma-Viterbo, ambedue instradati in lenta, con il convoglio per Ancona anticipato, altresì, di circa trenta minuti, per citarne alcuni che impattano notevolmente sui rientri pomeridiani da Roma verso Umbria e Lazio”, spiega Giusti.
Proprio le decisioni prese per questi due treni hanno creato disagi nella fascia oraria 17-17.59. “Buona parte di coloro che li utilizzavano, oggi si sono riversati, con l'istituzione recente della fermata ad Orte, sia sul Rv (Regionale veloce) 4514 per Foligno, creando qui situazioni in alcuni casi anche di affollamento superiore alla norma, con forti disagi per chi lo utilizza, come sul Rv 4106 per Firenze”, evidenzia il portavoce dei pendolari.
Non bastasse, lo scenario che si sta palesando per il futuro “è molto critico e incerto. Critico, non solo perché dal 1 settembre 2027 solo convogli con la velocità minima di 200 km orari potranno accedere sulla direttissima come riportato nella delibera Art (Agenzia regolazione trasporti) 213/25, ma, altresì, perché Rfi ha proposto un modello di accesso alla linea stessa, in aderenza alle prescrizioni contenute in un'altra delibera dell'Art precisamente la 188/2023, in cui è prevista una sola traccia ora per i treni Osp (Obbligo di servizio pubblico) per intendersi Ic (Intercity) e Rv. Questo ci sembra poco a fronte delle due tracce ora dell'attuale esercizio e ciò non tenendo conto della cosiddetta fascia pendolari””, sottolinea Giusti.
Si tenga poi presente che “con 12 tracce l'ora per direzione in direttissima basta un non nulla per mandare tutto in tilt, gli ultimi accadimenti lo dimostrano, e non è certo togliendo ai treni del servizio pubblico una traccia che si risolvono le cose, forse andrebbe valutata una rivisitazione anche dei treni a mercato”. Il futuro è incerto “perché Rfi, a quanto pare, non ha illustrato a nessuno come verrà regolata la circolazione di circa 40–50 treni, ma probabilmente molti di più contando anche gli intercity, qualora gran parte dei treni a servizio pubblico non dovessero circolare più in direttissima, ma sulla linea lenta: in particolare sarebbe interessante conoscere come si intenda compatibilizzare un servizio senza fermate intermedie proveniente da Perugia, Ancona, Firenze per Roma e viceversa con un servizio metropolitano cadenzato a 7-8 minuti sulla linea Fl1 (Orte-Fiumicino-Orte)”, concludono i pendolari. Tutte tematiche già inviate alla Regione. E il tavolo con Rfi e Mit è già aperto.
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