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Orvieto

Flash mob di fronte al duomo: riuscita la protesta dei lavoratori del'Opera per il rinnovo del contratto e l'adeguamento degli stipendi

04 Dicembre 2025, 11:28

Flash mob di fronte al duomo: riuscita la protesta dei lavoratori del'’Opera per il rinnovo del contratto e l'adeguamento degli stipendi

I lavoratori dell’Opera del duomo

Dopo due anni di trattativa gli enti aderenti a fabbricerie, responsabili dei monumenti che voi visitate, non sono disponibili a riconoscere ai loro lavoratori e alle loro lavoratrici un aumento degli stipendi adeguato all’alta inflazione registrata in questi anni. Tutto è aumentato. Gli affitti, i beni alimentari, le bollette e i ricavi delle fabbricerie. Solo i nostri stipendi non possono aumentare? Mentre noi continuiamo a prenderci cura dei monumenti e a tenerli aperti, gli enti chiudono la trattativa. Riaprite la trattativa e dateci presto un giusto contratto”. Questo il testo dei volantini distribuiti dai lavoratori dell’Opera del duomo di Orvieto, durante il flash mob tenutosi ieri mattina ai piedi della cattedrale.


Prosegue così la mobilitazione per sottolineare l’urgenza della riapertura del negoziato per il rinnovo del contratto di lavoro delle fabbricerie e il conseguente adeguamento degli stipendi. A quasi due anni dalla scadenza del contratto nazionale di lavoro 2021-2023, erano seguiti lunghi mesi di trattativa. La procedura di conciliazione si era conclusa con il mancato accordo a causa dell’indisponibilità dell’associazione datoriale a compiere i necessari passi avanti. Nessun commento ufficiale su questa o altre questioni, come l’interrogazione depositata dalla deputata Emma Pavanelli (M5s) rispetto alla chiusura del Museo, prolungata da oltre un anno, da parte del presidente dell’Opera, Andrea Taddei.


A parlare nuovamente, invece, è il segretario generale della Fp Cgil Terni, Andrea Pitoni. “Dopo la proposta dell’aumento del 5,2%, a cui si è aggiunta l’ulteriore proposta di un rilancio dell’1,2% da parte dei rappresentanti dei datori di lavoro delle Opere – torna a dire – riteniamo insufficiente tale proposta per procedere alla sottoscrizione del contratto nazionale”. “L’Associazione nazionale delle fabbricerie – aggiunge – deve tornare al tavolo con una proposta economica rispondente alle aspettative di chi, ogni giorno, garantisce l’accesso e la tutela di opere che rappresentano un patrimonio dell’umanità”. “La proposta di incremento del 6,4% – argomenta Pitoni – non è sufficiente: non tutela il potere d’acquisto eroso dall’inflazione e non risponde alle richieste contenute nella piattaforma unitaria, sostenute in tutte le assemblee svolte a ottobre”. “Questo contratto – conclude il segretario ternano della Fp Cgil – deve recuperare anche parte dello scostamento che si è registrato nel triennio precedente, come previsto dalla clausola contrattuale. Basta con risposte elusive e insufficienti: servono aumenti tabellari adeguati per tutelare realmente i salari e dare risposte concrete a chi lavora ogni giorno nelle fabbricerie”. La mobilitazione continua.

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