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EDILIZIA

Le case green in Umbria rimangono un miraggio. Tre su quattro ancora troppo energivore

Secondo i dati del Siape il 72,8% degli edifici si trova nelle classi peggiori, vale a dire E, F e G. Solo il 10% collocato in A. Quasi la metà di quelli con certificazione Ape ha più di 50 anni

Catia Turrioni

07 Dicembre 2025, 15:14

Le case green in Umbria rimangono un miraggio. Tre su quattro ancora troppo energivore

In Umbria gli edifici energivori restano la maggioranza: quasi tre edifici su quattro si collocano infatti nelle classi energetiche peggiori. Le fasce E, F e G rappresentano il 72,8% del patrimonio certificato, un valore elevato e solo in leggerissimo miglioramento rispetto a due anni fa, quando la quota era al 77,4%. È quanto evidenziano i dati Siape, il Sistema informativo nazionale sugli attestati di prestazione energetica. Il peso maggiore continua a concentrarsi sulla classe G, che da sola raggiunge il 37,5%, seguita dal 21,9% di immobili in classe F e dal 13,4% in classe E.

Sono invece 133.658 gli edifici, sia residenziali (118.980) che non immessi nel database. Di questi la metà (66.264) hanno più di 50 anni. In altre parole, la fragilità energetica è prima di tutto una questione anagrafica. Le classi migliori, al contrario, restano una nicchia: appena il 3,4% degli immobili umbri raggiunge la A4, l’1,5% la A3, il 2,2% la A2 e il 2,9% la A1. Numeri chiari, che collocano la sfida dell’efficienza dentro una lunga rincorsa ancora da completare.

Eppure, nonostante questa eredità pesante, il 2024 è stato per l’Umbria un anno di investimenti trainati dalle detrazioni nazionali. I dati snocciolati dal rapporto sulle detrazioni fiscali dell’Enea raccontano una regione che ha deciso di intervenire, a volte in modo chirurgico, altre in modo strutturale, sul proprio patrimonio edilizio. L’Ecobonus ha generato 6.937 interventi, mobilitando oltre 75 milioni di euro e garantendo un risparmio superiore ai 21 GWh l’anno. L’Umbria ha messo mano soprattutto a infissi e impianti di climatizzazione, responsabili quasi da soli di metà del risparmio ottenuto, mentre la coibentazione delle superfici opache ha iniziato a diffondersi con maggiore decisione, ampliando le superfici isolate.

Parallelamente il Bonus Casa ha registrato più di 10.700 interventi, spinto dalla corsa verso le pompe di calore e dalle immancabili caldaie a condensazione. A crescere è stato anche il fotovoltaico domestico: oltre 9 MW installati, pari a una produzione stimata di più di 12 GWh. Una spinta che conferma come la transizione energetica, nelle famiglie umbre, non sia più un tema per iniziati.

Il capitolo più pesante, però, resta quello del Superecobonus. Qui il 2024 ha lasciato in eredità numeri che da soli raccontano la portata della stagione di lavori: 8.700 edifici coinvolti e quasi due miliardi di euro di investimenti ammessi a detrazione. Isolamenti massicci, serramenti nuovi, impianti ibridi, migliaia di impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo installati: un'ondata di interventi che ha letteralmente riscritto la qualità energetica delle case umbre.

L’effetto più vistoso è il salto di classe delle abitazioni unifamiliari, con oltre il 30% che oggi raggiunge la A4. Sul piano nazionale, il rapporto Enea prende forma a partire da più di 1,2 milioni di APE emessi nel 2024 e custoditi nel Siape, sempre più raffinato grazie a controlli semantici avanzati che aumentano coerenza e affidabilità dei dati. Intanto, oltre i confini regionali e nazionali, la cornice europea resta in movimento. L’Italia non ha ancora consegnato a Bruxelles la bozza del Piano nazionale di ristrutturazione previsto dalla direttiva Case Green, che deve arrivare entro il 31 dicembre. Una scadenza che si avvicina mentre l’UE rivede il regolamento Ecodesign, scegliendo una linea più pragmatica che mantiene sul mercato caldaie a condensazione e tradizionali, riconoscendo il ruolo che possono avere, se moderne ed efficienti, nella decarbonizzazione graduale dei consumi.

È una scelta che pesa molto per un Paese che vive di gas naturale: il 70% delle abitazioni lo utilizza, e di 16,6 milioni di case in classe F e G, solo 5,9 milioni potrebbero accogliere una pompa di calore; un numero che, valutando il reddito delle famiglie, scende a 1,76 milioni. La transizione, insomma, è un sentiero, non un salto. Intanto il mercato immobiliare ha già deciso da che parte stare: secondo il nuovo Real Estate Data Hub, le case in classe A e B valgono in media il 44% in più e si vendono prima. La qualità energetica è diventata un valore immediato, tangibile, quasi più convincente di qualunque direttiva.

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