Attualità
A partire da gennaio, per le famiglie che impiegano colf e badanti sono previsti aumenti del costo del lavoro fino a 83 euro al mese, legati alla combinazione tra nuove retribuzioni minime, rivalutazione Istat e maggiore spesa contributiva. In Umbria i lavoratori domestici regolari sono 16.853. Gli incrementi derivano dal nuovo contratto collettivo nazionale firmato lo scorso ottobre da associazioni datoriali e sindacati, un accordo che segna un passaggio importante per un settore che coinvolge migliaia di persone.
La novità più rilevante riguarda gli aumenti retributivi programmati dal 2026. Per il livello BS - uno dei più diffusi, ad esempio per una colf esperta non convivente - è previsto un incremento complessivo di 100 euro lordi al mese, distribuito in più tappe: 40 euro dal primo gennaio 2026, seguiti da 30 euro dal primo gennaio 2027, 15 euro dal primo gennaio 2028 e gli ultimi 15 euro dal primo settembre 2028. Una crescita graduale, pensata per alleggerire l'impatto immediato sui bilanci familiari e garantire ai lavoratori un percorso di aumenti chiaro e programmato. Oltre agli incrementi contrattuali, il nuovo accordo prevede il recupero dell'inflazione maturata negli ultimi quattro anni. Sommando i nuovi minimi salariali, la rivalutazione Istat e il maggior costo dei contributi, la spesa per le famiglie potrebbe salire fino a 83 euro al mese dal 2026 e superare i 230 euro mensili a regime per i livelli medi come il BS.
L'obiettivo del contratto è rendere il lavoro domestico più dignitoso e professionale. Per molte famiglie, però, soprattutto quelle che dipendono da una badante per l'assistenza continuativa di un parente anziano, questi aumenti rischiano di rappresentare un peso economico significativo. Torna quindi centrale, per le organizzazioni sindacali, il tema del sostegno pubblico alla non autosufficienza per evitare costi insostenibili.
L'osservatorio Domina traccia un identikit del lavoratore domestico: 7.642 colf e 9.211 badanti in Umbria. I lavoratori domestici stranieri sono il 71,6%. Le nazionalità di provenienza sono: Europa dell'Est 47,1%, Italia 28,4%, America 10,9%, Africa 6,9%, Asia 6,3% e Europa dell'Ovest 0,4%. Il costo per le famiglie è stimato in 154 milioni di euro l'anno, di cui 121 per la retribuzione, 24 per contributi e 9 per Tfr. Per quanto riguarda il datore di lavoro, invece, l'età media è 72 anni e il 58,9% del totale è rappresentato da donne.
La consigliera Bianca Maria Tagliaferri (Umbria Domani-Proietti presidente) ha di recente annunciato di aver predisposto una proposta di legge per l'istituzione del garante della persona anziana nella Regione Umbria e di aver lavorato insieme alle strutture dell'Assemblea legislativa perché la legge fosse pronta a integrarsi armonicamente con il nuovo quadro normativo delle figure di garanzia. La proposta nasce dalla consapevolezza della profonda trasformazione demografica che interessa la regione. In Umbria, infatti, il 27,3% della popolazione residente ha superato i 65 anni e presenta un indice di vecchiaia del 246,6%, equivalente a 25 anziani ogni 10 bambini. Con questo quadro, l'Umbria si colloca al quinto posto fra le regioni più anziane d'Italia. Il garante per la persona anziana punta a tutelare una fascia di popolazione che più di altre necessita di supporto e sostegno. In diverse regioni italiane, tra cui Toscana, Lombardia, Piemonte e Lazio, la figura del garante è già attiva e sembra dare buoni risultati.
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