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Il bosco di Corso Vannucci, un'idea per la Perugia che verrà

Claudio Sampaolo

06 Dicembre 2025, 10:06

Il bosco di Corso Vannucci, un'idea per la Perugia che verrà

Corso vannucci

Sere fa, invece di guardare in cielo verso le installazioni di Mimmo Paladino, una volta superata Piazza della Repubblica ci siamo trovati piacevolmente in mezzo ad un bosco urbano, provvisorio, a scadenza, ma pur sempre sintomo di una sensibilità che bisognerebbe avere il coraggio di coltivare. Come? Visto che sono in fase di gestazione le “case della partecipazione”, chi pensa di poter vivacizzare e rendere utili queste entità ancora astratte, cominci a prendere qualche appunto.

Per esempio: proviamo a lasciar perdere le inutili polemiche di questi giorni sugli addobbi d’autore, visto che spariranno dopo la Befana e concentriamoci invece su cosa si può “usare” per riprogrammare la città che verrà. Puntando su piccoli boschi urbani, su nuove piante da mettere a dimora ovunque sia possibile.

E non stiamo parlando di un capriccio da “neorurali” o da vecchi hippie nostalgici, ma di quello che sta succedendo in tutto il mondo, per esempio, a Parigi, dove la sindaca Anne Hidalgo (socialista con l’appoggio della sinistra radicale di Mélenchon), in carica dal 2014 ha previsto per la fine del suo mandato (2026) un piano di rinverdimento urbano che mira a piantare 170.000 alberi, trasformando le aree cementificate in spazi verdi per migliorare la qualità dell'aria, ridurre il caldo (fino a 4 gradi) e aumentare la biodiversità. A New York, invece, il neo sindaco Zorhan Mamdani (anche lui socialista, molto ma molto pendente a sinistra) ha messo sul piatto il piano “Green Schools for a Healthier New York City”, che prevede la ristrutturazione di 500 scuole pubbliche con pannelli solari, pompe di calore, cortili depavimentati e spazi verdi. D’accordo, parliamo di due delle città più importanti del mondo occidentale, con bilanci di decine di miliardi di euro/dollari, ma pur con tutti i distinguo si può provare una cosa del genere, in scala, anche a Perugia, considerando, purtroppo, che David Grohmann ha a disposizione, solo per la manutenzione del verde, un misero milione? Verrebbe da rispondere no. Seccamente. E intanto ringraziare Grohmann per aver evitato l’ecatombe di decine di piante lungo il tracciato del Metrobus.

Tornando alle “case della partecipazione”, ci piacerebbe che al primo punto ci fosse la forza di sognare, di volare alto, guardando a cosa si sono inventati in realtà più piccole (pensiamo al ponte tibetano di Sellano) immaginando la creazione di boschi urbani, ancorché di ridotte dimensioni. E un insegnamento può venire leggendo e ascoltando Stefano Mancuso, un botanico, pioniere della neurobiologia vegetale, che studia l'intelligenza e la sensibilità delle piante. Mancuso ha tenuto una lezione magistrale al “Sanfra”, lo scorso settembre, registrando un significativo sold out, spiegando, sostanzialmente, che le piante sono le uniche in grado di catturare anidride carbonica dall'aria attraverso la fotosintesi, per trasformarla in sostanza organica e ossigeno, che portarle in città non riguarda solo il decoro, ma anche la nostra salute. Dove trovare i finanziamenti? Parlando anche di salute e non solo di verde, per esempio. E chissà se Alessandra Sartore, abile cercatrice di fondi nelle pieghe del bilancio o qualche privato lungimirante, non riescano a dare il via ad un progetto che sarebbe davvero rivoluzionario.

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