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intervista

Padre Fernando, il sacerdote agostiniano: 30 anni tra fede e liberazioni dal demonio

11 Dicembre 2025, 08:53

Padre Fernando, il sacerdote agostiniano: 30 anni tra fede e liberazioni dal demonio

Padre Fernando

Preferisce chiamarli “oppressi”, più che posseduti, perché “il desiderio principale di satana è schiavizzare”. Parla del mistero del male, un abisso insondabile, ma di cui, spiega, non bisogna aver paura; gli strumenti per sconfiggerlo ci sono. Uno di questi – un’arma antica, enigmatica, perturbante – è l’esorcismo. L’ultimo collegamento con il paranormale rimasto all’Occidente razionalista e secolarizzato. Lui lo pratica da trent’anni. Di esorcismi ne avrà fatti a migliaia, ma non vuole contarli. Insistere lo fa stizzire. “Non lo so, non m’interessa. Conta soltanto che le persone vengano aiutate”.

Padre Fernando Sulpizi, oggi, di anni ne ha 89. L’età ha in parte sbiadito quella verve solenne – una specie di mix tra un teologo e un agente segreto del Vaticano – che avevamo conosciuto anni fa nella chiesa di Sant’Agostino, a Perugia. Da allora, Fernando è stato trasferito due volte dai suoi superiori agostiniani. Prima a Gubbio, e poi nella parrocchia di San Nicolò, a Foligno. Una chiesa che ha quasi mille anni. L’intervista si svolge in uno stanzino male illuminato, uno di quei posti stantii e vecchi, con lo stesso odore dell’armadio della nonna. Padre Fernando sta picchiettando senza grande impegno sui tasti di un pianoforte: il suo vero amore è la musica, non la caccia ai diavoli, come testimonia la lunga carriera da professore al Conservatorio di Perugia.


Entriamo in chiesa. Anna, la perpetua, chiude la porta per evitare che qualche fedele disturbi l’intervista. Il passo di Fernando è incerto, la voce si è fatta più flebile, ma trasmette ancora la sensazione di essere un uomo forte, lucido, presente.
Beve un sorso d’acqua. Cominciamo a parlare del diavolo. Come mai questo argomento – Satana, il male, l’occulto – risulta sempre così magnetico? Dopo tutto, è lo stesso meccanismo che fa funzionare alla grande la cronaca nera. Gusto pornografico? Curiosità morbosa? Dovremmo forse osservare le possessioni esclusivamente da un punto di vista scientifico e razionale, catalogandole come una forma di isteria e superstizione, una specie di rifiuto degli aspetti più oscuri del nostro animo, di cui l’esorcismo sarebbe il teatrale antidoto? E se invece avesse ragione lui? Se davvero – l’anziano sacerdote lo ripeterà più volte, citando l’apostolo Pietro – l’avversario si aggirasse “come un leone ruggente, in cerca di chi divorare”?

- Padre Fernando, le propongo questa lettura: il demonio è soltanto un simbolo della cattiveria degli uomini.
Lo dice perché non ha visto quello che ho visto io.
- A questo punto devo chiederle cos’ha visto…
Ripetute situazioni che non è possibile inquadrare come semplici malattie psichiche.
- E allora chi è?
Secondo la nostra tradizione, è il capo degli angeli ribelli, spiriti immateriali e invisibili che hanno l’unico scopo di inquinare la coscienza degli uomini. Le sacre scritture ne parlano molto chiaramente.
- Ci spieghi in che modo agirebbero questi spiriti ribelli.
La mia teoria è che entrano negli uomini passando attraverso il sistema nervoso. Questo è possibile grazie all’elettricità del cervello, che è il ponte fra il corpo e la mente, fra la materia e l’invisibile. Ne ho avuto anche una conferma, per così dire… diretta.
- Cioè?
Quando ne parlai ad alta voce ad un mio confratello, durante una preghiera di liberazione, il demone che opprimeva la persona per cui pregavamo prese a urlare: “Non glielo dire!”.
- Suggestivo. Come si diventa esorcisti?
Io venni segnalato dagli amici del Rinnovamento dello spirito. Un movimento laico che si è sempre occupato di sondare gli aspetti più misteriosi dell’esistenza, quelli su cui c’è più imbarazzo. Fu l’allora arcivescovo Giuseppe Chiaretti a conferirmi l’incarico.
- Era stato preparato per questo compito?
No, in effetti. Ma c’è un postulato iniziale, valido per tutti: la Chiesa, in virtù del potere che Cristo le ha conferito, è in grado di liberare gli oppressi. L’esorcismo si pratica secondo quello che è previsto dalla Chiesa. Quindi, una preparazione specifica non è strettamente necessaria, anche se può essere molto utile.
- Secondo quello che è previsto dalla Chiesa. Ovvero?
C’è un rituale, delle preghiere, una sua gradualità. Ma non sempre la rispetto. Quando vedo che uno spirito ribelle si può subito “legare”, lo faccio. Lo inchiodo, attraverso il potere di Cristo.
- Legare?
Esatto. Legare uno spirito significa impedirgli di muoversi, privarlo della forza, ordinargli di andarsene. Ma serve pazienza. Io non faccio mai esorcismi troppo lunghi. Mi basta mezz’ora, e poi ci vediamo domani. Non bisogna essere fanatici.
- Come si capisce che una persona è tormentata?
È la persona, in primis, a rendersene conto. Poi, ci sono le reazioni violente al sacro. Tanti disturbi psicologici possono essere un sintomo: tristezza, angoscia, solitudine, tentazione di suicidio, aggressività. Il più delle volte, sono semplici difficoltà umane. Ma non sempre.
- Si può fallire?
L’efficacia o meno dipende da diversi elementi: la nostra fede, la fede della persona che si presenta, lo stile di vita. In alcuni casi ci vuole molta costanza, ma può anche succedere che la persona cominci da subito a sentirsi meglio. Ogni caso è a sé, e vi entrano in gioco vari fattori; per questo cerco sempre di capire la storia individuale del fedele, in modo da stimolare tutti i possibili risvolti positivi. Secondo la nostra Tradizione ci sono molte possibilità di contrastare il male: la famiglia, la pratica della virtù, l’amicizia, i sacramenti…
- Ha mai parlato con i demoni?
No. Non si discute mai. Si comanda, attraverso il potere della Chiesa. Ricordo che le prime volte ero più impacciato; poi, è arrivata l’esperienza. Ad ogni modo, ho sempre cercato di evitare clamore mediatico. Sono situazioni delicate, su cui agire con grande discrezione.
- Dev’essere un mestiere molto difficile.
Basta leggere il Vangelo. Le cose non sono cambiate, la difficoltà è la stessa di allora. Per fortuna, abbiamo dalla nostra parte gli angeli.
- Il contrario dei demoni?
La versione originale, diciamo. Io, al mio angelo custode, dico sempre: “Quando vedi che sbaglio, dammi una gomitata…”.
- Cinema contro realtà. Ha visto l’Esorcista?
Qualche frammento, mai tutto quanto. È una curiosità inutile, dal momento che lo faccio di professione. Mi hanno raccontato alcune delle scene più raccapriccianti. Senza scendere nei dettagli, posso confermare che il demonio è senz’altro un grande sceneggiatore: deve far vedere che è bravo, che è potente. Poi invochi la Madonna, e casca come una pera cotta (ride, ndr).
- Secondo lei c’è bisogno di più esorcisti?
Senza alcun dubbio, stando all’incremento costante di richieste. Ma serve in primis una grande sensibilità dei Vescovi. Non bisogna avere paura di dare importanza agli esorcismi. Sono ministeri di liberazione.
- Perché Dio permetterebbe la possessione?
Non lo so, Lui lo sa. Mi limito a constatarlo, forte del fatto che abbiamo molti strumenti per reagire.
- È vero che il rituale in latino funziona meglio?
Sì. Ma chi lo studia più?
- Padre Fernando, lei ha quasi novant’anni. Della vita, giunto a questo punto, che idea si è fatto?
A costo di ripetermi: che è un mistero. Nel bene e nel male. E che, se vedo una persona soffrire, non posso tirarmi indietro.
L’intervista si prolunga per più di due ore, finché Anna non irrompe in chiesa con la sua bonaria sbrigatività. “Si fredda la pasta”, intima. Si torna alla cara, vecchia realtà. Le idee non sono necessariamente più chiare di prima. Ma dopo tutto, a volte, è sufficiente uscirsene con dei dubbi migliori. Quid est veritas?

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