LA PROPOSTA
E’ già iniziato il lavoro per la costituzione di un comitato che accompagni ufficialmente la candidatura della Marcia Perugia-Assisi a patrimonio immateriale dell’umanità Unesco. A dirlo è Flavio Lotti, presidente della Fondazione PerugiAssisi, che individua in questo passaggio lo snodo decisivo per trasformare una proposta condivisa in un percorso istituzionale strutturato. “Oggi il punto centrale è dare vita a un comitato che, partendo dall’Umbria, promuova formalmente la candidatura”, spiega Lotti. “Abbiamo già avviato un confronto con i Comuni attraversati dalla Marcia e con la Provincia, proprio per costruire questo organismo che dovrà poi coinvolgere la Regione e, successivamente, le istituzioni nazionali”. E’ da qui, sottolinea, che può prendere forma un dossier capace di arrivare prima al comitato italiano per l’Unesco, poi al ministero della Cultura e infine al Governo, unico soggetto titolato a presentare ufficialmente la candidatura a livello internazionale.
L’idea del riconoscimento non nasce oggi - “ne abbiamo parlato per la prima volta nel 2019” – ma secondo Lotti il contesto attuale le conferisce un peso nuovo. “Se devo dare un giudizio politico, oggi non è soltanto un’opportunità: è una necessità”. Una necessità che deriva dal momento storico che stiamo attraversando, segnato da guerre, tensioni globali e da una crescente messa in discussione dei principi su cui si fonda la convivenza internazionale. “Un riconoscimento Unesco sarebbe un modo concreto per difendere i valori delle Nazioni Unite, che sono alla base stessa della Marcia Perugia-Assisi”. Dal 1961, ricorda Lotti, la Marcia rappresenta un unicum nel panorama mondiale: “E’ un evento popolare senza eguali per durata nel tempo, ampiezza e pluralità dei soggetti coinvolti”. Ma soprattutto è “l’unica grande manifestazione che, in modo continuativo, promuove dal basso il sostegno all’Onu e alla sua Carta”, cioè a quei valori di libertà, uguaglianza, democrazia e fraternità che oggi appaiono sempre più fragili. “In un mondo in cui questi principi vengono quotidianamente calpestati, rilanciarli dal basso è un atto politico nel senso più alto del termine”.
La Marcia PerugiAssisi, sottolinea Lotti, è aperta a tutti e non conosce confini politici o religiosi. “È fondata sulla Carta dell’umanità, che coincide con la Carta delle Nazioni Unite. In questo senso la Marcia per la pace e la giustizia è l’espressione più ampia e duratura attraverso cui l’umanità manifesta la volontà di far rispettare le regole fondamentali della convivenza umana”. Un messaggio che, proprio per la sua natura, ha una portata che va ben oltre i confini regionali e nazionali.
Anche per questo, secondo Lotti, una candidatura Unesco avrebbe un valore fortemente simbolico. “L’Italia ha saputo portare avanti candidature legate ai prodotti, alla cultura materiale, all’economia. Accanto alla cappella degli Scrovegni, al prosecco, alla pizza e alla cucina italiana, dovrebbe esserci spazio anche per la pace”. Un riconoscimento che darebbe prestigio al Paese e che sarebbe “molto apprezzato a livello internazionale”. I tempi, spiega, dipendono esclusivamente dalla volontà politica. “Se c’è, possono essere anche rapidi”.
L’auspicio è che già all’inizio del prossimo anno tutti i passaggi istituzionali preliminari siano completati, per arrivare al più presto all’avvio ufficiale della candidatura. “Non parliamo di una campagna promozionale - precisa - ma di un’iniziativa che può dare senso e speranza a milioni di persone che oggi vivono nella paura e non riescono a vedere una via d’uscita dal pericolo della guerra”.
A rafforzare questa prospettiva è il contributo di Giuseppe Giulietti, coordinatore nazionale associazione Articolo 21, che ha rilanciato pubblicamente la proposta sottolineando l’unicità della Marcia PerugiAssisi. “Non è solo un evento che nasce in Umbria - afferma - ma una realtà che ha assunto fin dall’inizio una dimensione nazionale e internazionale”.
La sua forza sta nel pluralismo: “E’ il luogo in cui si incontrano credenti e non credenti, culture, storie e sensibilità diverse”. Una marcia che non appartiene al passato, ma “anticipa i tempi”, capace di leggere in anticipo le crisi globali, di accendere i riflettori sui conflitti dimenticati e di proporre una geografia alternativa delle povertà e delle ingiustizie. “E’ un bene immateriale - conclude Giulietti - un bene etico e civile, che appartiene a una comunità larga e plurale. Un eventuale riconoscimento Unesco sarebbe un premio a questo “noi” collettivo, non a singole persone”.
Un riconoscimento che renderebbe visibile, e in qualche modo “immortale”, un impegno che da oltre sessant’anni cammina partendo da una piccola regione ma parlando al mondo intero.
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