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Suore Bologna, sono vere? Intanto consegnano tre chili di tortellini ad Assisi per solidarietà

09 Dicembre 2025, 11:38

Suore Bologna, sono vere? Intanto consegnano tre chili di tortellini ad Assisi per solidarietà

Il 7 dicembre, a Bologna, presso l’aeroporto della Polizia di Stato, si è svolta una mattinata solidale a favore del Perù. Tra le varie performance, la più annunciata è stata quella delle Suore Bologna, il gruppo ispirato a Sister Act, le cui messe in scena riaccendono nel pubblico la solita domanda: “Ma saranno vere suore”?


Lo spirito giusto

Domenica scorsa, a Bologna, presso il Reparto Volo della Polizia di Stato, si è svolto un evento di beneficenza a sostegno delle comunità più fragili del Perù. L’iniziativa, patrocinata dal Consolato Generale del Perù di Milano, è stata organizzata dalla Fondazione Perez Koskowska, dal Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori di polizia) e dall’associazione Vivere la Città, con l’obiettivo di promuovere la solidarietà internazionale attraverso cultura, spettacolo e partecipazione civile. C’eravamo anche noi: abbiamo assistito alle esibizioni del gruppo Suore Bologna, prestandoci volentieri al loro gioco, scambi di abbracci, parole di conforto, persino una preghiera. Semplice, immediato, umano. E ha funzionato.

No, non sono suore vere, ma, se ci si lascia andare alla fantasia, sembrerebbe di sì, grazie al loro impegno per il sociale. A indossare i panni della madre superiora è Marisa, cuoca e anima carismatica del gruppo: è lei che ci ha accolti in un caldo abbraccio, invitandoci alla positività: “Bisogna essere sempre positivi perché nella vita c’è sempre di peggio”, racconta, parlando dell’esperienza nel reparto di oncologia pediatrica dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. “Non si può rimanere indifferenti: è lì che capisci il vero senso della vita e quanto, a volte, ci lamentiamo davvero per poco”. Non è un caso che la canzone che più rappresenta il gruppo sia proprio “Viva la vita”, il brano di Francesco Gabbani portato a Sanremo 2025: un inno a vivere ogni giorno onorando la vita, anche nelle piccole difficoltà, provando a guardarle con un filo di ottimismo.

Accanto alle Suore Bologna, a colorare l’atmosfera ci hanno pensato anche le cheerleaders di EgymCheer, la squadra di cheerleading della Polisportiva Energym. Alla nostra domanda: “Potreste provare a farlo anche voi?”, la madre superiora è scoppiata a ridere: “Io ho 75 anni, purtroppo”.


La generosità che non conosce divise

Suor Marisa è anche la cuoca del gruppo: “Suono più volentieri i coperchi che la batteria”, scherza. Da questa sua passione nascono biscotti e piatti che dona con generosità alle persone che incontra lungo il suo percorso. “Ho preparato per la madre di Beatrice tre chili di tortellini e glieli ho portati ad Assisi da Bologna”, racconta, riferendosi alla mamma di quella bambina scomparsa a soli due anni per una grave malattia, alla quale è stato dedicato il Gran Galà di danza Il sorriso di Beatrice: una serata di solidarietà a sostegno dei piccoli pazienti in cura nel reparto di Oncoematologia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. Suore Bologna ha partecipato all’ottava edizione del 22 novembre al Teatro Lyrick di Assisi. “Preparo un chilo di tortellini anche per voi”, ci ha promesso, con un sorriso generoso che sa di casa e di cucina della domenica.


Origini, esibizioni tra mistero e realtà

Il progetto Suore Bologna nasce come tributo a suor Alberta Cocchi, allora vice superiora delle Visitandine, figura amatissima dalla comunità bolognese. L'idea di ricreare un Sister Act all'italiana, unendo musicaironia e attenzione al sociale, prende forma con un cortometraggio presentato fuori concorso al Festival di Cannes nel 2015. Da lì, la strada si allunga fino alla prima serata televisiva: nel 2024 le Suore Bologna arrivano in finale a “Tú Sí Que Vales”, portando sul palco una travolgente reinterpretazione di un brano dei Måneskin e conquistando pubblico e giuria.

Intanto, le abbiamo viste esibirsi nelle parrocchie di Bologna e, sui social, le abbiamo viste salire su un elicottero, ridere e scherzare senza mai andare oltre le righe, sempre in linea con i personaggi che hanno scelto di interpretare. Tanto che la domanda torna ciclicamente: “Ma saranno vere suore?” A questa domanda suor Marisa risponde con un sorriso, indicando due figure in abito bianco poco distanti: “Quelle sono le mie due figlie”. La risposta non spezza l'incanto, neppure quando le chiediamo una preghiera per noi: “Io prego sempre per tutti”, risponde semplicemente. Tanto è bastato per accomodarci e goderci questo momento di leggerezza in mezzo alla quotidianità, tra uniformi, musica, bambini che ridono e suore che, vere o no, ricordano a tutti che, a volte, davvero, basterebbe poco per vivere in un mondo migliore.

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