Attualità
“I libri di storia sui quali abbiamo studiato raccontavano tutti di guerre e di violenze, scritti sempre dai vincitori. Questo di Flavio Lotti parla di pace, di un tema universale, diverso e alternativo da tutti gli altri, perché la pace riguarda l’umanità e se dimentichiamo questo insegnamento a soffrire saranno sempre i poverti e i bisognosi, principali vittime dei conflitti. Dobbiamo far sì che questa marcia oltre ai passi muova anche il cuore”.
Ecco, lapidario ed essenziale come sempre, don Ivan Maffeis, arcivescovo di Perugia, a metà di un intenso pomeriggio di riflessioni e proposte, mette un sigillo d’autore sul tema che si stava affrontando: commentare le 176 pagine e le oltre duecento foto del libro di Flavio Lotti, Quando la Pace si fa storia, che ripercorre, una per una, le 28 edizioni, dalla prima guidata da Aldo Capitini all’ultima, gigantesca, con le 200 mila persone snodate tra Perugia ed Assisi.

Don Ivan “regala” anche un consiglio a Lotti per la Marcia del 2027: “Che la lampada della Pace di San Francesco stavolta sia consegnata a una donna, a suor Margareth Searson, che ha accolto, con parole bellissime, di pace e di speranza, Papa Leone in visita in Turchia in una struttura dove le suore si dedicano alla cura di anziani, affetti da patologie, disabili o abbandonati, di diverse nazionalità e religioni”.
Lotti ha preso nota, di questo come dei tanti interventi, moderati da Helena Susta, Myriam Barba e Thomas Guzzo, che ha definito “i miei giovani costruttori di pace”.
Il dato: Prima di affrontare la presentazione del libro, Flavio Lotti ha voluto parlare di numeri, di entrate e di spese: "Non lo abbiamo mai fatto, ma ora penso sia utile far sapere pubblicamente che l’ultima marcia è costata 301.442 euro e abbiamo portato il bilancio in pareggio. Un grande risultato, considerando che quando abbiamo iniziato ad organizzarla, nel luglio 2024, in cassa non c’era un euro. Le maggiori spese le abbiamo sostenute per il personale che ha lavorato duramente per 15 mesi, senza conoscere feste o orari (136 mila euro) e per servizi e allestimenti (45 mila). Dobbiamo dunque ringraziare gli oltre 200 comuni italiani che hanno donato in tutto 108 mila euro, considerando che avevano un tetto massimo di 600 euro ciascuno, poi Regione (30 mila), Provincia (20), Comune di Perugia (10), sponsor sostenitori (62) e singoli sottoscrittori (54). La speranza è che questa Marcia diventi un patrimonio della Regione per poter camminare con le proprie gambe superando ogni difficoltà economica".
Ha cominciato Beppe Tognon, presidente della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi, che è volato altissimo con una “lectio magistralis” sul pacifismo, da Capogrossi a Gandhi e Capitini, da Alex Langer a Zanotelli, fino a De Gasperi (“pace significa decidere di non voler rimanere soli”; “alle parole giustizia e libertà bisogna aggiungerne una terza, pace”).
Il direttore del Corriere dell’Umbria e del Gruppo Corriere Sergio Casagrande, ha sorpreso tutti con un incipit inatteso: “Io sono un pacifista nonostante abbia fatto il servizio militare come ufficiale di complemento... Ma so bene che l’articolo 11 della nostra Costituzione è molto chiaro: l’Italia ripudia la guerra. Per questo ritengo che la Marcia Perugia-Assisi e questo libro che la racconta facciano parte della storia italiana e mondiale e dovrebbero entrare di diritto nella identità regionale. Ma ricordiamoci che la cultura della pace va costruita preventivamente, non dopo le guerre. È difficile da insegnare, ci si deve arrivare da soli, col ragionamento, riflettendo sul momento storico che stiamo vivendo, con più di 50 conflitti e centinaia di focolai di tensione aperti in tutto il mondo, che hanno conseguenze dirette sulla nostra vita”.

Francesco Zito, prefetto di Perugia, ha invocato una pace “che parta dal basso”, definendo la Marcia “un cammino verso il futuro” e ricordando la figura di Danilo Dolci (attivista della nonviolenza, soprannominato il Ghandi italiano).
Massimiliano Presciutti, presidente della Provincia di Perugia, ha sollecitato “un intervento istituzionale per preservare, tutelare e mettere in sicurezza la Marcia”, mentre Elena Ranfa e Lucia Maddoli (presidente del consiglio comunale e consigliera delegata per i temi della pace) hanno ricordato il loro impegno degli anni passati proprio nel team di Flavio Lotti, ribadendo l’appoggio totale della Giunta Ferdinandi.
Hanno chiuso gli interventi Fabiana Cruciani, coordinatrice Rete nazionale delle Scuole di pace (“la scuola ha questa missione nel suo dna, ma c’è bisogno di idee coraggiose”), Giuseppina Gianfranceschi, del coordinamento per la Pace Alta Valle del Tevere (“siamo sempre in cammino e non ci fermeremo”) e Beppe Giulietti, di Articolo 21, che ha definito il libro “un trattato di futurologia, con tracce da seguire non sempre facili. Di sicuro la Marcia è stata sempre dalla parte delle vittime, anche nel caso della ex Jugoslavia. E spero che prima o poi l’Unesco la riconosca come patrimonio immateriale dell’umanità”.
Lotti ha colto al volo l’assist di Giulietti per confermare che “quello è uno dei nostri obiettivi, oltre a dare vita al Sentiero della Pace, per far sì che la Marcia duri 365 giorni all’anno. Infine, nel 2026 partiremo con il giro d’Italia della Pace, portando con noi in tutte le città la lampada di San Francesco. Ho già parlato col sindaco Manfredi ed avremo il pieno appoggio dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani che presiede”.
Applausi. Sipario. Ah! Eravamo dentro la sala San Francesco del palazzo arcivescovile. Certamente non a caso.
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