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ORVIETO

Un fotoromanzo ideato dai detenuti: si chiama Spezzacatene ed è dedicato al fenomeno del brigantaggio

Un laboratorio di riflessione in carcere

16 Dicembre 2025, 11:43

Un fotoromanzo ideato dai detenuti: si chiama Spezzacatene ed è dedicato al fenomeno del brigantaggio

“Spezzacatene. Una storia di brigantaggio”. Questo il titolo del fotoromanzo ideato, scritto e fotografato dai detenuti della casa di reclusione di Orvieto, presentato ieri mattina all’auditorium Gioacchino Messina di palazzo Coelli, sede della Fondazione Cro.

Il progetto, realizzato in collaborazione con la Caritas diocesana di Orvieto-Todi e il contributo della Fondazione, è stato un vero e proprio percorso educativo e artistico guidato da Manuela Cannone e Ludovica Andò, da un’idea del capo area educativa della casa di reclusione Paolo Maddonni.

Spezzacatene – è stato spiegato – nasce come laboratorio di riflessione personale e sociale all’interno dell’istituto penitenziario.

Attraverso strumenti narrativi, teatrali e fotografici, i partecipanti hanno potuto interrogarsi su temi quali responsabilità, scelte, libertà e possibilità di cambiamento.

Il fotoromanzo prende spunto dal fenomeno storico del brigantaggio italiano. I detenuti hanno sviluppato personaggi, dialoghi e scene, immedesimandosi in figure sospese tra ribellione, necessità, conflitto morale e desiderio di riscatto.

Il percorso ha unito drammaturgia, improvvisazione e fotografia, permettendo ai partecipanti di costruire uno sguardo nuovo su se stessi e sulle proprie scelte. Le fotografie, tutte realizzate dai detenuti, sono il risultato di un lavoro accurato sulla luce, sulle pose e sulle atmosfere, svolto anche grazie alla collaborazione della polizia penitenziaria, che ha messo a disposizione spazi interni dell’istituto, compreso un suggestivo locale sotterraneo recentemente recuperato.

“Non solo un prodotto artistico – è stato ribadito – ma un esercizio di consapevolezza, un laboratorio di fiducia reciproca e un’occasione di crescita. Attraverso l’arte, i detenuti hanno potuto riscoprirsi capaci di creare, immaginare e dare voce a storie che, pur lontane nel tempo, parlano anche del presente”. Come sottolineato dalle curatrici, l’arte in carcere assume il valore di una possibilità.

La direzione dell'istituto penitenziario, guidata da Annunziata Passannante, insieme ai comandanti di reparto, Enrico Gregori e Luigi Bove, ha sostenuto con convinzione l’iniziativa, resa possibile grazie all’autorizzazione del Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria Toscana-Umbria e dell’ufficio stampa del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria.

La pubblicazione è edita dalla casa editrice Sette Città, con progetto grafico di Stefano Frateiacci.

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