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Via al piano regionale per rilanciare botteghe e negozi di prossimità

Nel Documento di economia e finanza Palazzo Donini annuncia la revisione del testo unico sul commercio a partire dal prossimo anno: 10.310 esercizi coinvolti

Alessandro Antonini

05 Dicembre 2025, 08:49

Via al piano regionale per rilanciare botteghe e negozi di prossimità

Nel prossimo triennio la Regione modificherà il piano del commercio. Con un obiettivo su tutti: valorizzare i piccoli negozi di prossimità nei centri storici del Cuore verde. E’ riportato nel Defr, Documento di economia e finanzia regionale, presentato mercoledì in commissione a Palazzo Cesaroni. “La Regione, riconoscendo nel commercio di prossimità e nei centri storici vivi due pilastri per la coesione territoriale e la qualità della vita, intende promuovere un nuovo modello di sviluppo del settore commerciale fondato su sostenibilità, innovazione e integrazione territoriale”, è scritto nel documento. Si parte subito, tra meno di un mese.

“Il 2026 sarà caratterizzato dall’avvio di un percorso strutturato di revisione e aggiornamento del Testo unico sul commercio, con l’obiettivo di adeguare l’impianto normativo alle mutate condizioni economiche, sociali e demografiche, nonché alle nuove sfide del settore”, è l’indicazione.

Si evidenzia “la persistente condizione di sofferenza del comparto commerciale, riconducibile a molteplici fattori: l’evoluzione demografica, la trasformazione delle abitudini di consumo e la crescente diffusione di modelli distributivi orientati al contenimento dei costi”. L’Umbria è tra nle regioni col più alto tasso di centri commerciale per metro quadro. Queste dinamiche, “pur rispondendo a esigenze di sostenibilità economica da parte delle comunità locali, hanno contribuito al depotenziamento del commercio di prossimità, con ricadute negative sulla vitalità economica e sociale dei territori”.

Ergo è “prioritario definire un quadro di intervento volto a: contrastare i processi di desertificazione commerciale; promuovere la riqualificazione degli ambiti urbani; incentivare l’aggregazione tra operatori e filiere; rafforzare l’integrazione tra commercio, turismo, produzioni tipiche e servizi territoriali”. Come? Istituendo formalmente i Distretti del Commercio, come “strumenti di governance territoriale per valorizzazione delle economie locali”. Altro progetto la tutela e promozione delle botteghe storiche e artigiane: il nuovo quadro normativo prevede quindi l’istituzione dell’Albo Regionale delle Botteghe Storiche e Artigiane dell’Umbria, la creazione del Marchio Regionale Bottega Storica e Artigiana dell’Umbria.

Prosegue l’attuazione dell’avviso Rinnova per la riqualificazione delle imprese commerciali, in particolare quelle ubicate nei centri storici, incentrate su attività legate alle tradizioni regionali. Grande partecipazione: nel 2025 sono state assegnate ulteriori risorse pari a circa 650.000 euro, che consentiranno nel 2026 di istruire e liquidare i progetti ammessi a finanziamento.

La fotografia

L’istantanea dell’attività commerciale regionale è offerta dall’Agenzia Umbria ricerche. “La rete di vendita al dettaglio in sede fissa con attività commerciale prevalente conta 10.310 esercizi al 31 dicembre 2024, dei quali il 73,4% localizzati nella provincia di Perugia”, riferisce L’Aur. La grande maggioranza (85,4%) è costituita da punti vendita specializzati in una singola categoria merceologica. Oltre il 22% degli esercizi offre (esclusivamente o in prevalenza) prodotti alimentari; seguono i negozi di abbigliamento e calzature (17,8%) e quelli dedicati ai beni per la casa – mobilio, illuminazione, ferramenta, tessili – che rappresentano l’11,3%.

In 15 anni - evidenziano i ricercatori Aur Elisabetta Tondini e Mauro Casavecchia - la rete commerciale al dettaglio dell’Umbria si è ridotta del 15,9% – quasi 2.000 esercizi in meno – con un ridimensionamento particolarmente marcato nella provincia di Terni. La flessione registrata in Umbria è stata più intensa rispetto a quella nazionale (-13,4%) e analoga a quella di Toscana, Basilicata, Liguria e Valle d’Aosta. L’Umbria si caratterizza per “un calo degli esercizi non specializzati con prevalenza alimentare più che doppio rispetto a quello italiano”. Di contro c’è un significativo “aumento della penetrazione della grande distribuzione e del discount”.

Le desertificazione commerciale dei piccoli centri “non comporta solo una perdita di servizi, ma indebolisce il capitale sociale e la vita comunitaria, poiché i negozi di prossimità svolgono anche funzioni relazionali molto importanti. La loro chiusura contribuisce al degrado dei centri storici, generando locali sfitti, una minore frequentazione degli spazi pubblici e una minore attrattività per nuovi investimenti, erodendo così l’identità urbana”, evidenziano Tondini e Casavecchia.

Sul piano economico, la riduzione dei punti vendita determina “un progressivo indebolimento dell’imprenditoria diffusa e favorisce la concentrazione dell’offerta nelle mani di un numero sempre più ristretto di operatori, spesso di dimensione medio-grande. Questo processo riduce le ricadute positive sulla filiera locale, limita la capacità dei territori di generare valore aggiunto endogeno e produce una perdita significativa di opportunità occupazionali”. La Regione col nuovo piano sul commercio proverà a invertire la rotta.

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