Attualità
Sono 300 i cantieri in Umbria che, senza un meccanismo di compensazione dei prezzi, rischiano lo stop. Un valore complessivo di 999 milioni, incluse 116 opere legate al Pnrr per 387 milioni di euro.
Tutti interventi avviati, secondo una rilevazione dell’Ance (Associazione nazionale costruttori), sulla base di offerte presentate prima del 30 giugno 2023, data di entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti che ha introdotto l’adeguamento dei prezzi. A descrivere il quadro è il presidente di Ance Perugia, Giacomo Calzoni, che sottolinea come la crisi derivi da un insieme di fattori: l’effetto del Superbonus 110%, che aveva gonfiato domanda e prezzi, il caro energia, l’instabilità geopolitica e l’impennata di lavori collegati al Pnrr. “Il risultato - afferma Calzoni - è che i materiali mantengono costi strutturalmente più alti rispetto al periodo pre-pandemico. Le imprese non possono assorbire da sole rincari così rilevanti.”
Secondo i dati Istat, i prezzi di realizzazione delle opere sono aumentati del 30% rispetto alle previsioni di gara, con i principali materiali ancora su livelli molto superiori al pre Covid: +30% l’acciaio, +49% il bitume, +65% il rame. Da qui la forte preoccupazione dell’Ance per i ritardi nei pagamenti dei ristori e per l’assenza, nella legge di Bilancio, di fondi a copertura del fabbisogno 2025-2026. “Senza risorse adeguate e senza una proroga al 2026 sarà impossibile garantire la continuità dei lavori, e si rischia una vera emergenza”, aggiunge Calzoni.
Il fenomeno è nazionale: in totale parliamo di 13mila cantieri per 91 miliardi. Lombardia e Sicilia guidano la classifica, la prima per numero di interventi (1.509 per 11,1 miliardi), la seconda per valore degli appalti (14,3 miliardi su 754 cantieri). I cantieri senza copertura sono 1.060 nel Lazio per 5,7 miliardi e 1.052 in Campania per 8,5 miliardi. In Veneto 8,7 miliardi sono ripartiti su 935 cantieri, mentre l’Emilia Romagna ne conta 856 per quasi 5 miliardi. Il 43% del valore complessivo è al Nord, il 38% al Sud. Una distribuzione che restituisce la portata del problema e la fragilità di un sistema che, senza ristori, rischia di bloccarsi. Lo stesso scenario vale per il Pnrr, con 4.637 cantieri a rischio per un totale di 36,4 miliardi.
“Sappiamo che il tema è all’attenzione del governo e del Parlamento - ha ricordato la presidente nazionale Ance, Federica Brancaccio, nel corso dell’audizione al Senato sulla Manovra - ma ribadiamo l’urgenza di rifinanziare la misura sul caro materiali e prorogarla al 2026. L’Ance ha stimato che, solo per liquidare i lavori già eseguiti fino a maggio 2025 e quelli in corso fino a fine anno, servono circa 2,5 miliardi di euro”. Per Brancaccio, “si tratta di un passaggio decisivo, soprattutto in una fase in cui il settore è impegnato a garantire il massimo impegno per completare le opere finanziate dal Pnrr”.
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