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Opposizione, presentata una petizione contro la manovra: no all'aumento dell’Irpef

Tutti i rappresentanti dell’opposizione hanno presentato l’iniziativa

16 Dicembre 2025, 09:07

Opposizione, presentata una petizione contro la manovra: no all'aumento dell’Irpef

Nella giornata di ieri, presso la Sala Valnerina di Palazzo Cesaroni, si è tenuta la conferenza stampa organizzata dal centrodestra umbro e dalle forze civiche per presentare le iniziative politiche contro l’aumento delle tasse previsto dalla giunta regionale guidata da Proietti. Al centro dell’incontro il lancio di una petizione popolare, con l’obiettivo di avviare una mobilitazione diffusa per chiedere la revoca della manovra fiscale, ritenuta dall’opposizione ingiusta e penalizzante per lavoratori e famiglie umbre.

Secondo le opposizioni, è “inaccettabile la scelta” della giunta regionale che, in netta controtendenza rispetto alla linea del Governo Meloni — che punta alla riduzione della pressione fiscale — aumenta ingiustificatamente l’addizionale regionale Irpef, colpendo in modo particolare il ceto medio.

Il consigliere regionale di Forza Italia Andrea Romizi ha ricostruito il contesto che ha portato alla manovra, parlando di un clima di falso allarmismo creato ad arte dalla giunta Proietti attraverso la diffusione di numeri “catastrofici” sul presunto buco della sanità umbra. Dati che, ha ricordato, sono stati successivamente smentiti anche dalla Corte dei Conti. Una campagna di disinformazione che, secondo Romizi, avrebbe avuto come unico scopo quello di giustificare l’aumento delle tasse: “L’Umbria è oggi la regione con le aliquote più alte d’Italia, ad eccezione di Molise e Lazio”. L’ex sindaco di Perugia ha inoltre denunciato “l’opacità e la mancanza di trasparenza del metodo” adottato dall’attuale giunta regionale.

Un giudizio condiviso dal deputato della Lega, Riccardo Augusto Marchetti, che ha ricordato come il bilancio regionale, anche grazie al meccanismo del payback, sia in attivo, rappresentando “un caso quasi unico nel panorama nazionale”. Per Marchetti, la manovra rischia di penalizzare fortemente i cittadini “in un momento in cui dovremmo aumentare il potere d’acquisto per far girare l’economia e rilanciare i negozi”. L’aumento dell’Irpef, ha aggiunto, comporterà un aggravio che va “da 235 a 1.306 euro in più all’anno”, senza una reale motivazione.

Sulla stessa linea il capogruppo di Umbria Civica, Nilo Arcudi, che ha evidenziato come l’attuale manovra fiscale sia fondata su “una delle bugie più grandi della storia della politica europea”, destinata a portare alla più alta tassazione mai registrata in Umbria, ricordando, inoltre, come lo stesso presidente della Sezione controllo della Corte dei Conti dell’Umbria, Antonello Colosimo, abbia invitato la Regione a rivedere la manovra alla luce dei dati ufficiali acquisiti.

Critiche sono arrivate anche da Renzo Baldoni (Noi Moderati) ed Ermanno Ventura (UDC), che hanno definito la manovra “iniqua e fortemente depressiva” per una comunità e un tessuto economico già provati da cinque anni di crisi. Un intervento che rischia di aggravare uno dei problemi più gravi dell’Umbria: la denatalità. “Invece di togliere risorse ai cittadini – ha sottolineato Ventura – bisognerebbe fare l’esatto contrario, dando speranza alle giovani coppie che vogliono mettere su famiglia”.

A chiudere la conferenza è stato il sottosegretario al Ministero degli Interni, e coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Emanuele Prisco, che ha definito la petizione popolare “una battaglia di buon senso e di giustizia”, finalizzata a difendere famiglie, lavoratori e imprese “da un aumento delle tasse che l’Umbria non merita e che non ha alcuna reale giustificazione”. “Questa scelta – spiega Prisco – impedirà agli umbri di beneficiare delle misure di riduzione della pressione fiscale messe in campo dal Governo Meloni, che con la prossima legge di bilancio estende il taglio delle tasse anche ai redditi fino a 50 mila euro, dopo gli interventi già adottati per i redditi fino a 28 mila euro, insieme alle misure per la riduzione del costo del lavoro, tutte finalizzate ad aumentare il potere d’acquisto delle famiglie”.

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